E Roberto il Guiscardo conquistò la Calabria: tappa importante per il paradiso… dantesco

Scritto da  Pubblicato in Francesco Vescio

© RIPRODUZIONE RISERVATA

francesco_vescio.jpgNei primi decenni dell’XI secolo gruppi di Normanni, provenienti dal Ducato della Normandia ( Francia) si erano stanziati nell’Italia meridionale continentale; la maggior parte di loro, inizialmente, era costituita da mercenari o meglio: << di cavalieri in cerca di ventura >> ( Franco Porsia, Calabria Normanna e Sveva, in  ‘Storia della Calabria Medievale – I Quadri generali’, Gangemi Editore, Roma – Reggio Cal. , 2001, p.117). Con il passare degli anni ebbero notevoli successi grazie al loro valore militare fino ad arrivare ad una investitura feudale di un loro capo, che costituì la: <<prima legittimazione giuridica dei Normanni su suolo italiano, la donazione della contea di Aversa nel 1030 da parte di Sergio IV di Napoli a Rainulfo Drengot. Si tratta di una corresponsione in terre, di una concessione all’insediamento, in cambio dell’aiuto militare prestato>> (Franco Porsia, ibidem, p.119). La presenza normanna diventò sempre più decisiva nei conflitti che sorgevano tra i tanti Stati, piccoli e grandi, dell’Italia meridionale del tempo ed essi, forti e temibili guerrieri, ottenevano le relative ed importanti ricompense, come chiarisce, ad esempio, il brano successivo: “I Normanni ottennero nel settembre 1042 il riconoscimento legale della contea di Melfi da parte di Guaimaro di Salerno, il quale dall’inizio dell’anno 1043 prendeva ad intitolarsi nei diplomi Duca di Puglia e di Calabria, titolo che per quanto dal punto di vista oggettivo fosse meramente di pretesa, evidenziava le difficoltà politiche e militari in cui versavano i Bizantini” ( Franco Porsia, ibidem, pp. 120- 121).

Altri normanni ottennero investiture feudali come ricompensa dei loro servigi resi ai vari signori del tempo; ma un po’ diversa fu l’ascesa al ducato, come si espliciterà, in maniera più circostanziata, successivamente, di Roberto il Guiscardo, il quale prima conquistò la Calabria e poi ne ottenne l’investitura da parte del papa. L’approccio del futuro duca con la regione non fu proprio di natura trionfale, anzi, rasentò la miseria, per come viene indicato nel testo che segue: “Mentre i nemici si sfogavano senza unità di consiglio né d’azione, i Normanni si rassodarono , si estesero nelle Calabrie sopra i Greci [ Si trattava dei Bizantini al governo nella regione, N.d.R.] ; e vennero d’oltremonti i figliuoli di Tancredi per la seconda moglie Fredesenda, primo tra essi Roberto Guiscardo (1047), al quale il fratello Drogone non sapendo come provvedere, mandollo con un pugno d’uomini ai confini di Calabria; fe’ racconciare un ridotto di legname in cima a un monte; lo chiamò Rocca di San Martino; disse lì al giovane di pigliare se potesse quanto scopriva con gli occhi; e volte le spalle se ne tornò in Puglia. Cominciò Roberto il conquisto della Calabria da ladrone: rapire bestiame, saccheggiar ville, sequestrare le persone che paghin riscatto, ardere i cólti a chi ricusava la taglia, ammazzare cui difende la roba; tantoché un distretto si sobbarcava alla signoria feudale e i masnadieri passavano a un altro. Nel pessimo tirocinio, Roberto si fe’ gran capitano; si rimpannucciò con un matrimonio ed un tradimento, assoldò gente e se ne attirò molta più con promessa di bottino, con giustizia nel dividerlo, con quel suo sembiante marziale e risoluto, con piglio di buon compagno, e riputazione di smisurato coraggio, costanza, astuzia e profondità di consiglio. Un’oste [ Qui il termine ha significato di << esercito, gruppo in armi>>, N.d.R.] di Calabresi per tal modo seguiva le fortune di Roberto quando papa Leone calò in arme a Civita sul Fortore, e i Normanni ragunarono tutte le loro forze per difendersi. Affamati, ributtata dal papa ogni lor proposizione e preghiera, furono costretti a combattere  (18 giugno 1053 ) , capitanando Unfredo l’esercito e la prima schiera, Riccardo conte d’Aversa la seconda, e Roberto la terza, tutta di Calabresi. Gli Italiani del papa, senza capitano, fuggirono; i Tedeschi si fecero tagliare a pezzi; gli Italiani delle compagnie e que’ di Roberto trionfarono allato ai Normanni” ( Michele Amari, Storia dei Musulmani di Sicilia, Volume Terzo – Parte prima, Le Monnier, Firenze, 2003, pp.32-33).                                                                                                 

