La Complessità nella Scuola di Alta Formazione Francesco Fiorentino di Lamezia Terme

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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pino_gulla_865eb_a280e_8b2cb_708ae_7bd60.jpgQuando ho ricevuto la notizia della XIII edizione del Festival della Complessità ho ripensato ai 18 anni della Scuola Estiva Francesco Fiorentino di Lamezia Terme, fondata dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, diretto da Gerardo Marotta, con il patrocinio dell’Amministrazione comunale e in collaborazione con il Liceo classico della Città. Il primo seminario, dal 12 al 15 settembre del 1997, venne tenuto dal prof. Giuseppe Gembillo, coordinatore delle attività dell’Istituto per l’Italia meridionale       , sulla Filosofia greca nel Novecento. Il primo di una lunga serie.  Furono 5 giorni di lezioni importanti durante le quali lo studioso evidenziò la tendenza di alcuni filosofi del secolo scorso, Popper, Husserl, Schrödinger, Heisenberg a confrontarsi con la nascita della filosofica greca. Mentre scrivo, ho davanti l’articolo apparso su Calabria Letteraria nel gennaio del ’98 e, soprattutto, il libro pubblicato qualche anno dopo, nel 2001, da Giuseppe Gembillo, già professore ordinario di Storia e Filosofia della Complessità del Centro Studi Internazionale <<Edgar Morin>> dell’Università Peloritana. Il titolo in copertina: La Filosofia Greca nel Novecento. Popper, Husserl, Schrödinger, Heisenberg. Percorsi didattici. Armando Siciliano Editore. La prima pagina: INTERAZIONI. Collana di studi di Filosofia, Storia e Scienza della Complessità, diretta da Giuseppe Gembillo. Appunto, Percorsi didattici. Un cammino iniziato allora attraverso il confronto dei quattro pensatori del secolo scorso con la filosofia classica.

 Così il docente messinese nella introduzione: “Ho scelto di impostare questa specie di confronto tra dei pensatori contemporanei che leggono dei filosofi classici, in maniera interdisciplinare, per fornire un esempio di una possibile comunicazione tra i saperi. (…) Proclamano l’opportunità di un ritorno ai Greci, (…) all’origine, al metodo e al senso del filosofare. Tra gli obiettivi importanti: “Ripensare il rapporto, anzi il nesso indissolubile tra la filosofia e le scienze particolari alla luce dei più recenti sviluppi della fisica contemporanea”. Sono presenti in nuce quelli che saranno le tematiche portanti dei futuri seminari della Scuola lametina, come, a mo’ d’esempio, La metafora del circolo nel pensiero del Novecento, dal 17 al 21 settembre del 2001; La Filosofia e gli altri saperi nello stesso mese del 2006. Ed ecco il metodo e il senso del filosofare a pagina 16: “Ripercorrere il loro pensiero [di Popper, Husserl, Schrödinger, Heisenberg) equivale, a mio avviso, a seguire una via storico-teoretica estremamente efficace anche sul piano didattico”. Il cammino a ritroso consentirà di ritrovare il senso smarrito e i valori persi.  Nel primo capitolo dedicato a Popper, la nascita della Filosofia in Grecia, ovvero la tradizione del pensiero critico: nel secondo, con Husserl, il legame originario tra filosofia e scienze; quindi con Galileo la crisi delle stesse a causa della rottura di tale nesso; Schrö­­­­­­­­­­­­­­­­­­dinger ne individua il motivo fin dalla nascita della filosofia; poi Heisenberg e il confronto tra la sua filosofia della fisica e il pensiero antico da Talete ad Aristotele. Il filosofo di Messina aveva già scritto Werner Heisenberg. La Filosofia di un fisico, edito da Giannini nel 1987. In premessa: “Un’indagine (…) su eventuali relazioni e connessioni tra fisica e filosofia”. Nei quattro capitoli emerge l’attenzione verso la Filosofia e il ripensamento speculativo delle teorie scientifiche: “La fisica moderna non può essere compresa senza filosofia”.

