Lamezia, proposta inizio lezioni dall'1 ottobre: in città coro di no da famiglie e mondo della scuola

lavagna-scuola-2020-lamezia_e4a5d_53154_81885_bf5e4_9b993_d2ca6_61fdc.jpg

Lamezia Terme - Sono diversi e talvolta non concordi, a livello nazionale come anche locale, i pareri e le reazioni suscitati dalla proposta-appello emessa recentemente dal CNDDU (Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani) e inviata al Ministro Valditara, per sollecitale il posticipo dell’inizio delle lezioni scolastiche alla fine di settembre o ai primi di ottobre, a causa dell’ondata di caldo anomalo prodotta dai cambiamenti climatici, che potrebbe sfavorire la frequenza scolastica e l’apprendimento danneggiando, soprattutto, la salute delle persone fragili; in alternativa, l’adeguamento delle aule con impianti di climatizzazione: una misura molto difficile da attuare al momento per il Governo, specie in tempi ristretti.

Non hanno tardato a farsi sentire le reazioni di famiglie, Consigli d’Istituto e rappresentanti dei genitori, direttamente coinvolti in una scelta che li riguarda molto da vicino. Anche a Lamezia, dove a pochi giorni dal suono previsto della campanella, in tanti lamentano l’impreparazione della politica rispetto ad eventi prevedibili come il cambiamento climatico, e il suo generale disinteresse verso il mondo della scuola, ovvero verso le esigenze – infrastrutturali, educative, di frequenza – proprie dei ragazzi e di chi si occupa di seguirli nel loro percorso. Ѐ il caso di Michele Mastroianni, rappresentante dei genitori uscente in due classi della scuola primaria di Sant’Eufemia. “Dopo aver ascoltato il parere di molti genitori, posso dire che la misura ci sembra ininfluente ai fini della risoluzione del problema, e del tutto priva di senso”, spiega, “Ѐ vero: fa caldo. Ma posticipare l’inizio della scuola significa, presumo, posticiparne anche la fine, e magari costringere poi i ragazzi a sopportare l’afa di luglio. Inoltre, c’è il problema dei genitori che lavorano, e che non saprebbero a chi lasciare i bambini a settembre. Una soluzione reale sarebbe installare degli impianti di climatizzazione in ogni aula, ma sappiamo bene che se la politica stenta ad assicurare gli spazi scolastici fisici, come è accaduto per noi a Sant’Eufemia, certo non possiamo aspettarci a breve un provvedimento del genere”.  Si dichiara invece favorevole al provvedimento eventuale il presidente del Consiglio d’Istituto del Perri-Pitagora Pasquale Maria Natrella, ma specificando di parlare solo a titolo personale e di non avere ancora raccolto riscontri dagli altri genitori. Una posizione contraria, basata anche su considerazioni afferenti al piano della didattica, è quella del presidente del Consiglio d’Istituto dell’Ardito-don Bosco Nicola Mastroianni. “A mio personale avviso, la proposta non è sostenibile perché non risponde alle reali esigenze degli studenti e del sistema educativo nel suo complesso”, dichiara Mastroianni, “Posticipare di due settimane l'inizio delle attività didattiche comporterebbe una rinuncia alla normale e fisiologica ripresa dopo la lunga pausa scolastica che finirebbe per moltiplicare le disuguaglianze, favorire la perdita di competenze cognitive e relazionali dei nostri alunni compromettendo la conciliazione di vita-lavoro per tanti genitori. Nel nostro paese, per legge, il ciclo scolastico non può avere durata inferiore ai 200 giorni di attività didattica; ciò comporterebbe inevitabilmente il differimento delle attività didattiche e formative alla fine di giugno. A questo punto, e per il bene di tutti, forse meglio il caldo di fine estate che quello torrido di giugno”.

Preoccupazioni didattiche arrivano anche da chi di didattica si occupa, come la dirigente scolastica del Liceo Scientifico “Galilei” Teresa Goffredo. “Posticipare l’inizio delle attività didattiche ad ottobre non credo sia una soluzione ottimale per la formazione di studentesse e studenti, non sarebbe proficuo e soprattutto funzionale alle esigenze didattiche”, dichiara appunto la dirigente. “Il mese di settembre, nello specifico le prime due settimane, sono di una importanza cruciale per la ripresa: spostare al primo ottobre significa rinunciare a quel tempo – appunto quelle due settimane – utile per raccordare il percorso con l’anno precedente. Molto spesso, settembre è dedicato ai recuperi per chi è rimasto indietro o alla ripresa di temi e concetti fondamentali per il nuovo anno. Le due settimane si presentano come fondamentali anche per la socializzazione e, in molti casi, per l’adattamento in classe di coloro che iniziano un nuovo ciclo scolastico. Invece di posticipare l’inizio dell’anno scolastico, si potrebbe pensare di “variare” l’organizzazione delle attività didattiche dell’intero anno scolastico, con più pause ma con un tempo scolastico più ampio. La pausa di tre mesi, a mio parere, è realmente lunga”.

Giulia De Sensi

© RIPRODUZIONE RISERVATA