A Lamezia la testimonianza di Emanuela De Vito, sopravvissuta al femminicidio: "Dobbiamo avere il coraggio di dire subito no"

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Lamezia Terme - “Non voglio che la mia storia resti narrazione. Deve invece servire a far capire che bisogna spezzare quel filo ai primi segnali di violenza. Dobbiamo avere il coraggio dire no, perché non scordiamoci che il potere al maltrattante lo diamo noi”. La cruda testimonianza di Emanuela De Vito, sopravvissuta al femminicidio, fa venire i brividi. Era il 2005, quando l’ex fidanzato la riduce in fin di vita con quattro coltellate sferrate con un’arma infetta. Poi, la battaglia più difficile: un processo “devastante in cui ero sola, con i parenti del mio ex fidanzato tutti schierati contro di me. Praticamente, io non esistevo”.

Emanuela, con una forza d’animo incredibile, racconta questa terribile vicenda personale nell’incontro “Nessuno di noi deve sentirsi solo, nessuno è solo”, nella sala convegni dell’Orto botanico “Dossi Comuni”, incentrato appunto sul tema della violenza sulle donne e sulla violenza in genere, tra cui il bullismo. Una mattinata ricca di profondi spunti di riflessione, nello splendido polmone verde a due passi dalla città, che si arricchisce di un’iniziativa simbolica: la posa e la scoperta di panchine di colore rosso a forma circolare, ideate e realizzate da Raffaello Conte. Anche in questo caso il messaggio è chiaro: solo con un’azione corale si può sconfiggere la violenza.

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A introdurre e coordinare l’evento, alla presenza degli alunni della Prima C dell’Istituto comprensivo “Ardito-Don Bosco”, è Giancarlo Nicotera, presidente nazionale dell’Associazione forense italiana (Afi). Che esordisce: “Siamo qui volutamente, perché questo luogo dà bellezza contro gli artefici della violenza. L’unica possibilità di uscita che abbiamo è fare rete. Spesso si pensa che se si denuncia si viene poi additati come infami. Semmai l’infame è chi commette violenza”. Nicotera quindi annuncia che al primo consiglio comunale proporrà con il suo gruppo una mozione affinché il Comune si costituisca parte civile nei processi per tentato femminicidio e femminicidio. Si passa poi ai saluti istituzionali di Antonello Bevilacqua, presidente del consiglio dell’Ordine degli avvocati lametini; di Simone Cicco, assessore comunale alla Cultura, e di Pino Zofrea, presidente della Camera penale di Lamezia. Dopo, gli interventi di Tommaso Cozzitorto, scrittore e critico letterario e d’arte; Valentina Davoli, psicoterapeuta; Ramona De Sando, autrice della parte giuridica del manuale “Maltrattamenti psicologici e violenze fisiche”; Maria Gaetana Ventriglia, vicecommissario della polizia di Lamezia, e il sindaco Paolo Mascaro.

Per Cozzitorto, le parole chiave sono “dignità, rispetto e superamento di ogni tipo di diversità”. Davoli afferma che “la violenza sulla donna è la distruzione dell’amore e della libertà dell’altro, la cui radice è da ricercare nel retaggio della mentalità patriarcale come egemonia di un genere sull’altro”. De Sando, invece, approfondisce nel dettaglio la legge 71 del 2017 su bullismo e cyberbullismo; la Convenzione di Istanbul e la legge 119 del 2013. Il vicecommissario Ventriglia non ha dubbi: “Una grande responsabilità ce l’hanno tutti coloro che si girano dall’altra parte. E questa è una doppia sconfitta, dovuta alla solitudine e all’ostracismo”. Forte l’appello ai ragazzi del sindaco Mascaro: “Siate testimoni attenti e tendete la mano a chi si sente solo. È la solitudine il vero dramma. Ma voi potete cambiare tutto”.

Giuseppe Maviglia

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