Essere Donna

Scritto da  Pubblicato in Maria Arcieri

© RIPRODUZIONE RISERVATA

maria_arcieri.jpg

"Le donne/vivono come pipistrelli o gufi/lavoran come bestie, muoiono come vermi..." duchessa Margaret di Newcastle.

Per una donna oggi è abbastanza semplice scrivere. Un tempo vi erano condizioni restrittive che la donna ha dovuto subire nei secoli prima di potersi permettere una stanza tutta per se. Nel senso di spazio che simboleggia sia il grembo in cui avviene il concepimento dell'opera d'arte, sia l'emancipazione in termini di denaro, di proprietà, o perlomeno di opportunità. “Una stanza tutta per sé” è il luogo speciale dove uno scrittore può isolarsi dalla quotidianità, dalle voci esterne, dove può dimenticare la realtà più prosaica per entrare in una dimensione adatta alla creazione.

“Una stanza tutta per sé” (intitolato originariamente “Le donne e il romanzo”) è un racconto-saggio che Virginia Woolf scrisse riunendo gli appunti e i pensieri che aveva annotato durante la preparazione di due conferenze, da lei tenute per le studentesse del Newnham e del Girton College di Cambridge. E' il flusso continuo di riflessioni. Chi scrive dev'essere solo se stesso, deve isolare la materia su cui scrive da tutte le possibili corruzioni di carattere sessista, che implicherebbero una visione limitata e piena di risentimento.
 Ci vorrà ancora una consistente tradizione di scrittrici prima che le eredi della stessa Virginia Woolf smettano definitivamente di usare la letteratura come metodo di autoespressione femminista.

Per usare le parole dell'autrice, incomincino sì a scrivere da donna, ma dimenticando di essere donne.
 Nel libro Virginia Woolf si chiede “Qual’è lo stato d'animo più propizio alla creazione?” [...] la mente dell'artista, per poter compiere lo sforzo prodigioso di liberare nella sua totalità l'opera che è in lui, dev'essere incandescente [...]. Non ci dev'essere in essa alcun ostacolo, alcuna materia non consumata”. Quante di noi donne hanno potuto avere una stanza tutta per sé e per scrivere e quante le stesse possibilità che venivano offerte agli uomini di sviluppare il proprio talento?

 Nell'800 c'era un retaggio del senso di pudore che è sempre stato imposto alla donna dalla società, scrittrici che nascondevano la loro identità con pseudonimi maschili:  Currer Bell (Charlotte Bronte), George Elliott e George Sand. “Un'opera d'arte profonda e duratura, dice la Woolf, ha bisogno delle prospettive di entrambe i sessi per essere concepita”. Solo una mente androgina può creare un'opera d'arte incontaminata, senza ragionamenti tipicamente femminili o maschili che la possano inquinare: “La mente androgina è risonante e porosa; trasmette l'emozione senza ostacoli; è creatrice, incandescente e indivisa”.

E l'avere una stanza tutta per sé, con tutte le sue implicazioni di carattere simbolico, ma con l'esortazione di tipo più prosaico “Siate indipendenti, anche economicamente” è la premessa ideale perchè una donna possa scrivere con una mentalità androgina, davvero universale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA