Violenza donne, per la Cassazione sono valide querele non scritte

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Roma - Non serve la querela scritta per condannare chi ferisce una donna, anche accidentalmente, e poi non le presta soccorso, magari proprio perché non si è trattato di un incidente così fortuito. E' sufficiente che la vittima chieda alla Polizia giudiziaria di punire il colpevole, senza che sia necessario un atto scritto, specie se le sue condizioni sono gravi. Lo sottolinea la Cassazione condannando un marito per lesioni colpose e omissione di soccorso nei confronti della moglie che prima di essere operata, per la gravità delle ferite provocate dal coniuge, aveva chiesto ai carabinieri di punirlo per averla ridotta così. La signora, successivamente, non aveva mai formalizzato la querela, come avviene in molti casi di violenza domestica per via delle minacce che le donne ricevono dai partner violenti se non accettano di stare zitte. Senza successo, l'imputato – un 40enne di Rossano giudicato colpevole dalla Corte di Appello di Catanzaro nel 2016 - ha sostenuto in Cassazione di non poter essere condannato (l'entità della pena non è nota) dato che non c'era alcun atto dal quale emergeva "la volontà della persona offesa di querelare il proprio coniuge". I supremi giudici hanno esaminato tutte le carte e hanno visto che sua moglie, aveva "rappresentato alla Polizia giudiziaria la volontà di querelare il coniuge, manifestando la richiesta di punizione del colpevole".

Secondo i giudici ermellini, i giudici di merito hanno affermato "con motivazione ineccepibile, che la richiesta di punizione fosse stata chiaramente espressa dalla persona offesa ai carabinieri". Per la Suprema Corte, correttamente i magistrati calabresi "hanno motivato il loro giudizio valutando il contesto in cui tale manifestazione di volontà era stata raccolta: presso l'ospedale di Corigliano" prima che la donna, arrivata in gravi condizioni e senza che il marito l'avesse accompagnata, "fosse trasferita in altro nosocomio per essere operata".

"Date le circostanze - riassume il verdetto 52538 - i giudici di merito hanno ritenuto che essa fosse valida manifestazione della volontà di querelare l'imputato, ancorché non formalizzata in un vero e proprio atto di querela, qualificandola come querela proposta oralmente". La sentenza non si sofferma sulla dinamica dei fatti, fotografa solo i dati essenziali: la donna era stata ferita in modo colposo dal marito che non le aveva prestato soccorso. Dando il via libera alle querele 'orali', che hanno il vantaggio di non esporre le vittime a ritorsioni, la Cassazione ha stabilito che sono valide anche senza forme "sacramentali": basta che sia chiara la richiesta di giustizia.

"Questa è la strada giusta per sconfiggere la violenza e la cultura che la sostiene: la sentenza è in linea con le indicazioni europee e la direttiva vittime, che sollecitano la centralità del volere della donna colpita ed anche con la Convenzione di Istanbul che l'Italia ha recepito in questa Legislatura", ha sottolineato la deputata dem Fabrizia Giuliani.

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