Roma - I Carabinieri dei Nuclei Investigativi di Bologna, Reggio Emilia e Modena, con il supporto di quelli del Comando Provinciale di Crotone, in quelle province e sull'intero territorio nazionale, stanno dando esecuzione a un'ordinanza applicativa di misure cautelari, emessa dal GIP di Bologna, su richiesta della locale DDA (Direzione Distrettuale Antimafia), a carico di 13 persone (7 destinatari di custodie cautelari in carcere e 6 agli arresti domiciliari), tutti ritenuti contigui alle cosche cosca Arena e Nicoscia di Isola Capo Rizzuto ed accusati di avere, in concorso tra loro e nel contesto di un medesimo disegno criminoso, illecitamente e fittiziamente intestato a prestanome, società, beni mobili ed immobili, con il reinvestimento di capitali di illecita provenienza. L'operazione, che include anche il sequestro di beni per un valore stimato di circa 13 milioni di euro e l'esecuzione di 30 perquisizioni locali, vede impiegati circa 250 militari, con l'ausilio di unità cinofile ed elicotteri. I dettagli saranno illustrati in una conferenza stampa che si terrà alla Procura della Repubblica di Bologna.
L’operazione costituisce l’esito di due filoni di indagine svolte dai Carabinieri di Reggio Emilia (cd. Operazione “Zarina”) e Bologna (cd. Operazione “Aurora”), condotte da giugno 2010 ad ottobre 2011 e da novembre 2011 ad ottobre 2012, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia in un unico filone investigativo. A Reggio Emilia l’indagine traeva origine, nel mese di giugno 2010, da una segnalazione della locale Camera di Commercio e da un controllo dei carabinieri finalizzato a chiarire l’attività posta in essere da una società calabrese con sede operativa in Gualtieri (RE) e sede legale ad Isola di Capo Rizzuto (KR), la “Autotrasporti Emiliana Inerti S.r.l. unipersonale”, il cui amministratore unico era Federico Periti. La successiva attività faceva emergere a monte di questi la figura di Michele Pugliese, elemento di spicco delle cosche ARENA-NICOSCIA. Il boss della ‘ndrangheta, colpito da sequestro di beni nell’ambito di precedente indagine antimafia convenzionalmente denominata “Pandora” (della D.D.A. di Catanzaro e della Squadra Mobile di Crotone del 2009) era riuscito a intestare società ed altri valori a lui riconducibili a prestanome di sua fiducia. Tra questi rileva, tra gli arrestati nell’operazione odierna, Caterina Tipaldi, legata sentimentalmente al Michele Pugliese, che i carabinieri di Reggio Emilia chiamavano da subito “zarina” per l’ascendente che aveva sugli altri indagati, dando il nome a quella parte di indagine. A Bologna le attività vennero avviate, nel novembre 2011, dalla Compagnia di San Giovanni in Persiceto (BO), a seguito dell’incendio di alcuni escavatori presso una cava della società “Lame 91”, con sede a Castel Maggiore (BO) ma con attività di estrazione in Sala Bolognese, presso la quale risultavano effettuare movimento terra alcune ditte calabresi, tra le quali la GA.MA. TRASPORTI F.lli TIPALDI di Isola Capo Rizzuto ed altre sempre del crotonese. Le indagini, proseguite dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Bologna, si sono poi concentrate in particolar modo sulla famiglia Tipaldi, originaria appunto di Isola Capo Rizzuto ma da anni presente in Emilia Romagna ed in particolare in San Giovanni in Persiceto e Sant’Agata Bolognese, legata alle cosche ARENA-NISCOSCIA.
