Operazione “Cumbertazione” e “5 lustri”: ‘ndrangheta e appalti pilotati, le reazioni

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Reggio Calabria - Un vero e proprio impero economico, realizzato grazie a un cartello di 60 imprese colluse con la 'ndrangheta che controllavano gli appalti pubblici, aggiudicandoseli, nelle province di Reggio Calabria e Cosenza facendo perno sui solidi legami con la potente cosca dei Piromalli di Gioia Tauro. È il quadro che è merso oggi dall'operazione della Guardia di Finanza che ha portata al fermo di 35 persone in diverse citta' d'Italia ed al sequestro preventivo di 54 aziende. E diverse le reazioni delle personalità politiche e civili.

Bindi: “Rilevante risultato grazie a Dda Calabria”

"Ringrazio i procuratori di Reggio Calabria Federico Cafiero De Rhao e di Catanzaro Nicola Gratteri per l'importante operazione di contrasto delle infiltrazioni 'ndranghetiste nell'economia della piana di Gioia Tauro e nella provincia di Cosenza. La collaborazione tra le due DDA e la professionalità degli uomini della Guardia di Finanza e dello Scico, ha permesso di portare alla luce nuovi legami della criminalità organizzata calabrese con imprenditori insospettabili". A dirlo è la presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, intervenendo sull'operazione che oggi ha portato in Calabria al fermo di 35 imprenditori e di 54 imprese. "É stato messo a segno un rilevante risultato, che conferma l'impegno costante dello Stato per liberare la Calabria dal sistema di corruzione, imposizione 'ndranghetista e complicità che tiene sotto scacco aspetti rilevanti della vita sociale e produttiva della regione. Preoccupa l'estensione e la qualità della rete di collusioni e il numero delle aziende coinvolte, non solo in Calabria". "Ora tocca alle forze sane della società calabresi riconquistare gli spazi liberati dalla sopraffazione della 'ndrangheta e creare sviluppo ed occupazione capaci di crescere nella legalità. Non si può delegare solamente alle forze dell'ordine e alla magistratura l'affermazione dei principi della convivenza democratica", ha concluso Bindi.

Bova: “Inchiesta conferma giogo opprimente”

"Il quadro dipinto dall'indagine congiunta delle Procure di Catanzaro e Reggio Calabria che ha portato a scoperchiare un ben oliato sistema di accesso agli appalti pubblici da parte della 'ndrangheta e delle imprese ad essa contigue, segna l'ennesimo evidente manifesto di quanto ci sia da adoperarsi nelle amministrazioni pubbliche affinché si estirpi il male della corruzione dagli uffici e dalla politica". É quanto afferma il presidente della Commissione contro la 'ndrangheta del Consiglio regionale, Arturo Bova. "Ferma restando l'autonomia dei giudici che saranno chiamati a pronunciarsi sull'impianto accusatorio e ferme restando le garanzie costituzionalmente sancite per gli indagati - prosegue - questa inchiesta conferma ancora una volta quale sia il giogo che opprime la nostra regione e le impedisce di svilupparsi in maniera normale. La politica e le amministrazioni locali hanno il dovere di sostenere con forza un percorso di vera trasparenza. Proprio in questa direzione, va il nuovo testo della legge regionale antimafia a cui in questi mesi abbiamo lavorato e che presto sarà discusso in commissione già il 30 gennaio prossimo e presto nelle altre commissioni e in consiglio regionale: i fondi europei e nazionali che sono arrivati in Calabria rappresentano una vera e propria sfida amministrativa che dobbiamo vincere". "Questo nuovo testo unico, che mi auguro sarà presto realtà - conclude Bova - servirà proprio a fornire uno strumento di lavoro per tutte le amministrazioni calabresi perché con maggiore semplicità e linearità possano arrivare, ad esempio, alla definizione dei bandi per le opere pubbliche e alla loro assegnazione secondo i più alti criteri di trasparenza e legalità".

Morra: “Importante che pm portino avanti inchieste”

"In Calabria è importante sapere che la magistratura lavora e porta avanti delle indagini in maniera granitica, da non lasciar spazio a sorprese future così da poter capire che buona parte dei lavori pubblici vengono eseguiti ad interesse privato". Lo afferma in una nota il senatore del Movimento 5 Stelle Nicola Morra. "A Cosenza, ad esempio - prosegue - il gruppo Barbieri, società coinvolta nell'inchiesta che interessa 54 società con appalti in tutta Italia, sembra aver ottenuto lavori con gare truccate. Da quanto si apprende dalla stampa anche nella fase di realizzazione ed esecuzione dei lavori si è giocato sporco perché senza alcuna autorizzazione i progetti venivano modificati per non parlare dell'impiego di materiali assolutamente non idonei o di scarsa qualità a danno del bene comune. Speriamo che per il parcheggio di Piazza Bilotti l'utilizzo di materiali scadenti non abbia interessato la struttura portante, idem per l'aviosuperficie di Scalea o per l'impianto di risalita di Lorica. L'inchiesta ci fa capire che 100 milioni di euro sono stati gestiti dal pubblico e da chi amministra a favore di alcuni privati".

