Presidente Mattarella a Locri: "Mafiosi non hanno alcun senso dell'onore e del coraggio"

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Locri (Reggio Calabria) - "I mafiosi non conoscono pietà né umanità. Non hanno alcun senso dell'onore, non del coraggio. I loro sicari colpiscono, con viltà, persone inermi e disarmate. Tra le vittime delle mafie non ci sono soltanto coloro che le hanno contrastate, consapevoli del pericolo cui si esponevano. La mafia, le mafie, non risparmiano nessuno". Lo ha detto a Locri il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. "L'Italia ha fatto passi avanti nella lotta alle mafie ma è necessario non fermarsi. Bisogna azzerare le zone grigie, quelle della complicità, che sono il terreno di coltura di tante trame corruttive. Accanto agli strumenti della prevenzione e della repressione, bisogna perfezionare quelli per prosciugare le paludi dell'inefficienza, dell'arbitrio, del clientelismo, del favoritismo, della corruzione, della mancanza di Stato, che sono l'ambiente naturale in cui le mafie vivono e prosperano", ha aggiunto il Capo dello Stato.

"Le mafie sono la negazione dei diritti. Opprimono, spargono paura, minano i legami familiari e sociali, esaltano l'abuso e il privilegio, usano le armi del ricatto e della minaccia, avvelenano la vita economica e le istituzioni civili". Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella incontrando a Locri i familiari delle vittime delle mafie. "Vendono la droga, inquinano campi e acqua, contaminano alimenti e medicinali, incendiano boschi, devastano risorse ambientali. Le loro azioni criminali - ha aggiunto - avranno effetti nocivi per generazioni. Riciclano i proventi illeciti in attività legali, falsando la concorrenza e inquinando i mercati. Trasformano in un'occasione di arricchimento ogni più turpe attività: la prostituzione, il traffico di esseri umani e di rifiuti tossici, il gioco d'azzardo, il commercio di armi, della droga e di organi del corpo umano". Nell'elenco delle vittime, ha detto Mattarella, "vi sono sindacalisti, che lottavano per i diritti dei lavoratori e dei contadini. Vi sono numerosissimi appartenenti alle forze dell'ordine e alla magistratura, che combattevano la criminalità organizzata con coraggio e capacità. Vi sono giornalisti, medici, avvocati, imprenditori, commercianti, funzionari pubblici che non si sono piegati alla sopraffazione e hanno rifiutato l'omertà. Vi sono uomini politici e amministratori onesti, che guardavano soltanto all'interesse della loro gente. Vi sono animatori culturali, esponenti del volontariato, sacerdoti, caduti perché diffondevano parole di legalità, di non violenza, di riscatto, di resistenza, di perdono. Vi sono le vittime di faide e di vendette trasversali. Trucidate per una parentela o un'amicizia. Vi sono persone inconsapevoli: uccise perché si trovavano nel posto sbagliato, per uno scambio di persona, perché avevano visto cose che si volevano tener nascoste". "Sono centinaia e centinaia di uomini, donne e bambini. Sì, tante donne e tanti bambini" ha concluso Mattarella.

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Politici siano impermeabili infiltrazioni

"I vari livelli politico-amministrativi devono essere fedeli ai propri doveri e, quindi, impermeabili alle infiltrazioni e alle pressioni mafiose. Occorre - ha aggiunto il Capo dello Stato - sostenere il lavoro quotidiano, la rettitudine, la professionalità, l'intelligenza di tante donne e uomini dello Stato che, in magistratura e nelle forze dell'ordine, difendono la vita sociale, la libertà personale e familiare, dall'aggressione delle mafie, con prevenzione e repressione".

Stato deve tutelare diritti cittadini 

La lotta alle mafie è "una necessità per lo Stato, che deve tutelare i diritti dei suoi cittadini e deve veder rispettata ovunque, senza zone franche, legalità e giustizia". Prosegue Mattarella. "Lottare contro la mafia - ha detto - non è soltanto una stringente e, certo, doverosa esigenza morale e civile. É anche, quindi, una necessità per tutti: lo è, prima ancora che per la propria sicurezza, per la propria dignità e per la propria effettiva libertà. Si tratta di una necessità fondamentale per chi tiene, insieme alla libertà, alla serenità personale e familiare; per chi vuole misurarsi con le proprie forze e le proprie capacità, senza padroni né padrini. Una necessità per la società, che vuole crescere libera, democratica, ordinata, solidale".

