Roma - È fissata per martedì, davanti al gip di Roma, l'udienza preliminare del procedimento che vede imputati 8 medici dell'ospedale Bambino Gesù della capitale, accusati di omicidio colposo per la morte di un bimbo calabrese di due anni a cui sarebbe stato impiantato un pacemaker al contrario. Della vicenda scrive oggi il quotidiano la Repubblica. Il piccolo, nato con una patologia cardiaca, viene sottoposto nel 2016 ad una operazione in Sicilia, a Taormina, presso il centro cardiologico pediatrico Mediterraneo dell'ospedale Bambino Gesù. Secondo l'accusa i tre medici che lo operano gli impiantano il pacemaker al contrario, rivolto verso il basso. Un errore che gli provoca una sorta di cappio all'arteria che, nella crescita, causa una insufficienza cardiocircolatoria.
"La presenza di qualcosa di strano, prosegue l'avvocato Naccari, si era già palesata nell'aprile 2018 ma i medici negligentemente non l'hanno presa in debita considerazione poi cosa ancor più grave hanno ritardato nell'eseguire la Tac, prescritta settembre ed eseguita a novembre e infine hanno rinviato immotivatamente l'intervento chirurgico che avrebbe salvato la vita al paziente. In sostanza, afferma la parte offesa, la cattiva esecuzione dell'impianto ha creato un cappio attorno al cuoricino del bambino, "più cresceva e più stringeva". Ad aprile "ci sono stati i primi evidenti segnali, a settembre è stata accertata l'anomalia, a novembre con la Tac si è avuta la certezza, l'intervento doveva avvenire nell'immediatezza e invece è stato rinviato più volte" e il piccolo è rientrato in Calabria. Il 31 dicembre 2018 il bambino si è sentito male ed è stato portato all'ospedale di Polistena. Poi la corsa con un aereo militare verso il Bambin Gesù di Roma. Il piccolo "è deceduto alle 5.40 della notte tra l'ultimo e il primo dell'anno per un arresto cardiaco dovuto al cappio. E' stato tenuto in vita artificialmente ed operato. La sera del 3 gennaio è stata comunicata ai genitori la sua morte".
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