Roma - "Con dolore informo che il Papa Emerito, Benedetto XVI, è deceduto oggi alle 9:34, nel Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano". Lo dichiara il direttore della Sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni. Il Papa emerito Joseph Ratzinger, il primo ad abdicare da sei secoli, è morto nel suo appartamento tra le mura dell'ex monastero Mater Ecclesiae, nella Città del Vaticano, dove si era ritirato dal 2013 per dedicarsi alla preghiera e ai suoi scritti teologici. È stato il 265mo Papa della Chiesa cattolica e il settimo pontefice di nazionalità tedesca. Innovatore della Teologia, è stato considerato uno dei più illustri intellettuali dell’ultimo secolo. È stato il primo Papa nella storia a comunicare con il mondo tramite un social network quando, il 12 dicembre del 2012, postò il suo messaggio di saluto su Twitter. Nato il 16 aprile 1927, a Marktl am Inn in Germania, salito al soglio pontificio il 19 aprile 2005 con il nome di Benedetto XVI, è rimasto in carica fino al compimento del suo 86esimo compleanno quando decise di ritirarsi. Da lunedì 2 gennaio il corpo del Papa Emerito sarà nella Basilica di San Pietro in Vaticano per il saluto dei fedeli. Lo informa la Santa Sede.
Nell’ottobre del 2011 era stato in visita a Lamezia nell'area industriale che ora porta il suo nome: “Papa Benedetto XVI” e dove fu accolto da almeno 40mila fedeli.
Ratzinger ai calabresi disse "Non cedete al pessimismo"
“Sono venuto per condividere con voi gioie e speranze, ideali di questa comunità diocesana. So che anche a Lamezia come in tutta la Calabria non mancano problemi e preoccupazioni. Non cedete al pessimismo, fate appello alle risorse della vostra fede e delle vostre capacità umane”. Con queste parole Papa Ratzinger salutò la Calabria nella sua visita pastorale del 9 ottobre del 2011. Parole di speranza e di conforto, quelle di Papa Ratzinger, nella tappa a Lamezia.
Durante l’Angelus Papa Ratzinger affidò alla Madonna la comunità diocesana calabrese, affinché possa camminare unita nella fede, nella speranza e nella carità. “Se osserviamo questa bella regione – disse poi nella sua omelia Papa Ratzinger - riconosciamo in essa una terra sismica non solo dal punto di vista geologico, ma anche da un punto di vista strutturale, comportamentale e sociale; una terra, cioè, dove i problemi si presentano in forme acute e destabilizzanti; una terra dove la disoccupazione è preoccupante, dove una criminalità spesso efferata, ferisce il tessuto sociale, una terra in cui si ha la continua sensazione di essere in emergenza. All’emergenza, voi calabresi avete saputo rispondere con una prontezza e una disponibilità sorprendenti, con una straordinaria capacità di adattamento al disagio. Sono certo che saprete superare le difficoltà di oggi per preparare un futuro migliore. Non cedete mai alla tentazione del pessimismo e del ripiegamento su voi stessi. Fate appello alle risorse della vostra fede e delle vostre capacità umane; sforzatevi di crescere nella capacità di collaborare, di prendersi cura dell’altro e di ogni bene pubblico, custodite l’abito nuziale dell’amore; perseverate nella testimonianza dei valori umani e cristiani così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione”. Per la Calabria quel 9 ottobre 2011 fu una giornata davvero straordinaria e indimenticabile, anche perché dopo la tappa a Lamezia Terme Papa Ratzinger si recò alla Certosa di Serra San Bruno, uno dei luoghi di maggiore richiamo religioso della regione, per incontrare i monaci certosini: la visita alla Certosa serrese rappresentò un momento di fortissima emozione e di profondissima spiritualità.
Reazioni
Occhiuto: “Uomo di fede e teologo, ha guidato Chiesa nella modernità”
“È morto Joseph Ratzinger, il Papa emerito Benedetto XVI. Un grande uomo di fede, un teologo sopraffino, un Pastore che da prelato prima e da Pontefice dopo ha saputo guidare la Chiesa nella modernità, senza mai tralasciare la storia e le tradizioni. Una preghiera per la sua anima”. Lo scrive su Facebook Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria.