"Chiedo pertanto ai cittadini - conclude Morra - di dar fiducia a questo Stato perché alcuni magistrati sono persone serie. Facciamo rete con loro e diventiamo uno scudo compatto per queste persone che lavorano per la collettività. Voglio ringraziare la magistratura e la Guardia di finanza. Continuiamo a segnalare e denunciare dando linfa a chi può aiutarci a risollevare questa terra".

Santelli e Occhiuto: “Una trama inquietante”

"L'inchiesta di oggi, ove confermata dai giudici, svela una trama estremamente inquietante che collega l'imprenditoria alla criminalità organizzata. L'idea che tutte le grandi opere fossero gestite a monte da un cartello di imprese ovviamente crea sconcerto e preoccupazione. È da sottolineare la collaborazione fra le due procure distrettuali che mostra come dal lavoro comune si riesce ad individuare una lettura più esaustiva compiendo un salto di qualità nel contrasto ai fenomeni criminali". Lo affermano, in una nota, i deputati di Forza Italia Jole Santelli, coordinatrice regionale del partito in Calabria, e Roberto Occhiuto, vice coordinatore regionale.

M5s: “Bene arresti ma ci sono complicità politiche”

"L'inquinamento degli appalti è la regola di una Calabria piegata dalla 'ndrangheta e dalla complicità politico-burocratica verso l'imprenditoria dei clan. La verità è che nella regione l'economia è retta in lungo e largo dal sistema mafioso, che affama la comunità, ne distrugge le speranze e produce continuo spopolamento del territorio, lasciandolo alle logiche e alle manovre delle 'ndrine". Lo affermano in un comunicato congiunto i parlamentari M5s della Calabria, insieme ai membri M5s della commissione bicamerale Antimafia, a seguito degli arresti eseguiti dalla Guardia di Finanza nelle province di Reggio Calabria e Cosenza su ordine delle Dda di Reggio Calabria e Catanzaro. "Il nostro plauso - proseguono i parlamentari - alla magistratura e alla Guardia di Finanza, che hanno compiuto l'ennesima operazione per ripulire il sistema economico dalla presenza e dall'azione predatoria delle organizzazioni criminali. Purtroppo la lotta è difficilissima, perché le istituzioni politiche non sono capaci né hanno l'intenzione di arginare le connivenze, di verificare le procedure degli appalti e di sostenere il lavoro dei magistrati. La Calabria - concludono i parlamentari - è il confine ultimo di un'Italia morente, perché nella regione i rapporti economici sono condizionati da intrecci impensabili e da prossimità politiche e amministrative da sondare sino in fondo, con la grande ombra di regie massoniche. C'è bisogno di una forte indignazione popolare e di un investimento politico e culturale di lunga durata, per creare anticorpi sociali in grado di preservare l'economia del territorio e di riportare normalità. Il Movimento 5 stelle si sta muovendo in questa direzione, nonostante i condizionamenti del potere politico sul posto e la paura e l'opportunismo che ne derivano".

Pino Masciari: “Italia incancrenita dal malaffare”

"Serve a poco incentivare gli imprenditori a denunciare la corruzione se poi sono gli stessi imprenditori a farsene divulgatori di malaffare". Lo afferma lo storico testimone di giustizia calabrese Pino Masciari a proposito dell'operazione che oggi ha portato a 35 fermi e al sequestro di 54 imprese. "Quanto accaduto in Calabria non è un fatto esclusivamente calabrese ma italiano, il marcio, questo tipo di marciume è ovunque, come la 'ndrangheta che entra nell'anima delle persone rendendole avide di denaro ed indifferenti al danno sociale ed economico che provocano con le loro azioni. Trentacinque imprenditori, immaginate la mole di denaro sporco, appalti truccati con il benestare sicuramente di alcuni funzionari disonesti e chissà, magari qualcuno più in alto, mentre la disoccupazione e la povertà proliferano in un paese in decomposizione. L'Italia è questa, devastata dalla natura che non trova tregua martoriando povera gente onesta e di pari passo altra gente disonesta che devasta economicamente e socialmente il paese. Dove non arriva la natura, ci arriva l'uomo. Ma dov'è il limite, il confine di tutto questo marciume?", conclude Masciari, uno dei primi imprenditori a denunciare la 'ndrangheta.

Molinari (Idv): “Operazione che dà speranza”

"Ma esiste la democrazia in Calabria? I calabresi hanno qualche possibilità di uscire dallo stato di sudditanza a tanti 'poteri' illegali?". E' quanto si chiede il senatore di Idv e componente la commissione Antimafia, Francesco Molinari, commentando il fermo di 35 imprenditori da parte delle Dda di Reggio Calabria e Catanzaro nell'ambito di un'inchiesta che vede coinvolte 54 società, funzionari e dirigenti di imprese appaltanti con accuse che arrivano fino all'associazione di tipo mafioso. "Operazioni come questa - prosegue - danno qualche speranza ma devono essere accompagnate da un radicale cambio della classe dirigente. Temi fondamentali per i cittadini calabresi come rifiuti, sanità, gestione dell'acqua (forse prossima al commissariamento) devono vedere l'assunzione di responsabilità di tutti: imprenditori, sindacati, la cosiddetta 'società intermedia', i singoli cittadini". "È meglio forse andarsene da questa meravigliosa, ma maledetta terra, e sperare in un futuro altrove - conclude Molinari - ma io ho ancora speranza. Lavoro per modificare questo stato di cose e sarò l'ultimo a partire".

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