Azzerare zone grigie

"La mafia è ancora forte, è ancora presente. Controlla attività economiche, legali e illegali, tenta di dominare su pezzi di territorio, cerca di arruolare in ogni ambiente. Bisogna azzerare le zone grigie, quelle della complicità, che sono il terreno di coltura di tante trame corruttive". Sostiene ancora Mattarella. I risultati dell'azione di contrasto, ha proseguito il presidente Mattarella, "sono sotto gli occhi di tutti. E' bene ricordare che questa lotta, così dura, è stata e viene condotta sul terreno della legalità, del diritto, senza mai venir meno a quei principi che contraddistinguono uno Stato democratico. Ma è necessario non fermarsi. La mafia è ancora forte, è ancora presente. Controlla attività economiche, legali e illegali, tenta di dominare su pezzi di territorio, cerca di arruolare in ogni ambiente". "Accanto agli strumenti della prevenzione e della repressione - ha detto ancora il Capo dello Stato - bisogna perfezionare quelli per prosciugare le paludi dell'inefficienza, dell'arbitrio, del clientelismo, del favoritismo, della corruzione, della mancanza di Stato, che sono l'ambiente naturale in cui le mafie vivono e prosperano".

foto5-03192017-141541.jpgIl Presidente Sergio Mattarella accolto da Don Ciotti in occasione dell'incontro promosso da 'Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie'

Mattarella cita Falcone, lotta a mafia non si fermi a stanza

"Come diceva Giovanni Falcone, 'la lotta alla mafia non può fermarsi a una sola stanza, la lotta alla mafia deve coinvolgere l'intero palazzo. All'opera del muratore deve affiancarsi quella dell'ingegnere'". Cita Falcone il Capo dello Stato Sergio Mattarella oggi a Locri. "La repressione dell'illegalità - ha aggiunto - è inseparabile dalla resistenza civile. La lotta al fenomeno mafioso non avrebbe potuto raggiungere livelli così alti senza una profonda consapevolezza dei nostri concittadini, senza un forte cambio di mentalità, senza la promozione di una nuova cultura della legalità. I giovani e le associazioni della società civile, come Libera, e tante altre, sono stati tra i motori di questo radicale e indispensabile cambiamento".

"Dove prima vi era diffusa omertà - ha detto ancora Mattarella - ora spesso vi sono i simboli e le bandiere delle associazioni impegnate contro la mafia. Dove vi era silenzio dettato dal timore, o dalla connivenza, ora vi sono le parole, forti e coraggiose, dei nostri ragazzi. Dove c'era indifferenza o rassegnazione, ora si insegna legalità. Occorre rafforzare e diffondere questa crescita culturale. Un crescita che deve continuare nel tempo, e che non dobbiamo mai dare per conseguita una volta per tutte. Una crescita che presuppone un forte impegno nell'ambito educativo e formativo. La scuola è un terreno decisivo per la formazione di coscienza civica e per trasmettere il senso della legalità, e dunque il contrasto alle mafie". "Sarebbe un grave errore - ha sostenuto Mattarella - pensare che tocchi soprattutto ad altri, che sia soltanto un problema dello Stato e dei suoi rappresentanti. E' un compito che riguarda ciascuno di noi: nell'agire quotidiano, nei comportamenti personali, nella percezione del bene comune, nell'etica pubblica che riusciamo ad esprimere. Occorre, infine, un tessuto sociale più solido, attraverso l'effettiva possibilità di lavoro e il buon livello dei servizi sociali e sanitari. Occupazione e qualità dei servizi assicurano dignità e rendono i cittadini più capaci di esser protagonisti. Un tessuto sociale solido, e rassicurato sotto questi profili, resiste meglio alle influenze e alle pressioni mafiose". "Questo - ha concluso - è l'orizzonte politico, giudiziario, di ordine pubblico, culturale, educativo, sociale del nostro impegno contro le mafie".

Mattarella a familiari vittime, vostre ferite di tutta Italia

"Tutta l'Italia vi deve solidarietà per il vostro dolore, rispetto per la vostra dignità, riconoscenza per la vostra compostezza, sostegno per la vostra richiesta di verità e giustizia. Per questo desidero dirvi che le vostre ferite sono inferte al corpo di tutta la nostra società, di tutta l'Italia". Lo ha detto il Capo dello Stato Sergio Mattarella rivolgendosi a familiari delle vittime innocenti di mafia che ha incontrato a Locri per la giornata della Memoria di Libera. "Voi - ha aggiunto Mattarella, a sua volta familiare di vittima di mafia - portate il carico maggiore della violenza mafiosa. Il ricordo dei vostri morti, martiri della mafia rappresenta la base sulla quale costruiamo, giorno dopo giorno, una società più giusta, solidale, integra, pacifica. Partecipando, oggi qui a Locri o altrove, in altre manifestazioni per la legalità e contro la mafia, date una testimonianza morale e civile di come la violenza, la sofferenza, la morte e la paura non possono piegare il desiderio di giustizia e di riscatto.Vi ringrazio per il vostro coraggio".

"Una carezza che mi ha dato serenità", dichiara, invece, la figlia di Nicola Ruffo, ucciso a Bari nel 1974, spiega commossa l'abbraccio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. "Gli ho chiesto - aggiunge - di rompere il cerimoniale e di abbracciarmi. Non è stato l'abbraccio del presidente della Repubblica, ma quello di un fratello che ha negli occhi il mio stesso dolore". Il capo dello Stato, racconta la donna, "mi ha detto che capisce la mia sofferenza".

 

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