Nicotera: “Tenerezza, amore per noi e umiltà saranno sempre un faro”
“Un abbraccio forte e commosso al nostro Papa Emerito Benedetto XVI. I nostri cuori e le nostre preghiere sono rivolti al cielo. I nostri occhi, le nostre menti e i nostri pensieri vanno al 9 ottobre 2011, quando il Santo Padre venne a farci visita per incontrare Lamezia Terme e la Calabria tutta, in quell'area che ora porta il suo nome. Grazie Padre, la sua tenerezza, il suo amore per noi e la sua umiltà saranno sempre un faro”. Così Giancarlo Nicotera Presidente del Consiglio Comunale di Lamezia Terme.
Speranza: "Il ricordo della visita di Papa Benedetto"
"Papa Benedetto è stato sicuramente un uomo di cultura straordinaria e raffinata, non solo un eccezionale teologo. Con le sue dimissioni e con la sua presenza a fianco di Papa Francesco ha cambiato la storia della Chiesa e sarà ricordato nel futuro. Prima di lui non esisteva e non si immaginava nemmeno il termine: Papa Emerito. Abbiamo avuto la possibilità di conoscerlo e perché è venuto in mezzo a noi il 9 ottobre 2011. È arrivato ed è ripartito da Lamezia, è stato nel nostro centro storico, nell’area industriale ha celebrato la messa e poi è andato alla Certosa di Serra S. Bruno. Rivolgendosi a noi calabresi disse: 'Se osserviamo questa bella regione, riconosciamo in essa una terra sismica non solo dal punto di vista geolologico ma anche da un punto di vista comportamentale e sociale... Una terra in cui si ha la sensazione di essere in continua emergenza... Non cedete mai al pessimismo'. Parole profetiche. Grazie Papa Benedetto".
Magorno (IV): "Ha lasciato una traccia indelebile"
"Cordoglio per la morte di Benedetto XVI, il suo pontificato ha lasciato una traccia indelebile nella storia della Chiesa. A lui il nostro grazie". Così su Facebook il coordinatore regionale di Italia Viva Calabria Ernesto Magorno.
Mancuso: “Teologo rigoroso e dall’immensa cultura”
“Esprimo il cordoglio del Consiglio regionale della Calabria per la morte del Papa emerito Benedetto XVI, teologo rigoroso e dall’immensa cultura. Nei calabresi, che hanno avuto, a ottobre del 2011, il privilegio di una sua visita pastorale a Lamezia Terme, (con 40mila fedeli accorsi), e nella monumentale Certosa di Serra San Bruno sulle orme del monaco tedesco Brunone di Colonia, è vivo il ricordo delle sua lucida analisi: ‘Una terra dove i problemi si presentano in forme acute e destabilizzanti; una terra dove la disoccupazione è preoccupante, dove una criminalità spesso efferata ferisce il tessuto sociale. Una terra in cui si ha la continua sensazione di essere in emergenza’. Così com’è ancora vivo - aggiunge il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso - il ricordo delle sue esortazioni ai calabresi ‘a fare appello alle risorse della nostra fede e delle nostre capacità umane, per non arrendersi e non cedere al pessimismo, sforzandoci di crescere nella capacità di collaborare e di prendersi cura dell’altro e di ogni bene pubblico’. Certo - disse - che i calabresi sapranno superare le difficoltà di oggi per preparare un futuro migliore”.
