Lamezia Terme - Prima o poi tutti i nodi vengono al pettine. Così recita un noto proverbio che calza a pennello per l’attuale situazione d’immobilismo in casa Vigor Lamezia. La coesistenza di due distinte società in una, com’era prevedibile non ha tardato ad innescare le prime frizioni. D’altra parte, da che mondo e mondo nel calcio raramente si è vista una società presieduta da un imprenditore senza alcuna quota sociale e per di più facoltoso, giovane ed ambizioso; quindi giocoforza poco propenso a togliere soldi ed avere limitato potere decisionale. Tanto più se arrivato quando già determinate caselle, leggi allenatore, direttore generale e direttore tecnico, erano state riempite dai vecchi soci. Da qui alla nomina di un ulteriore diggì, poi trasformato in diesse giusto per una questione di opportunità formale, stavolta di totale nomina mirabelliana, il passo è stato molto breve. L’attuale dirigenza vigorina consta, quindi, di due anime diverse, come evidenziato da ruoli doppi ed autonomie improprie.
Il trio capeggiato dal co-presidente Butera probabilmente pensava di poter limitare il potere decisionale del neo arrivato, commettendo in ciò un errore madornale. Marco Mirabelli non è infatti tipo da ruoli comprimari, avendo notevoli disponibilità economiche e, di conseguenza, legittime ambizioni di farsi strada nel panorama calcistico regionale. Esigenze, quest’ultime, che mal si conciliano con quelle di colui che continua a detenere da solo la stragrande fetta delle quote societarie biancoverdi e che non ha alcuna intenzione di cederle almeno fin quando i suoi ricorsi personali avverso le sentenze del processo Dirty Soccer non giungeranno a conclusione.
Un tunnel senza, almeno apparente, via di uscita, quello in cui è precipitato il club di via Marconi tra il disinteresse sempre crescente del popolo vigorino, sempre più deciso a non rimettere piede al D’Ippolito fin quando la vecchia dirigenza non sarà uscita definitivamente di scena. D’altronde, l’ultima disgraziata stagione ha lasciato pochi dubbi in tal senso. Se non si è stati in grado di allestire una rosa appena decente per il campionato di serie D, se non dopo avere letteralmente regalato le prime dieci giornate (gap risultato poi incolmabile da recuperare), né di rinforzarla a dovere a dicembre/gennaio con un centrocampista ed un centravanti di esperienza, né tantomeno di pagare, eccetto i primi due mesi, i rimborsi spesa ai vari Malerba e compagni, come si può pretendere che la tifoseria continui a riporre fiducia in questi dirigenti, peraltro direttamente o indirettamenti responsabili anche per la prima delle due retrocessioni consecutive? D’altra parte, se Butera e company avessero avuto veramente voglia di allestire una rosa capace di ammazzare il massimo torneo regionale, non avrebbero avuto certo bisogno del sostanzioso aiuto economico di Mirabelli.
Si pretende, forse, la classica “botte piena e moglie ubriaca”? Una cosa è certa, la Vigor Lamezia non merita un’eventuale nuova agonia calcistica dopo quella dell’ultima stagione, che l’ha vista sprofondare, a distanza di oltre ventanni, nei campi dilettantistici regionali. Urge un confronto (potrebbe tenersi stasera essendo rientrato dall’estero il socio Torcasio) schietto e risolutivo tra le due anime societarie. O Mirabelli diventa a tutti gli effetti il nuovo proprietario del sodalizio lametino, oppure la vecchia dirigenza riporti la squadra tra i professionisti nel breve volgere di un paio di stagioni. In altri termini, in attesa dei ricorsi sulla vicenda Dirty Soccer e delle sentenze previste per i due nuovi deferimenti riguardanti le gare del girone di ritorno della Lega Pro 2014-15 contro Casertana e Juve Stabia, si allestisca, se ne si è capaci, uno squadrone capace di vincere a mani basse l’Eccellenza calabrese, provvedendo, immediatamente, a saldare tutti i tesserati della scorsa stagione oltre che a mettere mani al portafogli per risistemare, prima che sia troppo tardi, l’ormai abbandonato manto erboso del D’Ippolito. Viceversa, ci si tolga di mezzo una volta per tutte, lasciando campo libero all’ex patron della Luzzese che, fino a prova contraria, in queste poche settimane ha dimostrato di avere idee chiare e solidità economica. A dire il vero, ci sarebbe anche una terza ed ultima opzione, che, però, al momento risulta poco praticabile (sebbene spifferi di corridoio segnalino, nelle ultime ore, un leggero “ammorbidimento” dei vecchi soci verso le posizioni di Mirabelli), ovvero che l’ultimo arrivato acquisisca quantomeno la maggioranza delle quote e, quindi, il vero comando della situazione.
Intanto ci ritroviamo a poco più di una settimana dall’esordio in Coppa Italia (il 28 agosto in casa della Gioiese) con un organico privo di portieri (l’esperto Marino non ha ancora firmato pur essendosi aggregato al gruppo sin dal primo giorno di ritiro) e di una classica prima punta di peso, nonché senza massaggiatore e medico sociale. Si fosse verificata qualche anno fa (almeno una decina), una siffatta querelle societaria, la tifoseria sarebbe subito insorta facendo ferro e fuoco. Invece, la passione ed il calore paiono proprio avere ormai lasciato il posto alla delusione ed alla rassegnazione. Il giocattolo Vigor si è ormai rotto, in modo irreparabile? Lo scopriremo presto. Tra un’oretta, al Riga, ultima uscita amichevole prima della Coppa Italia. Avversario dei biancoverdi sarà il Belvedere Marittimo, fresco di ritorno in Promozione.
Ferdinando Gaetano
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