Codice antimafia, Mattarella promulga legge ma scrive a Gentiloni: “Governo monitori”

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Roma - Il presidente Sergio Mattarella ha firmato e promulgato la legge che modifica il codice antimafia. Contemporaneamente ha però scritto al premier Paolo Gentiloni per segnalargli dei "profili critici" del provvedimento nonché per sottolineare la necessità che "il Governo proceda a un attento monitoraggio degli effetti applicativi della disciplina". Nella lettera al premier il presidente premette di aver "promulgato la legge non ritenendo che vi fossero evidenti profili critici di legittimità costituzionale".  La riforma che punta a velocizzare le misure di prevenzione patrimoniale; rende più trasparente la scelta degli amministratori giudiziari; ridisegna l'Agenzia per i beni sequestrati; include corrotti, stalker e terroristi tra i possibili destinatari dei provvedimenti. Punto contestato, quest'ultimo, su cui però è passato anche un ordine del giorno che impegna il governo a rivedere l'equiparazione mafioso-corrotto.

Sono quasi 20 mila i beni confiscati alle mafie, tramite sequestro preventivo, a cui si aggiungono 2.876 aziende. Altri 20 mila i beni confiscati (tra terreni, aziende e immobili) con procedimenti di natura penale. Immenso il valore: quasi 30 miliardi, ma oltre il 90% oggi fallisce. Queste in dettaglio le misure previste dalla nuova norma. Nella lettera al premier Gentiloni il presidente Mattarella, dopo la promulgazione della legge che modifica il codice antimafia, ricorda l'esigenza di conformare l'ordinamento interno agli obblighi comunitari. Per questo Mattarella chiude la lettera con un invito a intervenire sollecitamente per rimediare: "Tanto Le rappresento rimettendo alla responsabilità del Governo l'individuazione, in tempi necessariamente brevi, dei modi e delle forme di un idoneo intervento normativo nel senso indicato".

Bindi: promulgazione è buona notizia

"La promulgazione della legge di riforma del Codice Antimafia è una buona notizia e mette un punto fermo in un dibattito allarmato e disordinato circa i ventilati profili di illegittimità costituzionale che gli venivano attribuiti. E se profili critici vi sono, essi semmai attengono alla mancata estensione della confisca allargata a diversi reati, per esempio la corruzione tra privati, che non sono richiamati dall’art. 12sexies della legge 356/92, mentre la normativa europea ci impone di perseguirli anche con la sanzione patrimoniale. Secondo il Presidente, il legislatore doveva aggiungere e non sottrarre. Condividiamo la necessità che una riforma di sistema così importante debba avere un attento monitoraggio, affinché produca i suoi effetti nella lotta alle mafie e alla corruzione e assicuri l'utilizzo efficace dei beni confiscati". Così la presidente della commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi. 

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