Il testo precedente offre uno spaccato essenziale, ma molto nitido, dei primi anni del Guiscardo nella regione;  in questa sede è possibile soltanto dare, di seguito, dei ragguagli essenziali sulla graduale conquista della Calabria, effettuata insieme al fratello Ruggero, e ci si soffermerà soltanto  su alcuni episodi ritenuti particolarmente significativi al fine di fornire un quadro d’insieme della definitiva vittoria normanna contro i Bizantini, che permise al Guiscardo di assumere il titolo di Duca di Calabria. Nella regione i Normanni continuarono le devastazioni e i saccheggi fino al 1056 allorché mutarono politica e comportamenti, come viene evidenziato nel brano successivo: “Il salto di qualità nella sottomissione del paese fu tuttavia attuato a partire dal 1056, quando il Guiscardo assieme al fratello Ruggero passò dalle scorrerie a un vero e proprio piano di conquista. Quest’ultima fu realizzata in maniera relativamente incruenta, dato che la maggior parte dei centri preferirono sottomettersi spontaneamente ai Normanni e soltanto alcuni come Cariati nel 1057, o in seguito Reggio e Squillace, vennero assediati” ( Giorgio Ravegnani, I Bizantini in Italia, Il Mulino, Bologna, 2004, p.198 ). Fra i due fratelli sorsero delle questioni relative alla divisione del bottino e ciò indebolì la pressione sugli abitanti sottomessi, che approfittando di tale situazione tentarono di scuotere il giogo dei recenti conquistatori;  il testo successivo dà conto di tale circostanza e delle sue limitate conseguenze ai fini della conquista completa della regione: “I Calabresi, infatti, si rivoltarono ai nuovi padroni, massacrando la guarnigione di Nicastro, ma la rapida riappacificazione fra i due nel timore di perdere tutto cambiò di nuovo le carte in tavola e la regione venne riportata all’obbedienza” ( Giorgio Ravegnani,ivi ). Dopo tale accordo i due procedettero alla conquista della Calabria che culminò con l’assedio di Reggio e la sua resa (1059 ; successivamente, nello stesso anno,  furono conquistati altri centri minori; il conflitto tra Normanni e Bizantini nella regione terminò così: “Squillace si arrese subito e, sebbene, la conquista normanna fosse ancora precaria, finiva in questo modo la storia della Calabria bizantina [… ]. Nell’agosto del 1059, dalla Calabria, Roberto con un piccolo seguito di cavalieri raggiunse Melfi, dove si stava svolgendo un sinodo, e alla fine dei lavori ottenne ufficialmente da Niccolò II l’investitura a duca di Puglia, Calabria e Sicilia prestando in cambio il giuramento di fedeltà alla chiesa romana, mentre a Riccardo di Aversa venne riconosciuto il dominio su Capua di cui si era impadronito poco tempo prima. Subito dopo il Guiscardo tornò sul teatro di guerra e gli abitanti di Cariati assediata gli si arresero salutandolo per la prima volta come duca di Calabria” (Giorgio Ravegnani, ibidem, p. 199). 

Il Guiscardo a questo punto rivolse le armi contro i Musulmani di Sicilia, ma i Bizantini continuavano a combattere in Puglia non ancora completamente sotto il dominio normanno; il novello duca, allora lasciò la Sicilia, e tornò a combattere in Puglia fino alla resa di Bari (1071); i Bizantini non riconobbero le perdite subite in Italia e la guerra continuò ancora, e il Guiscardo morì a Cefalonia nel 1085, mentre era  a capo di una spedizione contro i Bizantini. La figura del condottiero normanno godé di gran fama nel mondo medievale e visse nell’immaginario collettivo come uno dei più grandi del suo tempo; di ciò ne diede alta testimonianza Dante , che lo pose in Paradiso tra le:<< Anime di combattenti per la fede>>  assieme ad altri grandi nobili e cavalieri medievali:

“Così per Carlo Magno e per Orlando
due ne seguí lo mio attento sguardo,
com’occhio segue suo falcon volando.  
Poscia trasse Guiglielmo, e Rinoardo,   
e’ l duca Gottifredi la mia vista
per quella croce, e Ruberto Guiscardo”.
(Paradiso, XVIII, 42-48).

Da quanto sopra riportato risulta evidente che la figura e l’opera del Guiscardo fu fondamentale per l’unificazione successiva dell’Italia meridionale nella nuova entità statuale normanna, ampliata in seguito dai suoi successori.

© RIPRODUZIONE RISERVATA