Lamezia, dal kitesurf alla macchina da cucire puntando sul riciclo: la storia di Max che trasforma le vele rotte in pezzi unici

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Lamezia Terme - Un mix, tra stupore e soddisfazione, negli occhi di mamma Rosetta mentre guarda il figlio Massimiliano intento ad applicare con la macchina da cucire lo sbieco ad un poncho da surfista blu. “Non l’avrei mai immaginato” dice sorridendo. Forse nemmeno Max (così si fa chiamare) avrebbe mai immaginato che un giorno quel suo grande amore per il kitesurf lo avrebbe portato a sedersi davanti ad una macchina da cucire, quella stessa macchina che sua mamma, una sarta provetta, ha utilizzato fin da giovane per lavorare e che ora condivide con il figlio.

Tutto è iniziato così, per gioco, quasi dieci anni fa: Massimiliano Guzzo, 34 anni, è un giovane lametino che ha avuto l’intuizione di unire la sua passione per il kite con la sartoria, puntando sul riciclo. Alla base della sua idea, infatti, vi è il riuso dei vecchi e malconci aquiloni dei kite che a Max dispiaceva troppo buttare via. Un giorno ha chiesto alla mamma come fare per ripararne uno senza investire troppi soldi, così, insieme, lo hanno riparato. Ma Max guardava già oltre.

Ha così iniziato a tagliuzzare quei teli colorati che invece non potevano più essere aggiustati e, con quei pezzi racimolati di qua e di là, col tempo ha costruito di tutto, scarpe, borse, giacche e addirittura anche dei pouf. Tra una surfata e l’altra (è anche istruttore di kite e partecipa al Campionato Italiano Wave dove l’anno scorso a Gizzeria è salito sul podio con un terzo posto assoluto), da qualche tempo ha dato vita ad un laboratorio, nella sua città, Lamezia Terme, dove giorno dopo giorno si concretizza il suo progetto. Qui vengono creati dei pezzi unici che hanno pian piano conquistato gli appassionati di questo sport in tutto il mondo. Siamo entrati nel suo laboratorio, in via Indipendenza a Lamezia, facendoci spazio tra le grandi vele colorate e le diverse macchine da cucire professionali, qui Massimiliano Guzzo ci ha raccontato come è nata questa idea, la sua passione e i progetti in cantiere che, per un creativo come lui, non sono mai troppi.

Dalla passione per il kitesurf a quella per la sartoria, come è nato tutto questo?

“Questa idea è nata tra il 2010 e il 2011 mentre facevamo kite insieme ad un gruppo di amici. Abbiamo iniziato ad avere delle rotture degli aquiloni e allora non c’erano persone che riparavano kite, chi lo faceva stava lontano. Così una sera sono rientrato a casa e ho detto a mia madre: “Mamma come facciamo a riparare un kite del genere? Secondo te si può fare?”. Quel giorno, con la sua macchina da cucire, una vecchia Singer di quelle col tavolo di legno, ci abbiamo provato. Quella riparazione è riuscita benissimo perché, così come si sistema un vestito, anche cucire un kite non è difficile se si tiene conto di alcuni parametri. Successivamente ho comprato i primi macchinari industriali ed è partito tutto così, per gioco. Ho iniziato a riparare kite… poi nel 2013 da tutti i kite che mi rimanevano che non si potevano riparare, ho iniziato a fare una prima giacca su modello di una felpa e da li c’è stato il boom, tutti quanti me la chiedevano. In più, visto che la giacca veniva apprezzata ho cominciato a fare borse, inserendo nei prodotti più parti possibile del kite, come la parte che si gonfia, le valvole di inflate e deflate, tutto il sistema one pump con i tubicini: insomma, tanti piccoli richiami di ogni parte del kite inseriti negli indumenti”.

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Questa tua passione per il kite ti ha spinto a viaggiare molto e a visitare altri posti dove questo sport è molto praticato ma hai comunque deciso di restare in Calabria.

“Sì, ho deciso di restare perché Gizzeria è un punto dell’Italia dove il kite si è sviluppato tantissimo, anche grazie al nostro golfo di Sant’Eufemia che è molto propenso per il vento e dove c’è una buona intensità. Inoltre, anche per la conformità della spiaggia, della baia, del golfo, c’è sempre questo vento medio che va dai 14 ai 16 nodi, questa tipologia infatti è molto propensa per la scuola e per progredire nelle manovre di freestyle. Il nostro si definisce ‘il vento perfetto’, rispetto ad altri posti come magari Reggio Calabria dove c’è un effetto venturi fuori dal normale tipo che va dai 20 ai 30 nodi”.

Gizzeria ritorna ad essere capitale del Kitesurf per il decimo anno consecutivo con il TTR World Championship dal 25 al 29 luglio, pensi che la Calabria sia pronta per incentivare il turismo sportivo?

“Sì, il kite surf sta sostenendo il turismo in Calabria, è una delle miglior attrattive degli ultimi anni”.

Ti senti più un artista, un artigiano o un imprenditore?