Altra pubblicazione importante di Giuscueppe Gembillo, Neostoricismo Complesso, Edizioni Scientifiche Italiane, 1999, ricordato in nota da Giuseppe Giordano, professore ordinario di Storia della Filosofia presso l’Università Peloritana, nel saggio La scienza complessa come via per il pensiero eco-etico. In Neostoricismo complesso vengono presentati da Gembillo due scienziati, Ilya Prigogine, Nobel per la chimica nel 1977 e Isabelle Stengers sua collaboratrice, protagonisti di un percorso che li ha condotti verso La Nuova Alleanza, come il titolo del loro libro pubblicato da Einaudi nel 1993, tra uomo e natura e tra scienza e storia.  Sono arrivati ad un punto d’incontro tra scientificità e storicità, convergenza mediata dal concetto di tempo: “Ogni essere complesso è costituto da una pluralità di tempi, ognuno dei quali è legato agli altri con articolazioni sottili e multiple”. Ecco il punto d’incontro tra scientificità, storicità e complessità. Una tendenza nuova, minoritaria 30 anni fa, oggi sempre meno minoritaria. Neostoricismo Complesso significa proprio questo: “L’avvenuta convergenza tra lo storicismo filosofico e l’epistemologia [conoscenza] della complessità e della storicità esplicitamente teorizzata dagli scienziati contemporanei”. Spaesamento del sottoscritto con le certezze in tasca della scienza galileiana, di Newton, dello scientismo, mentre l’uditorio seguiva l’intervento del Professore Giuseppe Gembillo, in particolare la legge universale di Jean-Joseph Fourier sulla propagazione del calore del secondo principio della termodinamica e del passaggio dal concetto newtoniano di forza a quello di energia. La differenza avviene dal corpo più caldo a quello più freddo; la propagazione del calore dipende dalla differenza di temperatura e scompare nell’equilibrio della stessa. Così facendo, l’energia disponibile si trasforma in energia non disponibile. Il movimento è sempre unidirezionale; non si può tornare indietro. Il concetto di causa effetto non vale più, se si inverte il segno del tempo, si passa dall’effetto alla causa. C’è un’altra legge matematizzabile opposta e incompatibile con la legge gravitazionale di Newton. Il cambiamento indotto dal calore cambia perché diviene; il luogo non è indifferente; il mondo in cui stiamo influisce, ci accompagna; questa interazione avviene anche nel tempo che non è più eterno. Prigogine è il fisico che rivaluta il tempo; si deve passare dall’eternità alla storia, nel momento in cui le scienze europee tradizionali erano entrate in crisi e gli scienziati più sensibili cercavano nuovi sensi complessivi.

Nel gennaio del 2006 nasce Complessità, rivista del Centro Studi Internazionale di Filosofia della Complessità <<Edgar Morin>>. Dipartimento di Filosofia dell’Università degli Studi di Messina. L’editoriale del direttore scientifico Giuseppe Gembillo: “Tutti sanno che i fenomeni che ci circondano sono complessi. Eppure la cultura occidentale, da Talete ad Einstein, ha cercato di eliminare questa evidenza. (…) Questo atteggiamento è entrato in crisi in conseguenza delle rivoluzioni scientifiche del Novecento [es. il principio di indeterminazione, il II principio della termodinamica], le quali hanno mostrato che il tempo e la storicità caratterizzano tutti i fenomeni ai vari livelli: le particelle sono entità instabili, in continua e radicale trasformazione; tutti i corpi subiscono un progressivo degrado: il pianeta Terra ha una sua storia, testimoniata dalla "deriva dei continenti"; l’Universo, infine,  “diviene” espandendosi in tutte le direzioni”. A proposito delle parti e del tutto: “La suddivisione in parti singole, fa perdere l’essenza di ogni fenomeno, che, in realtà è strutturato secondo parti che, interagendo tra di loro, creano qualcosa di nuovo (…) che emerge dalla loro interazione. (…) Nessun evento è riducibile ai suoi elementi semplici, (…) la Realtà esterna è, strutturalmente, complessa e storica”.