Ferro: “Sue parole a Lamezia richiamo straordinario a amore e responsabilità”
“Non cedete mai alla tentazione del pessimismo e del ripiegamento su voi stessi. Fate appello alle risorse della vostra fede e delle vostre capacità umane; sforzatevi di crescere nella capacità di collaborare, di prendersi cura dell’altro e di ogni bene”. Le parole rivolte da Papa Benedetto XVI ai calabresi durante l’emozionante visita del 2011 a Lamezia Terme restano un richiamo straordinario all’amore e alla responsabilità verso una terra in continua emergenza, con problemi acuti e destabilizzanti, ma forte del carattere tenace e generoso della sua gente. È una testimonianza che personalmente, da calabrese, considero tra le più preziose lasciate da Papa Ratzinger. Un pontefice che ha avuto il merito straordinario di segnare dei punti fermi, dal punto di vista religioso e culturale, sui temi della libertà religiosa, sul rapporto tra etica e vita sociale, sui pericoli del relativismo”. Così il sottosegretario all'Interno Wanda Ferro sulla scomparsa di Papa Ratzinger
Monsignor Perego: “Benedetto XVI e i migranti, un ricco magistero”
“Il Magistero che Papa Benedetto XVI ci lascia sulle migrazioni è ricco, soprattutto negli otto Messaggi delle Giornate mondiali per il migrante e il rifugiato negli anni del suo Pontificato (2005-2013), a partire dal primo del 2013, dove definisce le migrazioni ‘segno dei tempi’. Le prospettive in cui si muove il suo Magistero sul tema delle migrazioni, sono state riassunte dallo stesso Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in veritate (2009), al n. 62 : “Un altro aspetto meritevole di attenzione, trattando dello sviluppo umano integrale, è il fenomeno delle migrazioni. È fenomeno che impressiona per la quantità di persone coinvolte, per le problematiche sociali, economiche, politiche, culturali e religiose che solleva, per le sfide drammatiche che pone alle comunità nazionali e a quella internazionale. Possiamo dire che siamo di fronte a un fenomeno sociale di natura epocale, che richiede una forte e lungimirante politica di cooperazione internazionale per essere adeguatamente affrontato. Tale politica va sviluppata a partire da una stretta collaborazione tra i Paesi da cui partono i migranti e i Paesi in cui arrivano; va accompagnata da adeguate normative internazionali in grado di armonizzare i diversi assetti legislativi, nella prospettiva di salvaguardare le esigenze e i diritti delle persone e delle famiglie emigrate e, al tempo stesso, quelli delle società di approdo degli stessi emigrati. Nessun Paese da solo può ritenersi in grado di far fronte ai problemi migratori del nostro tempo. Tutti siamo testimoni del carico di sofferenza, di disagio e di aspirazioni che accompagna i flussi migratori. Il fenomeno, com'è noto, è di gestione complessa; resta tuttavia accertato che i lavoratori stranieri, nonostante le difficoltà connesse con la loro integrazione, recano un contributo significativo allo sviluppo economico del Paese ospite con il loro lavoro, oltre che a quello del Paese d'origine grazie alle rimesse finanziarie. Ovviamente, tali lavoratori non possono essere considerati come una merce o una mera forza lavoro. Non devono, quindi, essere trattati come qualsiasi altro fattore di produzione. Ogni migrante è una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione”. Sono prospettive che si muovono nella tradizione del Magistero e dell’azione sociale della Chiesa, ribadite anche nell’Angelus della domenica 10 gennaio 2010 (dopo i fatti di Rosarno) e del Messaggio per la Giornata Mondiale delle Migrazioni (16 gennaio 2011), dal titolo: ‘Una sola famiglia umana’. Un messaggio che riprende il tema del diritto di migrare, già affermato da Giovanni XXIII nell’enciclica Mater et Magistra (n. 30) e ribadito da Paolo VI nell’enciclica Octogesima Adveniens (n. 17), e al tema di una fraternità universale che chiede di leggere l’accesso e la destinazione dei beni dentro la prospettiva di una cittadinanza universale: tema approfondito poi da papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti. L’ultimo messaggio per la Giornata mondiale dei migranti e rifugiato, del 2013, Papa Benedetto XVI lo ha dedicato al tema «Migrazioni: pellegrinaggio di fede e di speranza», in concomitanza con le celebrazioni del 50° anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II e del 60° della promulgazione della Costituzione Apostolica Exsul familia, mentre tutta la Chiesa era impegnata a vivere l’Anno della fede, raccogliendo con entusiasmo la sfida della nuova evangelizzazione. “Fede e speranza - scriveva Papa Benedetto XVI - formano un binomio inscindibile nel cuore di tantissimi migranti, dal momento che in essi vi è il desiderio di una vita migliore, unito molte volte alla ricerca di lasciarsi alle spalle la «disperazione» di un futuro impossibile da costruire”. La sua morte ci consegna questa fede e questa speranza dei migranti per costruire con loro il nostro futuro, come ha ripetuto Papa Francesco nel Messaggio per la Giornata dei migranti e dei rifugiati di quest’anno. Un Magistero che continua”. Così in una nota monsignor Gian Carlo Perego arcivescovo di Ferrara-Comacchio, presidente Cemi e Fondazione Migrantes.
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