Lamezia, la storia della ricercatrice Serena Palazzo in Scozia per scoprire i segreti dell'universo

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Lamezia Terme - Da studentessa al liceo classico alla laurea in fisica delle particelle all’Unical. Un percorso di studi “non usuale” quello della lametina Serena Palazzo, oggi ricercatrice all'Università di Edimburgo. Una borsa di studio vinta a livello nazionale l’ha portata a fare le valigie e lasciare la sua Lamezia per lavorare al CERN (Organizzazione europea per la ricerca nucleare). Un bagaglio pesante, il suo, pieno di sacrifici e tanti sogni. Serena ha deciso di costruire il proprio futuro lontana dall’Italia andando ad accrescere le fila dei cosiddetti “cervelli in fuga”. Il suo però non è un addio. “Sto valutando un ritorno - afferma a il Lametino.it - ma prima di farlo voglio fare ancora qualche esperienza all’estero”. Così, la giovane lametina si è ritrovata a lavorare gomito a gomito con grandi scienziati mettendo mano su importanti progetti nel campo. Sono molti i giovani che lasciano il Paese ma è il loro mancato ritorno a infliggere una ferita profonda al territorio. Quella che raccontiamo è la storia di una ragazza di 31 anni che ha lasciato i suoi cari, la sua città, per studiare i segreti dell’universo con la speranza che un giorno potrà ritornare in Italia.

Qual è stato il tuo percorso di studi che ti ha portata fino in Scozia?

“Il mio percorso è stato ‘non usuale’. Ho frequentato il liceo classico Francesco Fiorentino a Lamezia Terme. Al liceo le ore di lezione di materie scientifiche erano poche ma ho sempre avuto una passione innata per queste materie (nonostante abbia scelto di perseguire gli studi classici, ma si sa, a 13 anni è un po’ presto per decidere che direzione prenderà la tua vita). Durante il terzo anno di superiori ho deciso di voler studiare fisica all’università (con tutte le insicurezze del caso e i pregiudizi annessi legati al fatto che appunto la mia preparazione non fosse scientifica). Ho studiato fisica delle particelle all’università di Cosenza conseguendo la laurea triennale e poi magistrale. A 24 anni, subito dopo la laurea magistrale, ho deciso di iscrivermi a un corso di dottorato sempre a Cosenza. Durante il dottorato ho avuto la possibilità di lavorare per 6 mesi al CERN di Ginevra, sono poi tornata in Italia per poi ritornare al CERN per un altro anno con una borsa di studio vinta a livello nazionale nell’ambito della fisica delle particelle. Finito il dottorato ho deciso di continuare nell’ambito accademico vincendo una posizione di 3 anni da ricercatrice all’Università di Edimburgo, dove sono tutt’ora”.  

Ti definiresti un Cervello in fuga?

“Beh, si dai! Se la definizione ‘cervello in fuga’ indica l’emigrazione verso paesi stranieri per lavorare in centri di ricerca/università non italiane allora si, la definizione calza a pennello!”.

Acceleratore-di-particelle-Large-hadron-collider-lhc.jpgAcceleratore di particelle Large hadron collider (lhc)

Quali sono le criticità del sistema universitario italiano a tuo parere?

“Beh, per la mia esperienza non ho molte critiche. Ogni università e ogni facoltà ha i suoi problemi però in linea generale, essendomi trovata a contatto con diverse realtà al di fuori dell’Italia, devo ammettere che il sistema universitario italiano è uno dei migliori a livello formativo. Però ovviamente questa è la mia personale opinione legata a un settore anche un po’ ristretto del mondo universitario (le materie scientifiche solitamente non hanno una grande affluenza). Purtroppo, quello che invece posso sentirmi di criticare è la difficoltà di intraprendere una carriera accademica post dottorato in Italia. I soldi per la ricerca, per lo meno nel mio settore, sono pochi”.

Quando hai maturato la decisione di partire?

“A parte l’esperienza all’estero durante il dottorato, l’idea di partire l’ho avuta alla fine del dottorato. Ero consapevole che se avessi voluto intraprendere una carriera accademica, mi sarei dovuta trasferire per forza all’estero. Questa scelta è in parte forzata poiché le posizioni in accademia post dottorato in Italia scarseggiano però, d’altro canto, una o più esperienze all’estero sono molto utili per poi poter eventualmente optare per un rientro di cervelli in fuga”.

Attualmente di cosa ti occupi?

“Sono un fisico delle particelle e dal 2014 lavoro facendo ricerca per la collaborazione ATLAS, uno dei quattro esperimenti principali al CERN di Ginevra. Essendo nella collaborazione ATLAS vado molto spesso a Ginevra, circa ogni 3 settimane. Un po’ più in dettaglio, mi occupo di misure di precisione del top quark una delle particelle fondamentali del Modello standard. Oltre a questo filone di ricerca, mi occupo sempre all’interno della collaborazione, di applicazioni di modelli di Machine Learning per la fisica delle alte energie, in particolare, per la simulazione di shower di particelle all’interno dei calorimetri dell’esperimento ATLAS”.

Lancia un messaggio ai tanti giovani che stanno valutando di fare le valigie…

“Fare le valigie è dura ma nello stesso tempo è una esperienza unica. Quando ho deciso di partire portavo con me tutte le paure del caso, non è stato facile per varie ragioni. All’inizio è un po’ difficile ma poi ci si rende conto che si è in grado di fare delle cose di cui non ci saremmo mai pensati capaci. Per cui il mio messaggio è di lanciarsi, per tornare indietro ci siamo sempre”.

Esperimento-atlas.jpgEsperimento ATLAS

Raccontaci la tua Lamezia

“Non sono particolarmente legata ai luoghi fisici ma piuttosto alle persone che appartengono al luogo specifico. Mi manca l’Italia, la Calabria, il sole, ma mi mancano soprattutto le persone e ovviamente la famiglia”.

Stai valutando un eventuale ritorno?

“Si, per quanto al momento vivo molto bene in Scozia, sto valutando un ritorno ma prima di farlo voglio fare ancora qualche esperienza all’estero, magari in un altro Stato”.

Il Regno Unito è fuori dall'Ue, la Brexit è entrata in vigore, cosa ne pensi?

“Personalmente non sono a favore per vari motivi. Uno tra i tanti motivi è che la Brexit darà un duro colpo alle università in UK poiché la maggior parte dei fondi universitari per la ricerca provengono dalla comunità europea e, con l’avvento della Brexit, questi fondi non saranno più accessibili. Vedremo cosa succederà nei prossimi mesi!”.

Ramona Villella

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