Lamezia Terme - Lunedì 14 ottobre, nell’ambito dei seminari dell’Università Aperta, si terrà un seminario con Salvatore Settis, Rosa Tavella e Salvatore Vitale che prenderà spunto dall’opera di Antonio Milano dal titolo The Milman Parry Blues (Diogene Multimedia). L’incontro sarà accompagnato da letture di Erles Modafferi e Arianna Iacono, con il commento musicale di Francesco Tontoli.
The Milman Parry Blues è la storia di un viaggio, di incontri, di scoperte, è una sorta di antropologica spedizione per confermare la teoria formulare di Milman Parry sulla struttura della tradizione orale balcanica. È un’accattivante lezione di metrica, è il fotogramma di un clima culturale, quello europeo e americano degli anni Venti-Trenta del Novecento, che cercava di ricomporre con strumenti nuovi le tradizioni culturali dell’Occidente, cercando di decodificare, servendosi di varie discipline, lo schema narrativo non solo dei poemi omerici ma di tutto ciò che ne era seguito. Un viaggio, quello di Antonio, che inizia nello spazio e prosegue nel tempo: dal presente geografico al passato remoto. È un viaggio alla scoperta del nostro passato orale, di noi che siamo ancora eredi degli antichi popoli cantori e raccoglitori di canti. Un viaggio che ci riporta a forme espressive estranee alla scrittura, all’alfabeto, al libro. Anche il viaggio di Antonio è suscitato dall’amore per l’epica, l’oralità, per l’antropologia: strumenti di conoscenza che Milman Parry riuscì a adoperare, tessendo per la prima volta in un unico ordito la cultura greca arcaica e le culture orali moderne, il continente europeo e quello americano. The Milman Parry Blues è anche una pièce teatrale, un testo da leggere a voce alta accompagnato dalla musica. Ed è anche la storia di Antonio, della sua vocazione di insegnante, di studioso, della sua passione per le parole e per gli infiniti giochi che con esse si possono produrre, del suo amore per la poesia, per la musica, per la storia dei popoli e le piccole storie individuali.
Ripetizione e improvvisazione sono la cifra del blues, ripetizione e improvvisazione caratterizzano la struttura dei poemi omerici, ma con quali formule? Gli epiteti, il coro, la struttura ad anello, la forma dialogica, il suono e le intonazioni scandite dagli accenti, tante storie divergenti, apparentemente scollegate, unite da continui rimandi, dalla lingua che si fa storia e memoria, dalla costruzione di formule e regole che ne definiscono il percorso.
Il blues di Milman Parry nasce dalle stesse radici musicali da cui germogliarono i prodotti maturi dell’epos di Omero ed Esiodo: la tradizione rapsodica. Il lettore di queste pagine si troverà davanti un poema vero e proprio, composto di versi sciolti, e però denso di spezzoni che rimandano – non solo metricamente, ma anche ritmicamente e icasticamente – alla poesia orale della Grecia antica; ma, si dovrebbe dire, alla poesia orale di tutti i tempi e di tutte le culture. Un poema orale, dunque? Sì, certo, ma non solo. Il testo di Antonio Milano è certamente un’opera di poesia drammatica, che chiede insistentemente al lettore di farsi voce recitante, di prestare la sua voce a quella, oggi assente, dell’autore. E tuttavia, The Milman Parry Blues è anche un metatesto, ossia un testo che parla della propria organizzazione formale, un’opera che interroga lo stesso linguaggio nel quale è stata composta.
Antonio Milano, scrivendo il suo blues per Milman Parry ha voluto celebrare la poesia orale, esaltando un protagonista di questa cultura poetica e musicale, e in qualche modo additandolo alle giovani generazioni come un eroe della libertà e della umana creatività; perché in questo caso il cantore è l’eroe e il suo gesto eroico consiste nel fatto stesso di cantare.
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