Lamezia Terme - Apre in grande il 47° MusicAma Calabria con il format di Luca Barbarossa “Cento storie per cento canzoni”, in scena il 30 novembre alle 21 al Grandinetti di Lamezia Terme. Tratto dall’omonimo libro del noto cantautore italiano, lo spettacolo mette in scena i segreti celati dentro ai testi più noti della canzone italiana e non, trasformando un lavoro mirabile di ricerca in un concerto narrato ricco di emozioni, di cui Barbarossa svela i risvolti di significato.
Come nasce l’idea di raccontare la Storia della Musica attraverso le tante piccole storie nascoste dietro a ogni canzone?
Io mi occupo di Storia della Canzone già da parecchi anni, è una delle mie passioni. Nel corso degli anni, studiando, leggendo e indagando, ho incontrato tante storie di cui mi sono innamorato, che mi hanno colpito in positivo. Dietro ogni canzone si nasconde un mondo che chiede di essere raccontato, e che include il contesto storico in cui è stata composta, scritta, cantata. Un mondo che ha a che fare con la nostra memoria storica: infatti quello da cui è tratto lo spettacolo non solo è un libro di storie, ma anche un libro di Storia. Basti pensare a “Bartali”, la canzone di Paolo Conte che ricorda la vicenda del nostro campione vincitore al Tour de France del ’48: proprio in quel periodo l’Italia viveva un periodo difficile dopo l’attentato a Togliatti, una figura importante nel superamento del ventennio fascista, della guerra, nell’approdo alla democrazia. La vittoria sportiva di Bartali paradossalmente riuscì in quel momento a ricompattare il paese, teatro di scontri e di divisioni interne. Solo dopo la sua morte si seppe di Bartali che era stato una staffetta partigiana e che aveva salvato la vita di migliaia di persone nascondendo documenti falsi nel sellino della sua bici durante gli allenamenti.
Qual è, se ce n’è una, la storia – e la canzone – che di più l’appassiona raccontare?
Ѐ difficile dirlo, perché già lo spettacolo è una selezione ragionata di venti successi assoluti, fatta fra le cento canzoni contenute nel libro. Di sicuro un momento che considero particolarmente toccante è quello che riguarda “I muscoli del capitano” di Francesco De Gregori. Infatti, la canzone è una matriosca, e nasconde al suo interno una traccia della Ballata che narra il naufragio della nave Sirio, piroscafo affondato sei anni prima del Titanic, che portava in America Latina centinaia di migranti provenienti dall’Italia, della cui morte nessuno ha mai parlato. Il riferimento è sottile, solo per intenditori, ma è stata una scelta molto nobile inserirlo nel pezzo, ed era bello portarlo alla luce. Durante la canzone saranno proiettate delle immagini del Sirio, ma anche quelle di migranti di ogni epoca, di quelli che arrivano o cercano di arrivare oggi sulle nostre coste. Mentre canto cerco di non voltarmi perché rischierei di non finire la canzone per la commozione.
Ѐ diverso esibirsi in un concerto dall’esibirsi in format teatrale misto, come questo, e in cosa? Anche dietro le sue canzoni ci sono delle storie che potrebbero essere raccontate al pubblico?
Fare un format come questo è faticosissimo. Sono io che racconto, e che poi canto la canzone che racconto. Trattandosi di una narrazione teatrale devo mantenere un certo ritmo, e tutto questo implica uno sforzo notevole dal punto di vista fisico. Un concerto per me è una comfort zone: canto canzoni che faccio da sempre e che mi sono cucito addosso. In questo format sfido la mia vocalità esplorando invece terreni non miei. Certo, anche dietro le mie canzoni ci sono storie – ad esempio, in “Via Margutta”, “L’Amore rubato”, “Portami a ballare”, che eseguo di solito come bis – ma durante lo spettacolo ho scelto volutamente di non parlare di me stesso.
Sicuramente lei è già stato in Calabria, anche per cantare. Che immagine ha di questa terra, e cosa si aspetta dal soggiorno?
Ho cominciato a venire in tour in Calabria nell’81, ed è un luogo al quale sono molto affezionato. Ho fatto molti concerti, soprattutto in estate, in luoghi di mare, e sono sempre stato accolto benissimo, con grande affetto e rispetto. I calabresi hanno questa doppia propensione che li rende capaci di esprimere calore ma anche di focalizzarsi sui contenuti che tu porti nelle tue canzoni, ed è davvero molto bello.
Giulia De Sensi
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