Biologo marino racconta il viaggio tra i fondali di Coreca

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Amantea - Il biologo marino, Luciano Bernardo, racconta, anche quest’anno, il suo viaggio nei fondali della Calabria, nello specifico nel mese di settembre quando ha fatto tappa a Coreca.

“A Settembre le spiagge si svuotano, l'aria si rinfresca e l'acqua è ancora tiepida. Quando  il sole del mattino è ancora dietro le colline, sono già a nuotare nel mare di Coreca, in Calabria. Mi porto verso gli scogli e ho subito l'incontro più emozionante della giornata, quello molto ravvicinato con un banco di pesci serra. Sono pesci famelici e aggressivi, capaci di inseguire le prede fino a riva se necessario e tranciarle di netto con i loro denti taglienti (non rappresentano alcun pericolo per bagnanti e subacquei, eh!)”.

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"Continuando con lo snorkeling - racconta - osservo un'impressionante quantità di pesciolini che, in alcuni punti, fa letteralmente "friggere" la superficie dell'acqua. Sembra di trovarsi in un mare tropicale, per ricchezza e abbondanza di vita. Naturalmente ci sono anche i loro predatori e assisto a spettacolari azioni di caccia con barracuda e carangidi. Anche una garzetta appostata su uno scoglio apprezza tutto quel "movimento" cercando di approfittarne. Per cefaletti, occhiatine, boghe e lattarini non c'è proprio da stare tranquilli, ma vivere insieme formando fitti banchi in qualche modo li protegge rispetto allo stare isolati. Fa eccezione un giovane e grazioso pescetto (carango mediterraneo) che se ne sta solo soletto al riparo di un galleggiante, giusto il tempo per scattare qualche foto e lo lascio alla sua solitudine".

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"A pelo d'acqua - precisa - si muovono le aguglie, capaci di scatti fulminei per catturare le prede con le loro lunghe mascelle. Sono pesci molto belli, ma hanno lo stesso colore dell'acqua perciò è difficile fare buone fotografie (confido sulla grande quantità di scatti). Anche le giovani leccie stelle nuotano in gran numero nei pressi della superficie, si distinguono per le punte nere delle pinne e la coda a forbice. Provo a fotografare le tante sfere e bastoncini trasparenti che fluttuano nell'acqua, lunghi solo pochi centimetri. Sono i Collozoum, colonie di organismi unicellulari (radiolari) riuniti in una matrice gelatinosa, si nutrono di plancton ma ricevono nutrimento anche da alghe simbionti. Su una parete rocciosa scorgo una minuscola cernia bruna, dalla singolare colorazione nera. Crescendo cambierà sesso, passando da femmina a maschio, e raggiungerà il metro di lunghezza, pescatori permettendo". 

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"In un anfratto - continua il suo racconto il biologo - alla base degli scogli, ci sono pesciolini rossi, chiamati "re di triglie". In questi pesci, i maschi raccolgono le uova fecondate nella bocca fino alla loro schiusa. L'incubazione dura circa una settimana, durante la quale, naturalmente, non potranno mangiare e, in caso di pericolo, prontamente le rilasciano nell'acqua. A un paio di metri di profondità, accanto a una cima sommersa, c'è pure un pesce ago. La sua forma ricorda una foglia secca e non è molto facile riconoscerlo. Sta immobile sul fondo, confidando sulle sue doti mimetiche, ma appena lo tocco si sposta con un rapido guizzo e sale in superficie. Come il cavalluccio marino, che è un suo "cugino", il maschio di questo pesce possiede una tasca ventrale nella quale la femmina depone le uova che saranno incubate per circa un mese, fino alla nascita dei piccoli. Infine, un'ultima sorpresa. Sono fuori dall'acqua quando da lontano si avvicina a pochi metri dalla riva un bellissimo uccello acquatico, uno svasso piccolo. Nuota disinvoltamente tra i pochi bagnanti stupiti dall'insolita presenza, s'immerge un paio di volte e poi vola via, rallegrando così una già splendida giornata".

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