Il primo saggio sulla rivista, in lingua d’Oltralpe, è di Edgar Morin, il filosofo della Complessità, tradotto da Annamaria Anselmo, oggi professore ordinario di Storia della Filosofia presso l’Università di Messina. Alcuni passi sembrano scritti per la nostra attualità drammatica: “Il progresso come certezza è morto. (…) E soprattutto vediamo oggi l’alleanza di due barbarie: la vecchia barbarie della guerra (…) e la barbarie tecnica, la barbarie astratta del calcolo che ignora l’umano dell’essere umano. (…) Ci è necessario concepire una realtà complessa. (…) E’ necessario che nell’universo c’è un principio di organizzazione, ma anche di disorganizzazione, con il secondo principio della termodinamica [Il passaggio di calore da un corpo caldo a un corpo freddo è irreversibile]. (…) E’ necessario comprendere che l’universo è complesso”. Morin sostiene che il progresso “dipende anche ormai dalla coscienza umana”. E indica 4 riforme: dell’organizzazione sociale, dell’educazione, della vita e la riforma etica. Tematiche che saranno svolte nei seminari successivi della Scuola di Alta Formazione Francesco Fiorentino di Lamezia Terme: Economia, Etica, Ecologia nel 2007; Complessità e Formazione il 2008; Decime per il rinnovamento della Formazione nel 2009; Dalla politica ideologica alla politica complessa nel 2013.

 Nello stesso numero della rivista Giuseppe Gembillo inizia il suo saggio, La complessità e le sue logiche, citando la Prefazione della Fenomenologia dello Spirito di Hegel per far sì che il noto diventi conosciuto. Come è successo altre volte sono riuscito a trovare il testo di 50 anni fa del filosofo di Stoccarda edito da La Nuova Italia: “Il noto in genere, appunto perché noto, non è conosciuto” (p. 25). Compito del filosofo è che diventi conosciuto, non solamente noto; da sempre nota la complessità del reale; bisogna, però, essere in grado di riconoscerla. E’ successo che, riducendo il complesso al semplice, i principi sono stati considerati eterni, immodificabili, dommatici: “La ragione che aveva superato il mito si è lasciata sopraffare dal mito di se stessa”. Si va oltre la logica formale aristotelica e quella matematica di Cartesio. La reazione al riduzionismo razionalizzato si è avuta con Vico ed Hegel, filosofi, e Fourier e Darwin, scienziati. Grazie a loro si riesce a riconoscere a livello teoretico la complessità del reale. Gembillo supera il monismo [riduzione della pluralità degli esseri ad unico principio] andando oltre il riduzionismo semplificante, passando dall’universo al pluriverso complesso che chiude il cerchio di un sistema circolare. Ricordo in maniera esemplificata solo alcuni punti: “Tutto ciò che esiste è articolato in sistema. Ogni sistema è connessione-interazione di parti. Ogni sistema è un organismo. Ogni sistema-organismo è una struttura dissipativa. Tutto ciò che è reale è complesso. Il reale-complesso è storico. Tutto ciò che accade è irreversibile. La complessità è universale.

La visione complessa del reale necessita di una nuova logica storico-dialettica che non deve essere lineare, ma deve tenere conto delle diverse interazioni tra gli eventi. E di nuove logiche: “La logica della circolarità causale. Essa ruota attorno al concetto di retroazione (feedback). (…) La logica della circolarità autopoietica di Humberto Maturana. Per lui e per Varela gli esseri viventi <<si producono continuamente da soli, il che indichiamo denominando l’organizzazione che li definisce organizzazione autopoietica>>. (…) Ogni sforzo cognitivo è, contemporaneamente, un atto di auto-formazione e di ristrutturazione del mondo circostante. (…) La teoria della complessità non si fonda su una sola logica, ma sulla interazione tra diverse logiche. (…) Se vogliamo tentare di trasformare il nuovo Essere <<in pensiero>>, dobbiamo oggi prendere atto che tale Essere è storico e complesso e che il Pensiero deve riconoscersi altrettanto storico e complesso”. E, quindi, non più logica al singolare, bensì logiche al plurale: “Logiche libere, nelle quali i termini, dialettica, complementarità, biforcazione, retroazione, sinergia, simbiosi, interazione, siano tutti, all’occasione, aggettivi e/o sostantivi, in funzione, di volta in volta, della parte del divenire storico-concreto”.

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