Lamezia, l’appello della madre di un giovane paziente cronico: “Difficoltà ad accedere a terapia, burocrazia sia rispettosa dei bisogni”

ospedale-lamezia-terme_2015_89691_1afce_f39f3_2a387_ae0b0_09ef0_7cace_55cdd.jpg

Lamezia Terme - Ѐ la voce di una madre quella che chiede più efficienza, ma soprattutto più umanità e comunicazione, all’apparato della Sanità pubblica lametina, che dal 2017 presta le cure che permettono a suo figlio, un ragazzo di 28 anni, di convivere con una malattia difficile, progressiva e invalidante, che è possibile curare ma non ancora guarire: la spondilite anchilosante. Una malattia per la quale sono stati introdotti ultimamente nuovi farmaci, che permetterebbero al ragazzo una migliore qualità della vita. Ma l’idea di cambiare terapia si scontra purtroppo con il muro ripido di una burocrazia interna che non sembra sentire ragioni.

“Gli esiti degli esami che regolarmente facciamo in Day Hospital non ci vengono purtroppo mai comunicati”, spiega la signora, “e ora che sarebbe assolutamente necessario che i risultati di quegli stessi esami, fatti a luglio, vengano visionati dal medico che intra moenia segue mio figlio – sempre a Lamezia – per l’avvio della nuova terapia, ci viene risposto – dopo lunga attesa – che non è possibile, e che dobbiamo rifarli. Intanto, dall’ultima visita – cioè da quattro mesi – mio figlio vive senza la vecchia terapia che prima gli veniva somministrata, e non ha ancora accesso alla nuova. Alla fine del mese abbiamo il prossimo appuntamento, ma non sappiamo ancora cosa ci aspetta”.

Una situazione drammatica, che spinge questa madre a far partire un appello: “Ѐ necessario umanizzare la nostra Sanità. Mio figlio si fida di chi lo segue, ma non è possibile e non è giusto che un ragazzo così giovane venga abbandonato a sé stesso in una condizione clinica così difficile”.

Giulia De Sensi

© RIPRODUZIONE RISERVATA