Lamezia, l’esperienza con l’autismo di Annamaria Lucchino nell’evento “Le donne si raccontano” al Chiostro

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Lamezia Terme - Si inserisce nel cartellone di incontri del festival “L’eredità delle Donne”, ideato da Serena Dandini a sostegno dell’empowerment femminile e giunto all’ottava edizione, la rassegna “Le donne si raccontano”, nata da un’idea della consigliera Lucia Cittadino e sostenuta dal Sistema Bibliotecari Lametino, rappresentato da Giacinto Gaetano. La rassegna pone al centro la storia di donne che con il loro coraggio, valore e spirito d’iniziativa hanno saputo imprimere un segno importante nel tessuto sociale, politico, culturale della realtà in cui vivono.

Ѐ il caso di Annamaria Lucchino, presidente e fondatrice dell’Associazione “Oltre l’autismo - Catanzaro ODV”, donna attiva nel sociale e madre di un bambino di dieci anni affetto da autismo, ospite al Chiostro per raccontare la propria duplice esperienza. “C’è nella mia vita un prima e un dopo mio figlio: è uno spartiacque. Ma in realtà nella mia vita ce ne sono stati due, e il primo è la morte di mio padre, al quale devo gran parte della forza che ho, e della persona che sono diventata. Superata la prova della sua morte, ho trovato lavoro e mi sono sposata. Ma non appena ho scoperto di aspettare mio figlio l’azienda mi ha lasciato a casa. Mio figlio era bellissimo, biondo e tranquillo: anche troppo. Le sue difficoltà e la sua scarsa reattività hanno cominciato ad insospettirmi, ma i medici sminuirono le mie preoccupazioni dicendomi di aspettare fino ai tre anni, anche perché il piccolo aveva dei problemi di udito, cui venne dapprima addebitata la situazione. A me tutto questo non convinceva”.

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Da qui il racconto di un’esperienza purtroppo comune a moltissime mamme di bimbi autistici: quella di essere considerate apprensive, ansiose o stressate, troppo preoccupate per i propri figli e tendenti ad esagerare, ad ingigantire la situazione e le loro difficoltà. Purtroppo, nel caso di Annamaria non è così. “Alla fine, ho preso la situazione in mano e ho portato mio figlio al Bambin Gesù di Roma, senza mio marito, più scettico, che è rimasto con l’altro figlio appena nato. Lì mi dicono subito che mio figlio è autistico. In realtà, non ero sorpresa: i sintomi erano evidenti, ed ero cosciente da molto tempo di cose che gli altri tendevano a negare”. Il senso di colpa che Annamaria si portava dietro per essere “esagerata” finisce, e comincia un lavoro serio per cercare di aiutare suo figlio. Ora Annamaria aiuta centinaia di famiglie nella provincia di Catanzaro che si trovano in situazioni simili alla sua. “Mi sono messa a studiare” racconta, “leggevo sull’autismo qualsiasi cosa fosse acquistabile in rete, ritrovavo i sintomi che vedevo nel piccolo”. Sintomi che accomunano in realtà moltissimi bambini, per i quali oggi è possibile una diagnosi fin dai quindici mesi. Una diagnosi che può fare la differenza, “perché è molto diverso cominciare la terapia a due anni che a cinque”. E la differenza la fa oggi Annamaria con la propria associazione, che si occupa di ascoltare, orientare alle cure e alla riabilitazione, ma anche offrire supporto psicologico e una rete di famiglie alla quale rivolgersi per condividere esperienze e difficoltà, di fronte ad una sindrome sempre più comune che unendo le forze si può affrontare.

Giulia De Sensi

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