Falerna - Il 2 agosto scorso a Falerna solo il fato ha voluto che non si verificasse una tragedia con l’ormai noto crollo di un costone che poteva provocare anche vittime. I pericoli erano noti fin dal 2013 quando, racconta al Lametino, Ezio Ciranni, proprietario del terreno - circa 2.000 metri quadrati sottostante il costone crollato - “a novembre 2013 a seguito di un’altra caduta di massi mi attivai per la messa in sicurezza interessando tutte le parti in causa".
Spieghiamo bene come è composta la zona. Parte di essa sotto l’egida anche delle Belle arti. Vero?
“La parte dove c'è la torre Saracena è proprietà privata, la parte a lato ovest, lato Nocera, è proprietà delle Belle arti. Io in qualità di proprietario del giardino sotto, cercai in via bonaria di interessare l'allora proprietario (ora deceduto) e anche i Vigili del fuoco che vennero, fecero un sopralluogo e un'ordinanza tale e quale ad oggi. Interessai il sindaco che fece un'ordinanza di sgombero sempre a noi, ma provvisoria. Ne seguì una causa in tribunale culminata con la sentenza di condanna alla messa in sicurezza con la massima urgenza del costone. Ovvero, di questo che è venuto giù adesso. Fu anche chiamata in causa l’Anas in quanto proprietaria della strada di collegamento”.
Cosa accadde?
“Nessuno fece nulla e così dal 2013 a seguire, per la bellezza di 11 anni di sentenze, di ricorsi, relazioni tecniche, ordinanze e quant’altro. A seguito di ciò, noi il giardino non l'abbiamo più utilizzato giustamente per l'incolumità dei nostri ospiti, della nostra famiglia e quindi abbiamo già avuto noi un danno economico molto grave. Questo - prosegue Ciranni - è quello che a noi fa male, la lentezza della burocrazia e del nostro sistema giudiziario da tanti anni. E ancora se non ci scappa il morto nessuno interviene”.
Insomma, una situazione di pericolo conosciuta da tempo…
“Ma certo, era stato detto da tutti. Messo nero su bianco e io ho tutte le relazioni tecniche del Ctu nominato al Tribunale sia nella prima udienza e relativa sentenza, sia nella seconda. Tutti i Ctu hanno detto che lì la zona con la massima urgenza andava messa in sicurezza. È stata interessata anche la Regione Calabria ma non fece nulla”.
Oggi persiste l’ordinanza di sgombero?
“Si. Sta di fatto che le famiglie sono sgomberate, inclusa quella di mio fratello, proprietario di due appartamenti, che ha finito casa dove crescere suo figlio ma non può abitarci ed è sballottato in Bed and Breakfast chissà fino a quando”.
Per tornare all’intervento, sostanzialmente cosa si potrebbe fare?
“Lì, all'epoca, dalle relazioni tecniche c'era anche un progetto che prevedeva dei ‘chiodoni’ che bucano la rupe e appoggiare la rete. Il totale dell’importo fu stimato in 80mila euro”.
Lei ha realizzato degli interventi di messa in sicurezza?
“Io ho fatto un muretto di contenimento. Già mio papà fece all'epoca, lato rupe e lato strada, oltre al muretto anche delle siepi. Ma io di più non posso fare. Non posso andare a mettere in sicurezza una rupe che non è mia. Siamo ad agosto 2024 e quella rupe è pericolosissima, e anche quella che è rimasta su. La prima volta è stato un evento piovoso eccezionale nel novembre 2013, seguito adesso da quest’ultimo che può essere collegato alle recenti scosse. Se fosse caduto anche l'altro pezzo secondo me oggi saremmo tutti a piangere qualche morto”.
A. C.
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