Seconda relazione semestrale Dia: cosche lametine fortemente legate a ‘ndrine vibonesi e di San Luca

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Lamezia Terme – C’è sempre una attenzione particolare sul territorio di Lamezia da parte delle forze dell’ordine. Lo si legge nella relazione della Dia riferita al secondo semestre del 2016. Attenzione dovuta perché il comprensorio lametino è stato “scenario, nel corso del semestre, di una serie di fatti di cronaca giudiziaria, la cui portata non può essere trascurata nell’ottica di una compiuta analisi delle dinamiche criminali che caratterizzano l’area”.

Si fa riferimento, come viene specificato, sia all’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso, perpetrato il 9 agosto dell’anno scorso e sul quale si sta indagando per risalire a colpevoli e movente, e all’agguato teso due mesi dopo ad un altro avvocato, la cui auto fu colpita da alcuni colpi di armi da fuoco. Si ritorna a parlare, comunque, delle tre zone in cui potrebbe essere divisa Lamezia in base alle compagini criminali che le controllano: si tratta dei gruppi Iannazzo, Torcasio-Cerra-Gualtieri e Giampà, “cui si affiancano – specificano - formazioni minori”.

La ‘ndrangheta lametina, comunque, così come emerso anche in passato e anche da quanto raccontato dai collaboratori di giustizia, è fortemente legata ad altre compagini criminali. In particolare, “vanta, da sempre, rapporti con le varie articolazioni della famiglia Mancuso di Limbadi”. “Nel caso dei Cerra-Torcasio-Gualtieri i rapporti intercorrono anche con le ‘ndrine di San Luca e con soggetti di origine albanese, strumentali all’approvvigionamento di stupefacenti”. A proposito di questo, proprio recentemente c’è stata una operazione della Squadra Mobile di Vibo, insieme a quella di Catanzaro, su due omicidi irrisolti sul territorio vibonese nei primi anni del 2000, che hanno mostrato, ancora una volta, come ci sia una forte interconnessione tra le cosche lametine e quelle di altre zone della Calabria. I killer, infatti, erano stati prestati dalla mala lametina a quella vibonese, che in altri casi aveva restituito il favore. Nonostante tutto questo, comunque, “nel comprensorio della Piana Lametina – si sottolinea - permane una condizione di sostanziale stabilità e scarsa conflittualità tra le diverse compagini criminali, anche in ragione della pressante attenzione investigativa che, nel tempo e grazie a preziose collaborazioni, ha inciso efficacemente sugli assetti mafiosi, frenandone le mire espansionistiche”.

Operazioni che ormai da cinque anni si susseguono su tutto il territorio di Lamezia e del comprensorio: si parte da Medusa, passando da Perseo, Chimera, Medea, Andromeda, fino a quelle più recenti, come Dioniso, Crisalide, Nuove Leve che ha riguardato giovanissimi, o Filo Rosso. Questo però non basta se a queste azioni non sono accompagnate da quello che più volte è stato chiamato “cambio di rotta”.

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