Lamezia Terme - Un testo scorrevole e aperto a tutti, che colma un vuoto informativo su un argomento ancora oggi poco battuto: “Senza paura di cambiare”, appena uscito per Mondadori, è il primo libro della ginecologa lametina Anna Paola Cavalieri, che tratta con competenza e leggerezza l’argomento della menopausa, sfatando miti vecchi di secoli per restituire a questa fase della vita la possibilità di un valore positivo. La dottoressa Cavalieri, specialista dalle grandi doti umane, da venticinque anni esercita la propria professione a Roma, pur mantenendo un forte legame con le sue radici. Nell’attesa della presentazione ufficiale del volume – che prossimamente approderà a Lamezia – racconta in anteprima la sua esperienza clinica e le motivazioni che le hanno suggerito l’idea di questo saggio.
Qual è il messaggio profondo che ha voluto lanciare con questo libro sul tema della menopausa?
"Ho scelto questo tema perché la menopausa è uno degli argomenti ancora meno comunemente trattati, eppure è sicuramente uno di quelli che spaventano di più le donne: nove su dieci la temono, e dunque è necessario dare più informazioni a proposito. Me ne sono resa conto in maniera evidente quando, come professionista, ho provato ad aprire una pagina Instagram, e ho notato che i post sulla menopausa ricevevano sempre una valanga di risposte, commenti, domande ulteriori. Tante donne raccontavano a proposito anche esperienze tragiche, molto più di quanto non capitasse quando si parlava di gravidanza – un tema sul quale esiste invece molta più letteratura scientifica. Lo scopo del libro è quindi combattere la disinformazione su un argomento che interessa tutte, in modo da poter affrontare questo passaggio con più serenità e nel modo adeguato".
Sulla base della sua lunga esperienza clinica, qual è il sentire comune più diffuso fra le donne rispetto alla menopausa?
"La verità è che alla maggior parte delle donne la menopausa fa paura: paura di invecchiare, paura di ingrassare, paura di perdere la propria femminilità. Una donna giovane che guardi il fenomeno da fuori, sulla pelle di altre donne, incontra spesso modelli femminili meno accattivanti, più trascurati, poco attrattivi. In realtà, la cosa è dovuta soprattutto al fatto che in questo periodo i mutamenti ormonali sono accompagnati da trasformazioni psicologiche, che ci rendono più spente e meno attive, e a causa dei quali molte vivono questo momento come una “fase triste”: la frase che molte volte mi sento dire dalle pazienti è “non mi sento più io”. Ma c’è un modo per vivere la trasformazione in maniera diversa. Ѐ vero che implica dei cambiamenti, ma bisogna vederli nella giusta prospettiva, e saperne cogliere i lati positivi".
Ci sono delle differenze nella percezione del periodo non fertile della vita di una donna strettamente correlate alla cultura dell’ambiente o del luogo in cui vive, che ha potuto rilevare attraverso i suoi studi?
"Nella cultura occidentale la menopausa è strettamente connessa al concetto di vecchiaia, e si tratta di una cultura che insegue la giovinezza a tutti i costi. Il prefisso - meno - che in realtà è di derivazione greca ed ha tutt’altro significato – viene spesso interpretato come se avesse insito un senso di privazione, togliendo a questa fase della vita qualsiasi valenza positiva. In altre culture non è così. Esistono addirittura dei popoli dove la donna può avere accesso alla vita politica solo dopo la fine del periodo fertile: lì la menopausa equivale al raggiungimento della maturità, al compimento di un’evoluzione che conduce ad assumere ruoli di potere importanti – come nelle società matriarcali, dove a governare erano in genere le donne anziane. In natura, invece, la menopausa non esiste, nel senso che la maggior parte delle specie animali non sono programmate per sopravvivere alla fine del proprio periodo fertile. Ma anche lì esistono delle eccezioni: è il caso delle orche, dove le femmine, finita la fase riproduttiva, assumono il ruolo di guida, educano i piccoli a cacciare, ed hanno un compito di mediazione, perché non sono più in competizione con le altre femmine".
Che consiglio si sentirebbe di dare alle donne che vivono oggi il passaggio della menopausa, anche in forma precoce o per cause non fisiologiche?
"Per chi entra in menopausa a seguito di chirurgia, chemioterapia o altre terapie mediche, la trasformazione può essere più violenta, ma il consiglio che voglio dare vale comunque per tutte: informatevi bene su come vivere questo momento di cambiamento. Se le trasformazioni vi spaventano, come può succedere, chiedete aiuto. Una donna matura può essere un riferimento a livello sociale, se sta bene. Ma se si chiude, è depressa, ha problemi fisici, non è più attiva, a quel punto non può assolvere alla funzione che potrebbe avere a vantaggio di tutta la comunità. Le terapie oggi esistono, ma c’è tantissima disinformazione. Occorre fidarsi di un esperto, e accettare i cambiamenti mantenendo il giusto equilibrio: sul pitto della bilancia c’è una vita ricca di esperienze, che ci permette di trasmettere valori, e dobbiamo evitare di mettere da parte tutto questo solo per rincorrere un canone vacuo di giovinezza, idealizzando modelli imposti".
Giulia De Sensi
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