Caporalato nei centri di accoglienza, migranti sfruttati per lavori agricoli a Cosenza: 14 misure cautelari - VIDEO

migranti3.jpg

Cosenza - Un sistema di vero e proprio caporalato, ma anche una truffa ai danni delle istituzioni, emerge dall'inchiesta della Procura della Repubblica di Cosenza, che ha affidato ai carabinieri l'esecuzione di 14 misure cautelari eseguite stamane ed emesse dal Giudice per le indagini preliminari di Cosenza, Salvatore Carpino, su richiesta della Procura della Repubblica. 

Due le persone finite in carcere, 4 agli arresti domiciliari e 8 sottoposte a obbligo di dimora. Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, abuso d'ufficio e tentata truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche i reati contestati a vario titolo. Il sistema ha riguardato una trentina di migranti, che sarebbero stati impiegati in nero come braccianti, con paghe oscillanti tra i 15 e i 20 euro, dunque molto al di sotto di quelle previste per contratto, per una giornata lavorativa di 10 ore. Tra gli indagati, il presidente e due responsabili della gestione di un Centro di accoglienza straordinaria di Camigliatello Silano, accusati di avere illecitamente reclutato i rifugiati ospiti della struttura per essere impiegati in nero come braccianti e pastori in numerose aziende agricole della zona.

Le indagini sono partite nel settembre scorso, grazie alla denuncia di uno degli extracomunitari, tutti provenienti dall'Africa, in attesa del riconoscimento dello status di rifugiato. I migranti, secondo il racconto dell'uomo, lavoravano dalle 6 del mattino alla 17 e ricevevano un compenso di 15 euro. La denuncia ha fatto scattare le indagini che si sono avvalse anche delle riprese che avrebbero documentato gli spostamenti dei migranti. Il tutto corredato da intercettazioni e pedinamenti.

VIDEO

Le indagini che hanno portato all'operazione in corso, condotte dai carabinieri della Compagnia di Cosenza, erano iniziate a settembre del 2016 sotto la direzione del Procuratore aggiunto Marisa Manzini, e del sostituto procuratore Giuseppe Cava, ed il coordinamento del Procuratore della Repubblica Mario Spagnuolo. Gli elementi raccolti dai militari hanno permesso di accertare che i rifugiati, principalmente senegalesi, nigeriani e somali, venivano prelevati da due Centri di accoglienza straordinaria di Camigliatello Silano (Cosenza) e portati a lavorare in campi di patate e fragole dell'altopiano della Sila cosentina o impiegati come pastori per badare agli animali da pascolo. In particolare, il presidente e due responsabili della gestione di un centro di accoglienza risultano accusati di aver illecitamente reclutato i rifugiati loro affidati per essere impiegati in nero come braccianti e pastori in numerose aziende agricole del luogo, in concorso con i titolari di quest'ultime.

I responsabili del centro di accoglienza dovranno rispondere anche della manipolazione dei fogli presenza dei rifugiati, che venivano dati come presenti nel tentativo di ottenere i finanziamenti previsti dalla legge a sostegno della struttura di accoglienza. Il fenomeno ha riguardato complessivamente una trentina di rifugiati che sono stati sfruttati in nero per somme oscillanti tra i 15 e i 20 euro per una giornata lavorativa di 10 ore.

Contestato nuovo reato intermediazione

Nell'inchiesta della Procura della Repubblica di Cosenza viene contestato per la prima volta il nuovo reato di "intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro". Lo riferiscono, in una nota, i carabinieri. I militari, in particolare, stanno eseguendo due ordinanze di custodia cautelare in carcere, quattro ai domiciliari ed otto obblighi di dimora. 

Gestori dei Cas manipolavano presenze per ottenere rimborsi 

Impiegavano in aziende agricole della zona, per pochi euro, gli ospiti dei centri di accoglienza straordinaria (Cas) affidati loro in gestione e, mentre gli extracomunitari erano al lavoro, falsificavano i fogli di presenza al fine di intascare dallo Stato il rimborso, pari a 35 euro a persona, riconosciuto loro per le spese di mantenimento dei migranti. 

Caporalato nei Cas, botte a chi era "lento" al lavoro 

Troppo lento sul posto di lavoro assegnatogli. Per questo una delle persone arrestate stamane dai Carabinieri nell'ambito dell'inchiesta che ha portato all'emissione di 14 provvedimenti restrittivi da parte della Procura di Cosenza, avrebbe schiaffeggiato e minacciato uno dei migranti impiegati illegalmente nei campi. La vittima, che ha presentato denuncia ai Carabinieri di Camigliatello Silano, facendo partire le indagini, ha riferito che durante l'attivita' svolta nei campi chi si fermava per riposare o era giudicato troppo lento nell'esecuzione dei compiti assegnati era minacciato e percosso a calci. I migranti reclutati raccoglievano zucchine e patate. La vittima, sbarcata a Reggio Calabria il 14 aprile del 2016, sarebbe stata ingaggiata in due occasioni, una nel mese di agosto, l'altra nel settembre successivo.

