Lamezia Terme, 30 giugno - Sono durate parecchi anni, più precisamente dal 2007, le indagini condotte dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Catanzaro che si sono concluse con l'operazione odierna. In particolare si è scoperta una fitta trama di frodi al bilancio dell'Unione europea e della Regione Calabria che ha portato al sequestro di un intero gruppo aziendale operante nel settore manifatturiero e turistico-alberghiero.
Le società coinvolte e i fondi richiesti
L'attività, scaturita da diverse verifiche fiscali, è sfociata in un'indagine - coordinata dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme e dal sostituto procuratore Maffia, dalla quale è emerso che tre società, ovvero la "Cofain S.r.l.", "Temesa hotel & resort S.r.l." e "Inveco S.r.l.", tutte riconducibili alla figura di un solo imprenditore lametino, avevano ottenuto, in maniera fraudolenta, contributi pubblici europei e regionali. Le indagini si sono caratterizzate per particolare complessità per via di un ingegnoso meccanismo fraudolento e per le molteplici relazioni intrattenute tra l'imprenditore ed aziende residenti nel nord-Italia e in Paesi a fiscalità privilegiata, Paesi Bassi e Lussemburgo, richiedendo l'esecuzione di riscontri in loco, a mezzo di rogatoria.
In particolare, i finanziamenti richiesti appartengono a diverse tipologie di pubbliche contribuzioni (legge 488/92 e P.o.r. Calabria), ottenute al fine di realizzare sulle aziende "Cofain s.r.l." di Falerna (Cz) e "Inveco S.r.l.", con sede legale in Roma e unità operativa in San Ferdinando (Rc), rispettivamente due impianti fotovoltaici, e alla costruzione di un imponente albergo a Nocera Torinese marina. Complessivamente, i tre investimenti progettati ammontano a 18.695.561 euro di cui 7.020.126,55 percepiti in maniera indebita.
La tecnica della frode
La metodologia truffaldina adottata si basava su un sofisticato meccanismo di frode, ideato ed eseguito dai responsabili delle società beneficiarie dei contributi, basato sullapPredisposizione di numerosa documentazione ideologicamente falsa, tramite l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti tra imprese del gruppo, a cui si accompagnavano fittizie movimentazioni bancarie, con lo scopo di dimostrare agli enti erogatori la sussistenza di elevati costi di realizzazione delle opere; distrazione dei fondi pubblici ottenuti per dimostrare il rispetto dei requisiti patrimoniali. In particolare, veniva accertato che l' apporto dei "mezzi propri", requisito necessario per ottenere finanziamenti pubblici, era solamente fittizio in quanto, attraverso transazioni commerciali e movimentazioni bancarie infra-gruppo, le quali erano solo apparentemente regolari, ma che in realtà consistevano compensazioni di partite finanziarie.
Il sistema si basava sull'appoggio di un direttore di un istituto bancario lametino
I fondi ottenuti per la realizzazione delle opere sovvenzionate, venivano fatte confluire in modo fraudolento sui conti correnti personali e illecitamente utilizzate per dimostrare una propria disponibilità patrimoniale fittizia, strumentale all'ottenimento di ulteriori altri contributi. Queste operazioni bancarie erano eseguite grazie alla compiacenza di un direttore di un istituto bancario lametino, anch'egli indagato per concorso in truffa. Inoltre, si è scoperto come il "gruppo" avesse prodotto falsi certificati che attestassero l'avanzamento dei lavori mentre esisteva, inoltre, l'esportazione all'estero dei capitali ottenuti illecitamente. Per la realizzazione degli impianti fotovoltaici e per la fornitura di arredi e attrezzature dell'albergo, infatti, l'imprenditore si era rivolto a due imprese olandesi, rivelatesi in realtà cartiere, che, interponendosi ai reali prestatori di servizi, fatturavano alle sue aziende maggiorando artificiosamente gli importi e permettendo così di trasferire verso l'estero ingenti somme di denaro.
I provvedimenti a carico
A conclusione delle indagini, sono state complessivamente segnalate all'autorità giudiziaria 13 persone fisiche, responsabili, a vario titolo, dei reati di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falso ideologico, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, malversazione e bancarotta fraudolenta. Sono state segnalate, inoltre, 3 società per responsabilità amministrativa derivante dai reati dei propri amministratori, ai sensi della legge 231/2001. La rilevanza degli elementi probatori raccolti dal nucleo di polizia tributaria di Catanzaro ha consentito alla Procura della Repubblica di Lamezia Terme di richiedere ed ottenere dal competente G.i.p. Carlo Fontanazza, l'emissione delle misure cautelari personali degli arresti domiciliari nei confronti dell'imprenditore Luigino Maria Mazzei e dell'obbligo di dimora nel comune di residenza per Alessandro Cristaudo, rappresentante pro-tempore nonché socio di una società.
I sequestri e le cifre dell'operazione
Con l'operazione odierna si è inoltre disposto il sequestro preventivo delle tre aziende il cui valore complessivo è di circa 30 milioni di euro, nonché il sequestro per "equivalente" nei confronti dell'imprenditore fino alla cifra di 284.159,37 euro, per l'utilizzo delle fatture in operazioni inesistenti. In ultimo, l'intera attività svolta ha richiesto 15 verifiche fiscali giungendo alla constatazione di più di 11 milioni di euro di costi indeducibili, di circa 2 milioni di euro di ricavi non dichiarati, di ulteriori 2 milioni di euro di Iva dovuta nonché l'individuazione di 31 lavoratori in nero.
Red/Lam
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA