Lamezia Terme – Presentato, nella sede dell’associazione Altrove, “Sulla sponda del fiume” ultimo romanzo della professoressa di scienze naturali Antonietta Vincenzo, Gigliotti editore, a conclusione della sua trilogia. Confiteor e Felicita i due lavori precedenti. L’evento che vede i saluti della padrona di casa Anna Cardamone si è adornato delle opere affisse nei locali dell’Associazione, frutto della mostra personale di pittura di Maria Patrizia Epifania dal titolo ‘Dialoghi’. È proprio vero che, come più volte affermato dalla stessa Vincenzo in numerosi convegni anche scolastici che si è avuto modo di seguire, numeri e parole possono stare bene insieme. Una dualità che sembra ripetersi, questa volta nel passaggio dalla prima alla terza persona del romanzo tutto al femminile dell’autrice, e che lascia intravedere qualche traccia autobiografica. “Una prosa levigata” – così la definisce il giornalista Pasquale Allegro che accanto all’autrice è chiamato a dire qualcosa e che ha già avuto modo di sviscerare bene le pagine della professoressa nel suo lavoro di editoria. Pacata nella sua semplicità l’autrice dichiara “Ho rafforzato l’idea di scrivere e di pubblicare grazie all’input lanciatomi da mia figlia – dice la Vincenzi guardando in direzione di Antonella Mongiardo che per tale occasione ha scelto di leggere alcuni frammenti del libro – I primi due libri sono frutto di scrittura di getto, quest’ultimo è invece un lavoro limato”.
Come si evince dal titolo è il fiume ad essere chiamato in causa, con la sue sponde. L’ambientazione, come fa notare Allegro, muta a seconda dei personaggi. Titti, uno dei due personaggi al femminile, è una donna forte, ribelle ed anticonformista, la quale passa intere giornate a riflettere sulla sponda del fiume. Ma il significato del fiume in questione è del tutto metaforico. “L’acqua montana impetuosa e giovane tende a trascinare, man mano che si dirige a valle diventa però più quieta, fino a placarsi completamente” – dice l’autrice riguardo il tratto forse più introspettivo e particolare della sua ultima fatica letteraria. E quando si parla di fiume, si pensa più facilmente a un fiume in piena, “mai nessuno dice degli argini del fiume” – legge ricordando Brecht la socia di Altrove Miriam Guzzi, mettendo in rilievo una estrema sensibilità anche verso il valore del silenzio, verso quel tacito consenso che mantiene in vita, seppur distanti, nobili sentimenti. Oltre a Titti e Giovannella, l’altra protagonista del romanzo vuota ed esibizionista ,l’ altra sponda, compaiono in maniera del tutto secondaria e forse residuale anche gli uomini. Uno in particolare, senza nome, che resterà sempre impresso nella memoria di una delle due.
Ecco che le due sponde seppur differenti trovano il modo di unirsi, di restare insieme. Ad accomunarle è la forza delle donne, la voglia di continuare a lottare, di guardare sempre avanti, le due infatti non si fermeranno mai. Peculiarità della trilogia della Vincenzo è l’intero secolo del 900’. I personaggi del romanzo si muovono in un contesto sociale politico e culturale compreso tra il periodo post-bellico e i nostri giorni. La riforma agraria, l’esistenzialismo, la rivolta studentesca del 68 che fanno da sfondo al racconto, sono testimonianze e ricordi personali dell’autrice, che li ha vissuti in prima persona. “La sua scrittura traccia la quotidianità come evento straordinario, c’è dentro anche la cultura popolare, e rispetto agli altri due lavori della Vincenzo questo è molto esistenziale” – continua Pasquale Allegro – E poi la fuga della libertà, c’è nelle protagoniste un grande desiderio di fuggire via per poi ritrovarsi”.
V.D.
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