Lamezia Terme - Il richiamo di Nicola Gratteri non si smentisce e la piazza di Trame a Lamezia testimonia l'attesa del suo intervento. Il procuratore della Dda catanzarese, è l'ospite dell'appuntamento serale della terza giornata del Festival dei libri sulle mafie, per parlare di trent’anni di lotta alla 'ndrangheta e del suo ultimo libro "La Costituzione attraverso le donne e gli uomini che l’hanno fatta", del quale in verità fa un accenno solo alla fine del colloquio con il giornalista Arcangelo Badolati. "E' un momento difficile - risponde alla prima domanda sulla scoperta del progetto della '‘ndrangheta di un attentato alla sua persona - un momento di massima attenzione perché il rischio è aumentato, ma non c'è alternativa. Ringrazio tutte le forze dell'ordine; sento l'affetto di tutti e il bene che mi manifestano". Dal governo si è fatto sentire qualcuno? "Ci siamo sentiti ma più di questo non si può fare". E sulla paura della morte, Gratteri ribadisce quanto già affermato nelle scorse settimane: "Paura? Si ma non so fare altro. Cosa dovrei fare? Cambiare mestiere? Vale la pena rischiare la vita per dare speranza". E poi una serie di argomenti che Gratteri non si stanca di affrontare in tv e nelle presentazioni.
VIDEO
"Sono arrabbiato come cittadino - ha stigmatizzato - da un po’ di anni stava aumentando la credibilità con operazioni importanti, nonostante qualche giornale mi calunnia perché, dicono, arrestiamo persone e poi li scarcerano ma è un falso storico. Non c'è nessuna ingiusta detenzione". Quindi i temi della riforma della giustizia a partire da fatto che "tutti i quesiti referendari erano inutili. Tutte le riforme di questo Governo non servono a niente. Se non si arriva entro due anni all'Appello tutto è inutile. Il 50 per cento delle sentenze di primo grado saranno improcedibili". Gratteri si è chiesto come si fa a "non tenere conto di reati come la corruzione, reati ambientali, reati nelle istituzioni. Si tratta di riforme approvati da tutti i partiti, ricordatelo. È inutile poi andare alle commemorazioni a Palermo e battersi il petto. Tutte chiacchiere".
Su Falcone e Borsellino
"Erano due grandi intelligenze, capivano le cose 20 anni prima degli altri e per questo erano diffamati e calunniati anche all'interno delle istituzioni. I gattopardi però quando sono morti sono saliti sul carro. Gente ancora viva che va in giro a dire che era loro amico. I morti però non si possono difendere, non possono parlare e tocca a noi difenderli. Borsellino era riservato e con una forte personalità. Falcone più ironico, ma non nella sostanza".
Sull'Agenda rossa di Borsellino
"La vedova spiega perché è stata presa. Lui ogni volta che tornava da Roma era arrabbiato. Perché io immagino che andava a Roma per organizzare una strategia, chiedeva più uomini e mezzi e quella agenda non bisognava trovarla perché era come un diario dove c'erano scritte tutte queste cose. Chi incontrava e cosa si dicevano. Fino a quando non si trova quell'agenda non si saprà nulla. Chi ha quell'agenda ha il potere del ricatto. Il trentennale su queste morti si doveva fare con riforme serie e non con parate".
Mancata nomina procura nazionale
Gratteri torna anche sulla mancata nomina a procuratore nazionale antimafia. "Melillo è un bravo organizzatore. Io sono un ribelle, voglio cambiare. Ho un approccio diverso; faccio il motivatore con la polizia giudiziaria. Avevo la guerra in testa, ma va bene lo stesso vado avanti".
Il libro
"La Costituzione attraverso le donne e gli uomini che l’hanno fatta" è un libro educativo, uno di quelli per spiegare il valore della libertà e della democrazia. Scritto come sempre a quattro mani con Antonio Nicaso, Gratteri parla dei padri della Costituzione, citando Pertini su tutti. Il volume è dedicato a diversi personaggi che hanno lasciato segni indelebili nella vita politica e sociale del nostro Paese. A parte Pertini, si parla citare, fra gli altri, Lina Merlin, Adele Bei, Teresa Noce, Giorgio La Pira, Giuseppe Dossetti, Rita Levi-Montalcini, Franca Viola, Primo Levi. Un libro diviso in tre parti dove viene spiegata la Costituzione; i sui principi e i grandi temi quali libertà e famiglia, salute e scuola.
Sulle vittime di Lamezia
Gratteri, infine, non si sottrae quando viene sollecitato ad esprimersi sulle vittime della mafia lametina. Quelle eccellenti, come il giudice Ferlaino e il sovrintendente Aversa e la moglie, ma anche quelli dei due netturbini, Cristiano e Tramonte. "Ho letto i fascicoli. Ferlaino era un massone e per quanto io so, si opponeva all'ingresso della 'ndrangheta nella massoneria. La morte di Aversa - ha aggiunto Gratteri - matura in un un'atmosfera in cui la 'ndrangheta lametina aveva un grande potere ed era collegata con quella di San Luca e anche del Vibonese. La mafia a Lamezia era una mafia di serie A. Vi è stata una sottovalutazione, si combatteva la mafia a mani nude con un commissariato di quattro gatti. La mafia qui aveva un delirio di onnipotenza. Anche sulla vicenda dei netturbini ho letto le carte ed ho provato rabbia perché si poteva risolvere, c'è stata una congiuntura di eventi ma speriamo che si possa fare qualcosa. Spesso noi incontriamo collaboratori di giustizia dai quali cerchiamo sempre di sapere. Vi posso dire di non abbattervi; su Lamezia abbiamo fatto tante operazioni e ne faremo ancora. C'è ancora tanto da fare".
A. C.
© RIPRODUZIONE RISERVATA