"Io resto a casa, quando didattica a distanza diventa valore formativo": presentato lavoro di scrittura degli alunni dell'istituto Sant'Eufemia

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Lamezia Terme - È stato presentato, in video conferenza, il lavoro di scrittura corale realizzato dalla classe V A dell’Istituto comprensivo di Sant’Eufemia Lamezia, intitolato “Io resto a casa- Riflessioni, pensieri e narrazioni al tempo del coronavirus”. All’incontro, oltre agli alunni-autori, le insegnanti e la dirigente scolastica Fiorella Careri, hanno preso parte gli assessori comunali Giorgia Gargano e Luisa Vaccaro, gli scrittori Patrizia Fulciniti e Gianni Paone e la blogger e scrittrice Ippolita Luzzo. La video conferenza è stata condotta dalla giornalista Maria Scaramuzzino che ha coordinato gli interventi facendo si che la dimensione virtuale  diventasse un luogo  concreto  e coinvolgente di discussione e condivisione  intorno alle tematiche offerte dagli scritti e dai disegni originali degli alunni, ma soprattutto un luogo in cui si sono di fatto condensati man mano valori, sentimenti, emozioni. Nel suo intervento introduttivo, la  dirigente Careri ha evidenziato  il valore formativo  del lavoro, “con il quale è stato  pienamente  tradotto il senso della didattica a distanza che non poteva né doveva  porsi come mera trasmissione di contenuti  bensì  come presenza della scuola  in una dimensione emergenziale in cui tutti i ritmi sono stati sconvolti e in cui , ancor di più , il processo di apprendimento non può prescindere dal coinvolgimento umano, dalla condivisione di esperienze, dalla riflessione personale, dalla dimensione affettiva”.

Hanno fatto seguito l’intervento di Teodolinda Coltellaro, che ha curato la realizzazione del libretto, e i saluti istituzionali degli assessori comunali Gargano e Vaccaro che hanno speso parole di apprezzamento per la sostanza valoriale dell’iniziativa. Di seguito  la blogger Ippolita Luzzo, dopo aver letto il testo denso di spunti di riflessione di un’alunna, ha  sottolineato la bellezza dei contenuti offerti da questo straordinario “diario”  della pandemia, “quella particolare bellezza del filo teso dall’insegnante e del come  ogni testimonianza sia in esso il segno di una fiducia tesa a rafforzare il senso della comunità”, proponendo  una  suggestiva similitudine, un’immagine evocativa di grande forza espressiva, in cui “gli alunni, mai soli ma sul filo teso, come tanti uccellini  cinguettano e si riposano fiduciosi di essere sostenuti dal filo e dal quale voleranno via dopo essere sostati”.  Sollecitati dalle domande mirate della giornalista, si sono alternati  gli interventi degli alunni, che, sottolineano dalla scuola, hanno “portato con sé sempre un carico di emozione, rendendo  a tratti commovente  lo spontaneo dire di sé stessi, di quanto scritto o pensato, dello straordinario vissuto  di un periodo  che li ha visti di colpo chiusi in casa a  sperimentare un nuovo modo di fare scuola, quella didattica  a distanza che significa “senza più abbracci, senza sorrisi,  senza quelle sottili complicità  tra coetanei che l’unicità e l’essenza dell’essere a scuola”.

L’intervento di Patrizia Fulciniti ha proposto una serie di puntuali considerazioni su quanto prodotto dai ragazzi. “La lettura delle riflessioni della classe quinta dell’Istituto Comprensivo di Lamezia, sulla loro vita nei tempi del coronavirus, mi ha spinto  - ha spiegato  la scrittrice Fulciniti-  a tirare fuori alcune parole chiave di grande suggestione, che toccano i temi emergenti della vita, della relazione interpersonale, della relazione con il proprio io, della relazione con la parola stessa.  Riformulo le loro definizioni: il cambiamento repentino, il tempo della mancanza, tempo lento del niente, la cui lentezza ci riconcilia con il mondo e la natura; il tempo del desiderio, tra cui il desiderio di libertà e quello di viaggiare per scoprire cose che non si possono dimenticare; il tempo della speranza e della tranquillità, il tempo della fiducia, il tempo dell’attesa e della solidarietà. A differenza di quanto si augurano gli alunni, io  non mi  auguro  che si possa tornare alla normalità, ma che questa esperienza ci insegni a rendere speciale  ogni attimo, a rispettare le risorse naturali del pianeta, a capire che non è l’economia a far girare il mondo”. Lo scrittore e poeta Gianni Paone ha messo in evidenza come i testi e i disegni dei ragazzi portino a due riflessioni: una di carattere generale e una nel merito di quanto è stato prodotto. “La riflessione generale riguarda il tema dell’isolamento sociale causato dal coronavirus, inteso come difficoltà e opportunità. La difficoltà legata alla necessità di costruire una diversa modalità di relazione che non prevede il contatto fisico e all’uso diverso della tecnologia, strumento per costruire relazione. L’opportunità che i ragazzi fanno emergere è quella relativa a un ritrovato rapporto con se stessi, che ha prodotto un’approfondita riflessione sul proprio stare al mondo, e con i genitori che si sono dovuti fermare. Dagli scritti sono emersi 4 temi fondamentali: la solitudine, la scoperta, la libertà e l’interiorità. In conclusione, il lavoro denota un’interessante maturità e attenzione a ciò che succede intorno a loro, il che fa ben sperare”. La video conferenza è stata un  luogo di incontro virtuale certo, ma  emozionante e  a tratti commovente,  che i ragazzi hanno reso un “ luogo speciale” cosi come  lo è il libricino costruito con i loro testi, i loro disegni, le loro speranze; quel luogo speciale  in cui - come scrive in premessa la Coltellaro-  ritessere relazioni e, in futuro, poter ripensare al perché gli è stato negato un tratto del percorso di crescita insieme. Nel futuro delle loro storie “Io resto a casa” sarà ricordo, storia collettiva di una nazione, del mondo, ma anche, soprattutto la loro storia al tempo del coronavirus.

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