La riforma che spacca il paese, la secessione del Nord

Scritto da  Pubblicato in Filippo Veltri

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Filippo_Veltri_9b235.jpgTre mesi fa ponemmo sulle colonne del Lametino – inascoltati – il problema dei problemi e cioè la richiesta di autonomia regionale che farebbe gestire dalle Regioni del Nord il 90% del gettito fiscale per sostenere il welfare delle singole regioni. Se dovesse realizzarsi questo progetto, le Regioni meridionali sarebbero duramente penalizzate e verrebbe meno il principio costituzionale della parità di trattamento di tutti i cittadini italiani. Bisogna riproporre con forza quel tema. Il divario Nord/Sud, già allargatosi durante la recente recessione economica, si trasformerebbe in abisso. 

La Lega di Salvini – scrivevamo ieri e scriviamo oggi - rimane la Lega del Nord nonostante tolga i simboli di Pontida e ha ingannato i meridionali con il suo slogan “prima gli italiani”. Qui in Calabria ci hanno tanto creduto che lo hanno eletto senatore in quel di Reggio. Non hanno rinunciato alla secessione, ma sono diventati più furbi e la stanno facendo passare, in silenzio, puntando sulla ignavia del M5S che se non ferma questi provvedimenti si renderà complice della definitiva emarginazione della società meridionale.

‘’Chiunque – dice la petizione sostenuta e lanciata anche dall’Osservatorio del Sud e dal prof. Piero Bevilacqua - ha coscienza della gravità di questo passaggio storico, chiunque ha a cuore l’unità del nostro paese, chi non vuole essere complice della Secessione del Nord, faccia stampare questo appello e lo faccia affiggere nelle scuole, negli uffici pubblici, nelle fabbriche, nei supermercati, presso le edicole e dovunque sia ben visibile e crei opinione. Ogni voto, ogni forma di consenso dato alla Lega costituisce un tradimento del Sud, un'ingiustizia perpetrata contro le sue popolazioni, una minaccia per l'integrità dell'Italia”.

C’è un enorme problema di conoscenza e di presa di coscienza di sé nel sud Italia di quanto grande sia il divario e di come si stia allargando questo stesso divario tra le varie aree del nostro Paese. Ancor più grave la disattenzione delle classi dirigenti nel loro complesso di questo stato di cose, coperto e nascosto da frasi roboanti, luoghi comuni insulsi, genericità e silenzi omertosi. È arrivato davvero il momento di dire basta a tutto ciò e ribellarsi nelle forme e nei modi dovuti ma con chiarezza e nettezza in tutte le sedi politiche, sociali, culturali.

Solo in pochi – e tra questi il professore Gianfranco Viesti – hanno segnalato quello che potrebbe succedere nei Comuni del Sud se il Veneto e la Lombardia, ma anche la Liguria, il Piemonte, l’Emilia Romagna e la Toscana, insomma se tutto il Centro Nord Italia, si dovesse tenere il ‘residuo fiscale’ (circa 100 miliardi di euro) alla faccia della perequazione e della solidarietà sancita dalla Costituzione italiana del 1948:ovvero il crollo verticale delle finanze del Comuni del Mezzogiorno d’Italia. Già la situazione nei Comuni del Sud è drammatica. Se a questo si aggiungerà la ‘Secessione dei ricchi’ ci saranno problemi per la gestione degli asili nido, per le mense scolastiche, per gli anziani, per i minori a rischio, per la manutenzione di scuole e strade e via continuando. Un disastro. È chiaro tutto ciò ai solerti soloni meridionali?

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