Le indagini hanno esaminato la condizione patrimoniale degli indagati, le attività economiche, la riconducibilità ad essi di tali attività, le relazioni e i rapporti intercorrenti tra gli stessi e con associazioni criminali di tipo mafioso operanti in Calabria; da questi accertamenti sono emersi i rapporti tra Salvatore Mario Tipaldi, fratello di Pasquale Tipaldi (assassinato alla vigilia di Natale del 2005), e la famiglia Pugliese, sempre di Isola di Capo Rizzuto, con particolare riferimento al citato Michele Pugliese, legato alle cosche ARENA e NISCOSCIA. Dalle investigazioni di Bologna e Reggio Emilia emergeva che Caterina Tipaldi si era trovata a fronteggiare una situazione di grave crisi debitoria, nella gestione delle aziende tra le province di Bologna e Reggio Emilia a lei fittiziamente intestate dall’allora convivente Pugliese Michele. Gli investigatori hanno ricostruito una rete di attività imprenditoriali, tanto in Emilia Romagna quanto in Calabria, strettamente connesse tra loro che, pur formalmente intestate a prestanome, venivano mosse da un’unica volontà criminale/imprenditoriale. Gli accertamenti patrimoniali condotti dal Nucleo Investigativo di Bologna hanno consentito altresì di evidenziare la sproporzione tra i redditi dichiarati e le effettive disponibilità economiche di Michele Pugliese e dei suoi prestanome, che ha portato all’emissione del decreto di sequestro preventivo di aziende, alberghi, trattori e rimorchi, autovetture, unità immobiliari (tra cui 2 alberghi) in isola Capo Rizzuto, Viadana (MN), Sant’Agata Bolognese (BO) e Gualtieri (RE), nonché di tutti i rapporti con saldo attivo intrattenuti con istituti di credito o finanziari sul territorio nazionale. La stima dei beni sequestrati è valutabile in 13 milioni di euro. Michele Pugliese, benché sottoposto a misure restrittive della libertà personale, avrebbe reinvestito i capitali illeciti derivanti dalla contiguità con le cosche ARENA – NICOSCIA, trasferendo di fatto le attività della società PUGLIESE TRASPORTI nelle società intestate ai prestanome: GLOBAL D&G, GMP AUTOTRASPORTI, AURORA AUTOTRASPORTI, VI.TO. TRASPORTI, S.G. TRASPORTI e MUTO TRASPORTI. Anche la società NORD PETROLI, acquistata da Tipaldi Caterina nel giugno 2011, sarebbe stata parte di questo sistema e dopo appena tre mesi era passata, alla madre di quest’ultimo, Carmela Faustini. Pugliese, nonostante la limitazione ai suoi movimenti conseguenti alla detenzione ed agli arresti domiciliari, avrebbe quindi coordinato, pur non figurando, questa articolata serie di attività lecite in Emilia Romagna, impiegando poi gli utili derivanti in ulteriori investimenti in Isola Capo Rizzuto, dove si trovano, ad esempio, le due strutture alberghiere oggetto dei provvedimenti di sequestro.
Gli Arrestati
Michele Pugliese, alias “Michele la Papera”; Mirko Pugliese; Giuseppe Ranieri detto Pino, alias “Zomba”; Vito Muto; Diego Tarantino; Federico Periti; Mery Pugliese.
Arresti domiciliari
Caterina Tipaldi; Carmela Faustini; Vittoria Pugliese; Doriana Pugliese; Anna La Face; Salvatore Mungo.
BENI SEQUESTRATI E VALORE
PUGLIESE Michele, 3 unità immobiliari (Isola di Capo Rizzuto), 1.500.000
PUGLIESE Mirko, 4 autovetture, 60.000
Ranieri Giuseppe, impresa GLOBAL D & G SRL (anche 4 mezzi) – GMP Autotrasporti Srl (15 mezzi), 3.000.000
FAUSTINI Carmela, HOTEL SALA VERDE, impresa NORD Petroli (con 4 unità immobiliari in prov. RE), impresa AURORA Autotrasporti Srl, 4.500.000
PUGLIESE (Doriana, Mery e Vittoria), HOTEL FLY Srl, 2.500.000
PUGLIESE Vittoria, 2 unità immobiliari (Mantova), 300.000
TIPALDI Caterina, 2 unità immobiliari (s. Agata Bolognese), 300.000
TARANTINO Diego, imprese VI.TO Trasporti Srl – MUTO Trasporti – S.G. Trasporti, 150.000
Ed altri beni
TOTALE EURO circa 13 milioni cui vanno aggiunti i valori dei conti bancari intestati si destinatari delle misure.
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