Più reati dopo la pandemia, il report: “In Calabria aumentano estorsioni e cybercrimine”

aula-bunker-processo_4889e_ebbee_e71ff_9de20_55af5_1af5b.jpg

Lamezia Terme – La pandemia ha prodotto cambiamenti anche nel mondo criminale e nell’azione delle mafie. A fare un raffronto fra il prima e dopo, in Calabria e nelle altre regioni, Libera che ha racchiuso le analisi sull’andamento dei reati in un report pubblicato nei giorni scorsi. Nella ricerca “La Calabria, le Calabrie, storie di illegalità, percorsi di impegno”, curata per Libera, con il contributo dei vari settori dell’associazione, sono stati elaborati e sintetizzati dati più importanti che emergono dalle varie fonti investigative e istituzionali. Sono stati elaborati i dati relativi ad alcuni reati spia (reati di usura, di estorsione e riciclaggio denaro, delitti informatici e truffe e frodi informatiche), i numeri delle interdittive e quelli sulle segnalazioni sospette dell’Uif, ovvero di quelle condotte che riflettono in sé il pericolo di infiltrazione mafiosa.

La pandemia ha rafforzato le mafie in Calabria

Entrando nel dettaglio della ricerca, per i singoli reati sono stati messi a confronto i dati complessivi del biennio pre-pandemico 2018/19 con il biennio 2022/23 post pandemico quello che tutti considerano come effetto “long covid” della pandemia. “Il dato complessivo dei reati spia in Calabria (usura, estorsione, riciclaggio denaro, reati informatici, truffe e frodi informatiche) per il biennio 2022-2023 – si legge nel report - raggiunge la cifra di 16.322, con un incremento del 18% rispetto al numero di reati spia del biennio pre-pandemico 2018/2019, quando erano 13.836. In sostanza, la pandemia è stata un’opportunità per i criminali, che hanno approfittato del virus per rafforzare e ampliare i loro affari illegali”.

Diminuiscono le interdittive antimafia: erano 720 nel biennio pre-pandemico 2018/2019, mentre sono 538 nel biennio “long covid” 2022/2023. Nel 2023 sono state emesse 265 interdittive antimafia, con un calo del 3% rispetto al 2022, quando erano 273. Nel biennio “long covid” 2022/2023, le segnalazioni sospette hanno raggiunto complessivamente la cifra di 8.059, con un aumento del 46% rispetto al biennio pre-pandemico 2018/2019, quando erano 5.508. Tuttavia, si registra un calo del 4,6% nelle segnalazioni sospette dell’UIF nel 2023 rispetto al 2022 (3.934 nel 2023 contro 4.125 nel 2022).

Truffe e frodi informatiche in aumento

Per quanto riguarda le truffe e le frodi informatiche, nel 2023 sono stati registrati 7. 291 reati, con un incremento del 6,7 % rispetto al 2022. La provincia di Cosenza con 2.343 casi è avanti a Reggio con 2. 231 e a Catanzaro con 1477, mentre con 271 casi è Reggio la provincia più esposta in regione per numero di delitti informatici, nonostante siano diminuiti rispetto al 2022 (346).

Beni confiscati, molti Comuni non pubblicano dati

In Calabria, su un totale di 1676 immobili in gestione presso l’Anbsc, 1954 immobili sono già destinati a pubbliche amministrazioni e soggetti gestori nel mondo non profit e della cooperazione. 255 aziende sono attualmente in gestione presso l’Anbsc e 164 sono già destinate a processi di liquidazione o vendita. La nota dolente – stando al report di Libera – è la scarsa trasparenza delle amministrazioni comunali nella pubblicazione sei dati sui beni confiscati: “In Calabria su 133 comuni monitorati destinatari di beni immobili confiscati (in totale sono 1870 i beni destinati), nonostante la nostra domanda di accesso civico, il 50% dei comuni non pubblicano l’elenco sul loro sito internet. Il primato negativo spetta ai comuni della Provincia di Vibo Valentia dove su 20 comuni destinatari di beni confiscati, ben 13 non pubblicano l’elenco; non meglio la fotografia per i comuni della Provincia di Crotone dove su 11 comuni sono 6 quelli non pubblicano elenco, segue la Provincia di Cosenza con 7 comuni che non pubblicano sui 19 complessivi e la Provincia di Reggio Calabria con 33 comuni che non pubblicano sui 67 destinatari di beni confiscati. Per i comuni della Provincia di Catanzaro su 16 comuni, la metà sono inadempienti”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA