Lamezia, incontro sul ruolo della biologia forense nel processo penale al Tribunale: "Un aiuto fondamentale"

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Lamezia Terme – La biologia forense vuole essere una implementazione nelle investigazioni di carattere giudiziario in questo caso penali, volta ad accertare nel dettaglio, un reato o una qualunque trasgressione. È il tema che ha tenuto banco nell’aula Garofalo del tribunale di Lamezia Terme nel convegno dal titolo: ‘Il ruolo della biologia forense nel processo penale’. Presenti all’incontro gli esperti in materia di biologia, i rappresentanti del club Rotary e gli avvocati. L’incontro è stato organizzato dal Rotary club di Lamezia Terme, dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e dall’università di Roma Tor Vergata.

Il via ai lavori è stato dato dal presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Lamezia, Antonello Bevilacqua che ha specificato le finalità del dibattito: “Un convegno che tratterà l’ausilio scientifico della biologia alla materia forense. Una collaborazione indispensabile per risolvere grazie alle tracce biologiche, complicati procedimenti giudiziari come è stato con il ‘delitto di via Poma’. Postillando anche che: "La Avvocatura con la A maiuscola combatte la spettacolarizzazione dei processi, e non va in televisione."

Il biologo Vincenzo Scarcella, presidente del Rotary Club di Lamezia Terme, ha sottolineato l’apprezzamento del suo club nei confronti dell’incontro, “il club ha voluto dare il proprio contributo alla biologia forense. Una materia che nel tempo ha fatto passi da gigante con importanti scoperte investigative, come quella del Dna, fondamentale per scoprire la colpevolezza o l’innocenza di un imputato”. 

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Si sono susseguiti i pertinenti interventi dell’avvocato civilista Caterina Restuccia che ha relazionato sul tema del ruolo della genetica nel processo civile. “La genetica - ha chiarito - può essere applicata anche al diritto di famiglia. Con essa il figlio di una coppia, ad esempio, può conoscere la genetica della sua famiglia che sarà poi utile a stabilirne la paternità. Un figlio - ha continuato - eredita una parte, circa la metà, delle caratteristiche genetiche dal padre o presunto. Queste caratteristiche forniscono pertanto una rilevanza, in funzione probatoria, fondamentale. Un aiuto proveniente dalla conoscenza scientifica è fondamentale, essa, infatti, dà certezze e, in un caso di paternità come quello citato, mette al bando ogni forma di eventuale disconoscimento”.

La dottoressa Laura Manzo dell’Università Tor Vergata di Roma, ha spiegato nel dettaglio il suo lavoro e illustrato la validità dei test genetici per la determinazione dei rapporti di parentela. “Nel nostro lavoro iniziamo con il tranquillizzare e rendere consapevole il paziente su ciò che, con i nostri test e prelievi (mucosa orale, un capello o sangue), gli andremo a fare e poi ne estraiamo i risultati”. “I test genetici richiestici aumentano le probabilità di dare un risultato genetico certo, sia in ambito civile e sia in ambito penale”. “Questi sono gli aspetti che spingono la collaborazione fra i consulenti tecnici CTU e giurisprudenza”.

L’aspetto giuridico è stato chiarito dall’avvocato Lucio Canzoniere: “Le prove scientifiche forniscono al processo penale un’importante patrimonio documentale, in quanto - ha informato ancora -, vi è uno stretto rapporto fra processo civile e prova scientifica. Bisogna saper calare la prova scientifica nel processo penale. Questo perché il perito integra nel processo penale i saperi del giudice e delle parti. Alla fine il giudice valuta, non esistendo in Italia ancora alcun decalogo, le prove tecnico-scientifiche, misurando però, dall’inizio alla fine i campioni scientifici che ha in possesso”.

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Il dottor Luca Chianelli (centro investigazione scientifica dell’università di Tor Vergata) ha fornito alcuni cenni di criminologia citando alcuni casi di cronaca. “Risolviamo con degli esperti le problematiche giudiziarie. Questi esperti ricercano le tracce, della scena criminis, da sottoporre all’analisi scientifica. La biologia - ha aggiunto - tramite l’analisi del DNA ci ha permesso di risolvere casi di omicidi anche molto complessi, (Sarah Scazzi, Chiara Poggi, Yara Gambirasio, Meredith Kercher …). Questa scienza ci ha permesso di farlo valutando tracce di vario tipo, come quelle epiteliali o quelle presenti su un notebook”.

Il dibattito si è concluso con la relazione del professor Emiliano Giardina (responsabile del laboratorio di genetica dell’Università di Roma Tor Vergata) che ha parlato del ruolo che la biologia riveste nell’investigazione scientifica e cosa si aspettano i magistrati da un consulente tecnico. “I giudici aspettano che il DNA fornito dai consulenti sia giustificato per evitare di incorrere ad errori. Il DNA - ha rimarcato Giardina - è un dato certo, ma deve essere giustificato e identificato perché può essere contaminato da altre tracce”.

Francesco Ielà

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