A reclutare lui ed altri migranti, nella piazza di Camigliatello Silano, un uomo giunto con un fuoristrada. In un'occasione, lamentandosi della lentezza del suo lavoro, il caporale gli avrebbe dimezzato la paga, concordata in 20 euro, schiaffeggiandolo in risposta alla sua richiesta di spiegazioni. I carabinieri avrebbero trovato riscontro al racconto dell'uomo accertando la presenza di manodopera extracomunitaria in un'azienda agricola con sede legale a Casole Bruzio (Cs) nei cui campi di Camigliatello Silano avveniva la raccolta a mano delle patate. Il trasferimento dei migranti dalle strutture che li ospitavano ai campi avveniva in un orario compreso fra le 6 e le 7 del mattino. Tutto filmato dagli inquirenti.

Procuratore Manzini: riflettere su ruolo centri accoglienza 

"Tutto nasce dalla denuncia di un migrante, che evidentemente non riusciva piu' a sopportare la situazione in cui si trovava". Lo ha detto il procuratore aggiunto di Cosenza, Marisa Manzini, nel corso della conferenza stampa sull'operazione "Accoglienza", effettuata oggi dai Carabinieri nel Cosentino, confermando che tutto e' partito dall'indagine della stazione dei Carabinieri di Camigliatello Silano. "Ora dobbiamo riflettere sul ruolo che devono avere i centri di accoglienza - ha detto il magistrato - e su queste persone che sfruttano i lavoratori, al di la' di chi sia la persona offesa. Ricordo che abbiamo contestato anche il reato di tentata truffa e di abuso d'ufficio".

Agricoltore infastidito da nostra presenza 

I carabinieri gli stavano notificando l'ordinanza emessa nei suoi confronti dal Gip del Tribunale di Cosenza per caporalato e truffa, ma lui continuava imperterrito e infastidito, a sferzare i migranti impegnati nei campi della sua azienda. Il particolare e' stato riferito dal colonnello Fabio Ottaviani, comandante provinciale dei Carabinieri di Cosenza, nel corso della conferenza stampa relativa all'operazione "Accoglienza".

"Stiamo valutando se fare un altro arresto, in flagranza di reato, che riguarda il proprietario di un'azienda, colto sul fatto mentre impartiva ordini ai migranti" ha l'ufficiale. "Nonostante i militari gli notificassero l'ordinanza, lui era infastidito dalla nostra presenza e continuava, imperterrito, a far lavorare i migranti - ha detto il colonnello - perche' dovevano raccogliere le fragole che altrimenti si sarebbero deteriorate".

Procuratore Spagnuolo: applicata nuova legge caporalato, Cas fanno ciò che vogliono

"Questa e' la prima indagine che applica la nuova legge sul caporalato". Lo ha detto il procuratore di Cosenza, Mario Spagnuolo, nel corso della conferenza stampa relativa all'operazione "Accoglienza". "Funzionava cosi' - ha detto il magistrato - una telefonata, mi servono tre persone per domani e il caporale le metteva sul camioncino e gliele portava. Le persone erano migranti che andavano a lavorare, sfruttati, dormendo e mangiando in condizioni disagiate - ha aggiunto il procuratore - e il responsabile del centro i 35 euro che prendeva per ognuno se li metteva tutti in tasca. Abbiamo segnalato tutto alla prefettura, ma non sappiamo ancora se questi centri saranno chiusi".


"Il dato e' che c'e' un sistema di controlli che consente a chi gestisce questi centri di accoglienza di fare cio' che vogliono". Lo ha detto il procuratore di Cosenza, Mario Spagnuolo, nel corso della conferenza stampa relativa all'operazione "Accoglienza". "Non posso parlare dell'inchiesta di Catania - ha detto ancora il procuratore - visto che riesco a malapena a seguire le nostre inchieste, ma e' certo che cio' che si sta dicendo e' estraneo alle nostre problematiche, perche' le competenze sulle operazioni di salvataggio appartengono alla procura distrettuale, che non ha certo bisogno di sollecitazioni". 

migr-05052017-074735.jpg

© RIPRODUZIONE RISERVATA