Lamezia, “NOI Nuova Orchestra Italiana” in concerto al Parco Mitoio il 12 agosto. La solista Bonaiuto: "Arbore mi ha cambiato la vita"

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Lamezia Terme - Musica napoletana d’autore, ritmi caraibici e contaminazioni da tutto il Mediterraneo, nel concerto di NOI-Nuova Orchestra Italia, all’Anfiteatro del Parco Mitoio il 12 agosto alle 21:30. Erede dell’ensemble fondata da Renzo Arbore nel 1991, la formazione storica animerà la serata con il concerto “Napoli, tre punti e a capo”, connubio fra il suo passato e la voglia di guardare al futuro. Ce ne svela i segreti la voce solista Barbara Bonaiuto, che racconta la propria storia e quella del gruppo, anticipando la magia dello spettacolo.  

Qual è il significato del titolo del concerto che porterete al Parco Mitoio, e cosa promette?

“Promette una continuità con l’esperienza fondante da cui veniamo, quella dell’Orchestra Italiana di Renzo Arbore, che oggi pur essendosi allontanato dalle scene ha affidato l’ensemble da lui creata nel ‘91 a noi musicisti, e rimane tutt’ora un punto di riferimento forte e sempre presente. I primi dischi incisi con l’Orchestra Italiana avevano titoli riconducibili a quest’ultimo – “Napoli. Punto e a capo”, “Napoli due punti. E a capo”, per fare un esempio. “Napoli, tre punti e a capo” ricorda inoltre la sigla del nuovo nome che ci siamo dati – Nuova Orchestra Italiana, ovvero N.O.I. – ed è quindi una spinta verso il futuro, ma rimanendo saldamente ancorati al passato”.

Lei faceva già parte dell’ensemble prima del ritiro dalle scene del grande Renzo Arbore. Com’è stato il suo incontro con lui? Cosa ha significato per lei, e che aria si respirava lavorandoci insieme?

“L’incontro con Arbore mi ha cambiato la vita. Sono entrata nella sua Orchestra a 25 anni, nel ’95, il giorno della mia laurea – oggi ne ho 55, sono qui da 30 anni. Da quel giorno è stato tutto diverso: ho intrapreso un lavoro che mi ha portato in giro per il mondo, con un personaggio che per me – e non solo per me – era un mito. Erano gli anni della sua esplosione, e i format nati in quel periodo grazie a Renzo sono rimasti iconici: tutti quelli venuti dopo hanno preso a piene mani dal suo lavoro. Conoscerlo, anche a livello umano, è stato bellissimo: scherza sempre, è cordiale, accogliente, proprio come appare. Oltretutto io sono stata scelta per un ruolo da solista, ed ero l’unica donna del gruppo: ero felicissima, e oltretutto animata nei suoi confronti da un timore reverenziale non indifferente”. 

Nella filosofia e nello stile della Nuova Orchestra Italiana hanno un ruolo importante le contaminazioni fra generi musicali diversi. Ѐ questo a dare una marcia in più alla vostra formazione? Qual è il senso profondo di questa scelta?

“Questa scelta è frutto di un amore a 360° per la musica, che più è contaminata più è bella, proprio come avviene nella genetica umana. I nostri riferimenti sono sempre stati Roberto Murolo, per la canzone classica napoletana, e Renato Carosone, che ha portato per primo in quella tradizione i ritmi del mondo: ritmi tropicali, sudamericani, mediterranei, da tutti i paesi del sole. C’è quindi ancora una volta una continuità con le scelte iniziali e con ciò che riteniamo sia la musica, ma in realtà è un discorso che vale per qualsiasi arte – dalla pittura, alla danza, al teatro, alla scrittura: più cose conosci e rendi parte del tuo bagaglio, più puoi metterle in pratica e armonizzarle fra loro”.

Fra i brani che porterete a Lamezia a quale si sente più legata, e perché?

“Ѐ difficile sceglierne uno, ma forse “Maruzzella”, perché è una sintesi di tutto ciò che ho detto finora: un brano di Carosone arrangiato come una rumba cubana, cantato originariamente da Beniamino Esposito, uno dei musicisti di spicco dell’Orchestra – nonché l’amico che mi fece fare il provino – scomparso prematuramente nel ’97. Ѐ una canzone molto ballabile, dolce, piena di passione. Un’altra canzone che amo è un Fado portoghese, scelto per me da Arbore, in cui la mia voce ha un ruolo importante, che le permette di esprimersi al massimo”.

Ѐ la prima volta che viene a Lamezia? Che immagine ne ha e cosa si aspetta dal soggiorno?

“Sono venuta tante volte, e mi aspetto sempre un grande calore, che penso arriverà, perché quello calabrese è un pubblico molto affettuoso, e con o senza Renzo, sa già che lo spettacolo non lo deluderà”.

Giulia De Sensi

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