Minniti: “A giugno Piano nazionale integrazione migranti”

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Roma - Entro il mese di giugno il Viminale metterà a punto un 'Piano nazionale per l'integrazione' dei migranti che hanno diritto a rimanere in Italia, un "progetto organico" che va dall'assistenza sanitaria all'istruzione fino alla formazione degli imam: perché se è "sbagliata e fuorviante" l'equazione immigrazione-terrorismo, può esservi un "rapporto" tra mancata integrazione e terrorismo. L'annuncio arriva dal ministro dell'Interno Marco Minniti che, in audizione in Commissione d'inchiesta sui migranti, ribadisce la necessità di "governare" e non di "inseguire o subire" il fenomeno migratorio: "l'Italia ha dimostrato in questi anni di saper reggere una grandissima prova, di fronte a flussi importanti. E ha dimostrato di saper accogliere, mantenendo uno spirito di solidarietà. Ma siamo al punto in cui bisogna dire con chiarezza che il processo va governato, perché non ci sono soluzioni miracolistiche".

Se, dunque, da un lato è fondamentale bloccare i flussi irregolari con tutte le forze poiché "i trafficanti di uomini sono allo stesso livello dei terroristi dell'Is, accumunati dalla mancanza assoluta di rispetto per la vita umana", e procedere ai rimpatri di chi non ha diritto, dall'altro è necessario rivedere tutto il sistema d'accoglienza, creando - per chi rimane - le condizioni per una vera integrazione. I numeri, d'altro canto, sono chiari: i dati di Frontex del 2016 confermano che, dopo l'accordo tra Ue e Turchia, i viaggi sulla rotta balcanica occidentale e orientale si sono ridotti rispettivamente dell' 84% e del 72%, mentre quelli sulla rotta del Mediterraneo centrale sono aumentati del 18%. La conseguenza è che nel nostro paese, dall'inizio dell'anno, sono sbarcati già 10.700 migranti, vale a dire il 35% in più rispetto all'anno scorso. E altri 730 sono stati soccorsi nella giornata di oggi. Il Piano che arriverà in Parlamento entro giugno, spiega Minniti, si articolerà in una serie di punti: "inserimento socio-lavorativo, assistenza sanitaria, formazione linguistica, ricongiungimento familiare, istruzione e riconoscimento dei titoli di studio". E procederà di pari passo con altri tre aspetti che al Viminale ritengono cruciali e parte di un'unica strategia: l'aumento dei fondi per i minori stranieri non accompagnati (passati dai 112 milioni all'anno del 2016 ai 170 stanziati per il prossimo triennio), l'accoglienza diffusa e l'islam italiano.

Sul secondo punto, Minniti è stato chiaro: "la scelta che abbiamo fatto è di puntare su un'accoglienza diffusa, che non è una cosa semplice da gestire ma è la migliore possibile e ci consente di superare i grandi centri". Un modello che prevede la collaborazione dei Comuni, che fino ad oggi non c'è stata visto che solo 2.600 su 8mila hanno dato la loro disponibilità. Con l'Anci è già stato siglato un accordo e il ministro ha ipotizzato di aumentare gli incentivi per i Comuni virtuosi: "se questo modello si rafforza, va stabilizzato e anzi rafforzato il contributo premiale". Quanto all'ultima questione, Minniti ha citato l'accordo di qualche settimana fa con le principali associazioni dell'islam italiano: se i quattro punti previsti (pubblicità dei luoghi di culto e delle moschee, albo degli imam e formazione, sermoni in italiano e trasparenza dei finanziamenti per la costruzione di moschee) "dovessero reggere alla prova dei fatti, si aprirebbe la strada ad un'intesa con l'Islam italiano". E questo, assieme al Piano per l'integrazione, rappresenterebbe "una porta aperta sul futuro del nostro paese, non solo per quanto riguarda la convivenza civile ma anche sul terreno della sicurezza".

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