Finalmente la legge sulle Unioni Civili. Qualche rinuncia in cambio della fiducia

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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pino_gulla.jpgE’ passato il maxi-emendamento che ha modificato in parte il ddl Cirinnà con 173 “sì” e 71 “no” senza stravolgere la sostanza della  legge, anzi permane la stragrande maggioranza degli articoli. Per come si erano messe le cose a Palazzo Madama non si poteva ottenere di più ed anche politologi e giornalisti sono dello stesso parere. Non solo noi, felicemente single ed eterosessuali, siamo convinti del massimo possibile raggiunto in Senato, ma anche buona parte di un campione gay  (tremila persone) su cui è stato fatto un sondaggio che ha espresso la seguente opinione: il 23%, massimalista, ha bocciato la Cirinnà, il 48% l'ha considerata un compromesso accettabile, il 39% una conquista importante nella storia dei diritti. E noi stiamo con il 39%. Purtroppo si è dovuto rinunciare all’art. 5 (stralciato), l’adozione del configlio (la stepchild adoption), per arrivare al compromesso  in sede parlamentare. Secondo alcuni commentatori il risultato della votazione rappresenta politicamente una vittoria della parte cattolica (quella più tradizionale), presente in diversi schieramenti al Senato, e del gruppo ALA (Alleanza liberal-popolare per le autonomie) di Verdini, ex Forza Italia che da destra ha votato la fiducia al maxiemendamento. Sul Parlamento ballerino e i mancati salti del “canguro” rimandiamo alla lettura dei quotidiani. Vogliamo soffermarci sull’art. 5 per tranquillizzare chi soffre la situazione di difficoltà genitoriale a causa della non prevista (dal ddl  Cirinnà modificato) adozione del figlio di uno dei conviventi.

La Magistratura, per fortuna, è avanti, interviene nella realtà sociale perché  cerca di risolvere le carenze che ancora certa politica  non affronta. Ce lo spiega Melita Cavallo, già presidente del Tribunale  per i minorenni di Roma, ora in pensione. Per il suo lavoro ha ricevuto alti riconoscimenti, quale il Prix Femmes d’Europe 1995 dal Paramento Europeo e la Légion d’Honneur dal Presidente della Repubblica francese nel 2012.  Sulle adozioni riportiamo un pezzo dell’intervista  del 20 gennaio  scorso: “Sono 14 le adozioni a coppie omosessuali, almeno fino a 31 dicembre 2015, quando sono andata in pensione. Nella maggior parte dei casi si tratta di due donne, in un caso di una coppia di uomini (… ) Con l’art. 44 della legge 184 si sono fatte centinaia  [di adozioni], in tutti i tribunali: se non si fosse detto che le due persone in questione sono conviventi sarebbe andato tutto liscio. Ma il giudice non può discriminare in base all’orientamento sessuale, lo dice la Costituzione ”. E ancora, la presidente emerita si rifà ad una sentenza della Corte d’Appello di Roma pubblicata il 23 dicembre del 2015 che così recita sull’adozione in casi speciali: “… dare una forma legale a ciò che di fatto sussiste nella realtà della vita quotidiana e delle relazioni familiari a tutela del minore stesso”. Nell’intervista ci sono anche altri esempi che magari non entrano nel merito della stepchild adption, ma che, rivelando calore umano e  sensibilità sociale, straordinari in una società a volte fredda come la nostra, sottintendono la necessità e  l’urgenza di una legge in proposito. Ne citiamo alcuni: “E’ capitato  che una vicina di casa tenesse il bambino perché la madre aveva gravi problemi di salute, poi la madre si sia resa conto come la vicina fosse considerata dal figlio un punto di riferimento importante e  abbia consentito all’adozione [pur non essendoci legame affettivo tra le due donne]. Oppure un medico single che ha adottato un bambino con frequenti ricoveri in ospedale, la madre era single e ha dato il consenso. La novità ovviamente è l’elemento della convivenza  e della relazione affettiva [a proposito di art.5], ma come dicevo prima il giudice non può discriminare per questo”.

Non a caso la chiusa  della senatrice lametina Doris Lo Moro nel suo intervento a Palazzo Madama di qualche settimana fa è molto chiara: “Non riconoscere l’adozione  del figlio del partner dell’unione civile mentre per via giudiziaria la si sta riconoscendo per le coppie omosessuali, ancor prima della normativa sulle unioni civili, sarebbe discriminatorio e soprattutto lesivo del’interesse superiore del bambino al riconoscimento formale di un vincolo familiare che già esiste nella realtà”.  Sullo stralcio della stepchild adoption Monica Cirinnà ha detto: “E’ un buco nel mio cuore”. Ma la ministra Boschi lascia ben sperare: “Stiamo preparando una legge molto complessa che non riguarda solo le adozioni per le coppie gay. C’è da mettere mano all’intero impianto delle  adozioni, aggiornarlo, rivederlo, semplificarlo, porsi il problema delle adozioni  per i single. Con un unico faro: la tutela dei bambini”. A quando la legge?  Speriamo al più presto. 

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