“Io mi sento più un appassionato, un appassionato del kite e tutt’ora, nonostante abbia creato questa attività, non mi sento di essere un imprenditore, mi sento un artigiano con la passione del kite e di portare avanti e soprattutto cercare di non ‘abusare dello sport’, anche sulle riparazioni io mi mantengo sempre con un profilo molto basso, cerco di aiutare chi ha bisogno e chi non si può permettere di sostenere costi elevati nell’acquisto delle attrezzature. Ci vuole un po’ di cuore e di umiltà soprattutto anche in questo sport”.

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Oggi anche i grandi marchi stanno puntando sul riuso utilizzando ad esempio la plastica riciclata dai rifiuti presenti negli oceani, lanciando un segnale importante quello della sostenibilità. I tuoi prodotti sono quindi un simbolo di questo cambiamento?

“Io sono stato uno dei promotori di riciclo di materiali per quanto riguarda il mare e, secondo me, a breve, vedremo anche tante grandi aziende che seguiranno questa strada del riuso e del riciclo di qualsiasi materiale. Io sono un’azienda piccola anche se sono conosciuto in tutto il mondo perché esporto materiali ovunque… sotto questo punto di vista sì, i miei prodotti sono simbolo di un cambiamento. Questi prodotti sono unici, io sono un “povero appassionato” partito da zero, sarà dura ma almeno sono felice di essere stato il primo a fare una cosa del genere”.

In questo laboratorio giorno dopo giorno si realizza il tuo sogno… che altri progetti hai per il futuro?

“Per il futuro ci sono un sacco di progetti che ora non posso svelare ma che stiamo sviluppando piano piano. Oltre ad essere artigiano e seguire l’arte della creazione di scarpe e del riciclo, lavoro e sviluppo anche dei progetti ai quali sto lavorando da molti anni. Poi, non solo kite, perché mi piace praticare anche tanti altri sport”.

Hai degli stilisti, correnti che ti ispirano?

“Stili in particolare no… io cerco di fare sempre una cosa che mi ispira al momento. Lavoro più che altro su richiesta del cliente: cerco di seguire lo stile richesto, ogni prodotto è unico, non si trovano altri prodotti uguali ma soprattutto cerco sempre di carpire quello che vuole il cliente e di sviluppare la sua idea. Mi piace lavorare il custum, creare quello che gli altri mi chiedono. La mia soddisfazione è vedere la felicità delle persone quando gli presento il prodotto finito, questa è la mia particolarità”.

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Qual è il tuo target di riferimento e chi sono i tuoi maggiori acquirenti?

“All’inizio pensavo che la mia clientela fosse soltanto gente sportiva o che magari pratica e vive il mare a 360 gradi ma in quest’ultimo periodo stanno iniziando a venire anche persone semplici, gente che lo sport non lo pratica. Usiamo i social e così arriviamo in tutto il mondo e dall’autunno inizieremo con il sito internet, stiamo infatti sviluppando un e-commerce”.

Come descriveresti il tuo brand?

“C’è Veleria Max che è il logo che ho sempre desiderato, cioè avere una veleria tutta mia che mi rispecchia nell’assistenza a tutti i ragazzi che fanno kite. Max Kite Shoes è nato come un sotto marchio, ho Max kite bag, Max kite jacket, i poncho da surfista che si chiamano Dry Wind e a breve verranno lanciati sul mercato”.

Come si realizza, invece, una scarpa?

“É abbastanza complesso fare una scarpa. Non tutti sanno quanto tempo e dedizione ci vuole per montarle. Qui facciamo delle scarpe uniche perché andiamo a trovare, in base alle richieste del cliente, prima i colori e il taglio, poi l’annata del kite, ogni pezzo è studiato nei minimi particolari insomma. Ci sono un sacco di brand costruttori di vele da kitesurf e ogni sportivo ne segue uno in particolare e quindi, principalmente, vuole la scarpa del brand che usa. Alcuni addirittura comprano il kite nuovo e decidono di tagliarlo per farsi fare scarpe, borse, poltrone. Ritornando alla creazione di una scarpa… prima bisogna trovare il colore, poi mettere le forme per tagliare i pezzi, poi una volta deciso colori e pezzi si passa all’assemblamento: vanno messe le fodere interne, i contrafforti… ci vogliono 4 o 5 ore. In questo laboratorio lavoro a stretto contatto con il cliente che può anche stare qui e seguire tutto il montaggio. La mia particolarità è proprio questa: Veleria Max nasce con questa linea di comando, stare a stretto contatto con il cliente, anche di notte se necessario. Per chi è appassionato di kite quando questo si rompe è come litigare con la moglie, bisogna aggiustarlo il prima possibile. A parte gli scherzi, ora che il prodotto sta diventando di massa e non di nicchia, gestire un prodotto fatto a mano per me sta diventando veramente difficile”.

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Infine, qualche ringraziamento.

“Un ringraziamento lo devo fare a mamma che mi ha insegnato veramente tutto quanto e, se non fosse stato per lei, non sarei qui, a questo punto. Poi tengo a ringraziare anche un mio carissimo amico che ho conosciuto per una giacca di kite e poi siamo finiti per montare scarpe: è colui che mi ha insegnato questa arte. In generale, comunque, questa attività mi sta portando a collaborare con tante altre persone e aziende per migliorare sempre di più quello che stiamo portando avanti”.

Ramona Villella

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