Lamezia e l'architettura del potere

Scritto da  Pubblicato in Giovanni Iuffrida

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Iuffrida_matita.jpgLa pidiessina Chiara Macrì è stata l'unica personalità impegnata in politica a mettere in evidenza la necessità di far ripartire la macchina amministrativa comunale per riconquistare la fiducia di un personale scoraggiato e demotivato. Prima dell'intervento di Chiara Macrì si sono registrati solo attacchi strumentali contro la macchina burocratica comunale da parte di professionisti della mafia e dell'antimafia, di sciasciana memoria. Il silenzio di molti ha avuto una duplice motivazione: non far male a qualche affiliato interno e impedire il funzionamento della macchina amministrativa per calcolo politico. Un’inerzia che si è tradotta in un duplice danno del cittadino (in termini di erogazione dei servizi e in termini erariali: ammonta a parecchi milioni di euro la spesa per molti dipendenti non pienamente utilizzati e per pochi dipendenti strategicamente incentivati).
Se si ripercorre la cronaca degli ultimi anni si può riscontrare, per certi versi paradossalmente, un attacco parallelo da parte di liberi professionisti e da parte di alcuni rappresentanti della politica lametina proprio in concomitanza con iniziative edilizie che riconducono ai soliti professionisti e imprenditori. Una modalità ormai consolidata, strategica per indebolire la macchina amministrativa comunale, attraverso insinuazioni e delegittimazioni tipiche dell'agire mafioso.
In questi ultimi giorni sono stati rimessi in moto gli attacchi contro “il Quarto Piano” del palazzo comunale, corrispondente agli Uffici dell'Edilizia Privata da sempre oggetto di strumentalizzazione delle più spietate campagne elettorali con gravi danni per la collettività inconsapevole.
Di fatto, l'ultimo piano del Palazzo di Città la cui denominazione (“Maddamme”) rinvia a una declinazione dei comportamenti vicina ai desideri di professionisti e di politici che vivono all'ombra della mafia e sono avvezzi non a un servizio ma al servilismo cui sono stati abituati per lungo tempo da dipendenti inclini ad offrire collaborazioni speciali. Un servizio quest'ultimo espletato anche a domicilio, con prestazioni professionali utili, soprattutto per quegli imprenditori pronti a pagare il pizzo alla mafia e, contemporaneamente, solerti anche a offrire la collaborazione all'antiracket, pur di avere percorsi agevolati per le proprie attività, come hanno dimostrano molti progetti, testimonianza di speculazioni peraltro gravemente dannose per la funzionalità della città.
Per ritornare al linguaggio dell’architettura va ricordato – a chi pensa al servizio pubblico come equivalente di servilismo – che il Quarto Piano per molto tempo non è stato un “piano nobile”, secondo cioè la definizione ereditata dalla storia dell’architettura dal medioevo fino al XIX secolo. Il “piano nobile” aveva questa definizione perché poteva contare soprattutto sulle migliori decorazioni interne di tutto l’edificio. L’ultimo piano dell’edificio era invece destinato alla servitù e alle cucine, affinché i fumi della cottura non entrassero negli appartamenti dei padroni. Sembra infatti, come l’architettura medievale ha insegnato, che il Quarto Piano sia lo spazio della servitù. E questo ha fatto nascere molti equivoci, perché, si sa, a Lamezia non c'è chi non conosca la storia dell’architettura e, soprattutto, quanto questa sia in grado di comunicare messaggi sociali a tutti, mafia compresa. Ma non c'è da meravigliarsi: la distinzione tra politici e professionisti perbene è che quest’ultimi vivono contenendo a misura umana la naturale tendenza alla falsità, mentre i primi, come suggerisce il noto comico Crozza, "quando dicono “si”, vogliono intendere 'forse', quando dicono 'forse' vogliono dire 'no'. Non dicono mai 'no' perché altrimenti vuol dire che non sono politici". Che la verità e i silenzi della politica che conta (i voti) non siano nell'umorismo di Crozza?

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