Lamezia Terme - Giandomenico Crapis, già segretario Ds e consigliere comunale, ricorda Costantino Fittante scomparso venerdì scorso all’età di 88 anni.
“Penso che mai come in questo caso si possa dire che con la scomparsa di Costantino Fittante se ne va un pezzo di storia della città. Era un ‘animale politico’ ma di quella specie rara e in via di estinzione che aveva fatto della dirittura morale, della coerenza e dell’impegno senza tornaconti le stelle polari del suo agire quotidiano. Instancabile, combattivo, pieno di passione civile come pochi tra quelli che ho conosciuto, Costantino è stata una figura che ha attraversato più di mezzo secolo della storia di Lamezia da protagonista. Ma mai per sé. Da buon militante comunista si è speso sin da ragazzo per la costruzione della democrazia e la difesa dei diritti dei più deboli nelle contrade meridionali e nella sua Calabria. Lo ha fatto con la concretezza, la capacità amministrativa ed anche il puntiglio che lo caratterizzavano e che sin dai tempi in cui fu sindaco di S. Eufemia ne segnarono la personalità. Proprio a S.Eufemia, prima dell’unificazione dei tre comuni, diede un piano regolatore che ne preservò, negli anni della speculazione edilizia, un assetto urbano semplice ed ordinato, privo delle oscenità e delle brutture di tante cittadine del sud e della stessa Lamezia. Per Costantino la politica era tutto. Ma la politica nella quale ha creduto era quella con la P maiuscola, sideralmente lontana dalla politique politicienne di certi ‘politicanti’, attenti a dove spira il vento per salire in tempo sul carro del vincitore, pronti a cambiare casacca così come ci si muta d’abito tra una stagione e l’altra, senz’altro orizzonte plausibile che la convenienza personale: i posti di potere o più ricche prebende per sé o per il proprio entourage".
"Fittante - ricorda - non era di questa pasta e la sua lunga vita sta a testimoniarlo. Lo aiutava, certo, l’essere cresciuto al tempo delle ‘grandi narrazioni’ ideologiche e dei forti contrasti ideali che hanno fatto la storia della Repubblica. Ma non è questa la sola ragione. In tanti, cresciuti come lui sotto la stessa temperie, ma non dotati delle stesse risorse morali, ben presto cambiarono pelle, annusando la nuova ‘stagione da bere’ degli anni ottanta come una ghiotta opportunità da sfruttare. Fu sindaco, dunque, ma anche consigliere regionale, deputato alla Camera, più volte consigliere comunale ed assessore. Tutti ruoli che giocò con la ‘maglia’ del Pci, fino alla fine degli anni ottanta sempre con grande competenza, ammirato-temuto anche dagli avversari: puntuale, informato, attento, mai vago sulle questioni che studiava con scrupolo estremo prima di dire la sua. Un tratto che ha mantenuto fino alla fine e che non di rado stupiva i suoi interlocutori. Quando dismise i panni del rappresentante politico ancora giovanissimo, non aveva nemmeno 60 anni, indossò quelli di animatore politico-culturale. Con saggezza e raro equilibrio scese senza far rumore dal palcoscenico delle istituzioni che aveva servito fino ad allora ‘con disciplina ed onore’, per accomodarsi in mezzo alla platea dell’associazionismo civile di cui divenne uno degli animatori più vivaci, sia nella nostra città che in regione. Mantenne alto l’impegno contro la mafia, uno dei capisaldi della sua militanza politica: grazie anche al suo lavoro nacque e si sviluppò in città l’associazione degli imprenditori e dei commercianti che si ribellavano al pizzo. Pur senza cariche pubbliche animò con la sua associazione decine e decine di dibattiti ed iniziative, a Lamezia e fuori, politiche e culturali, intervenendo spesso nel dibattito pubblico con tutto il peso del suo prestigio e la sua voce informata dei fatti. Pur rimanendo dirigente politico di primissimo piano nel Pds, poi nei Ds infine in Sinistra e Libertà, dimostrò insomma che si poteva continuare a fare politica, e di spessore, senza sgomitare per candidature, assessorati, incarichi. Protagonista anche dopo essersi fatto di lato. Una lezione controcorrente forse oggi incomprensibile ai più, ma che resta uno dei suoi lasciti più preziosi”.
“Fino alla fine – prosegue Crapis - Costantino Fittante è rimasto nell’agone politico, inteso nel senso più nobile del confronto di idee, a volte anche scontrandosi con la durezza che gli era propria quando era convinto delle sue ragioni. Lo ha fatto sempre con onestà intellettuale e a viso aperto, senza infingimenti. Anche in età avanzata ha continuato a rappresentare un punto di riferimento per tutta la sinistra, anche quella che non ne condivideva le prese di posizione. Lontano dalla figura del vecchio saggio che in tarda età ormai dispensa consigli e suggerimenti, così come da quella del buon padre di famiglia ormai in disarmo, come pure sarebbe stato legittimato a fare dopo una vita di impegno politico e civile, egli è rimasto invece sempre un elemento di spinta, di stimolo e di pressione per i tanti che gli stavano vicino: mai fermo, continuamente attivo e pugnace, organizzatore e suscitatore di eventi, con una energia che è rimasta intatta fino agli ultimi giorni della sua vita. Anche questa una delle sue eredità più importanti. Ci sono delle morti che pesano come una montagna, scriveva Mao-tze-tung: la scomparsa di Costantino Fittante è una di quelle”.
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