Dalla Calabria spediti tre pacchi di medicine in Rojava

casarossa40-logo-10052016-105854.jpgLamezia Terme - Sono stati spediti alla volta di Roma, presso il Centro socioculturale curdo Ararat, tre grossi pacchi pieni di medicine e piccoli dispositivi medici, fatti confluire presso il centro di raccolta del CSOA A. Cartella nel corso di due mesi di raccolta, grazie alle tante realtà sociali calabresi: il Collettivo Autogestito Casarossa40, il CSOA A. Cartella, Non Una di Meno di Reggio Calabria, il CSC Nuvola Rossa, l’Associazione Magnolia, l’Associazione Il Seme e l’Ambulatorio di medicina solidale Smail.

“Grazie alla rete di solidarietà che si è messa in moto – sottolineano dal collettivo Casarossa40 - è stato raccolto tanto materiali sanitari che verrà inviato - tramite la Staffetta Sanitaria di Rete Kurdistan, la rete di organizzazioni italiane solidali con la causa curda, e della Mezza Luna Rossa Kurdistan Italia Onlus - alle strutture sanitarie delle città e dei campi profughi, in cui risiedono i rifugiati fuggiti dalle aree di guerra di Raqqa e Mosul, della Confederazione Democratica Siriana, come oggi le popolazioni curde, arabe, armene, assire, cecene, turkmene del Rojava nel nord della Siria hanno deciso di ribattezzare la terra in cui abitano e dove stanno sperimentando forme di autogoverno popolare, basato sul pluralismo etnico, culturale e religioso e sull’uguaglianza di genere”.

Dal collettivo ricordano, inoltre, “che fra maggio e giugno di quest’anno sono già arrivati in Rojava più di 400 kg di medicine, per la gran parte antibiotici. Sono stati utilizzati nelle cliniche di Heyva Sor a Kurd (Mezzaluna Rossa Curda del Rojava) e nelle strutture sanitarie dei campi profughi in cui risiedono i rifugiati fuggiti dalle aree di guerra di Raqqa e Mosul. Questa costituisce oggi la maggiore emergenza sanitaria. Mentre continua lo sviluppo del sistema sanitario, di cui l’ospedale di Tell-Temr finanziato dalla solidarietà italiana costituisce un importante presidio, la nuova sfida è salvaguardare la salute pubblica anche nei campi profughi”.

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