Calabria normanna: struttura sociale ed economia

Scritto da  Pubblicato in Francesco Vescio

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francesco_vescio.jpg Gli studiosi hanno distinto la dominazione normanna nell’Italia Meridionale in due periodi fondamentali: quello della conquista e quello del regno; nel presente scritto si cercherà di delineare gli aspetti più rilevanti dei mutamenti sociali ed economici avvenuti in Calabria durante il periodo storico indicato nel loro complesso senza entrare nel merito della periodizzazione inerente le due fasi sopra indicate; va pure accennato al fatto che la regione durante la conquista da parte di Roberto il Guiscardo e del fratello Ruggiero fu governata in modo differenziato dai due, che tra l’altro vennero anche a conflitto tra di loro proprio durante la conquista, ed assunsero successivamente titoli nobiliari diversi: il primo quello di duca ed il secondo quello di conte; fino al periodo regio ci furono, inoltre, delle rivolte feudali in diverse regioni, tra cui la Calabria, con frequenti sostituzioni di signori normanni in lotta tra di loro. Durante la dominazione normanna a livello istituzionale si affermò la signoria, nei termini indicati nel brano successivo: “Anche se le istituzioni feudali e i conseguenti rapporti di vassallaggio si imposero inegualmente e più o meno lentamente nei territori conquistati, i Normanni, indubbiamente, vi introdussero l’istituto della signoria che in quell’epoca costituiva la struttura socio-politica fondamentale dell’Occidente «feudale». Non è però facile darne una definizione precisa in quanto essa era assolutamente centrale nella società ma, come vedremo, le sue forme mutavano in funzione, soprattutto, delle condizioni preesistenti sulle quali essa si innestava. Si deve aggiungere che la signoria spontanea della conquista e la signoria strettamente controllata dell’epoca monarchica, pur presentando molti punti in comune, sono istituti piuttosto diversi. Il signore – che poteva essere una chiesa, per sua natura perpetua, o invece un laico che deteneva diritti ereditari-disponeva insieme dei diritti che provenivano dalla proprietà del suolo (signoria rurale) e determinati diritti pubblici (diritto di esigere tasse, diritto di giudicare, diritto di levare un contingente militare) che costituivano la cosiddetta signoria banale. Il signore godeva, su un territorio limitato – che poteva essere costituito di segmenti non contigui – di un’autorità multiforme; da lui dipendevano agenti più o meno specializzati che lo aiutavano a esercitare il suo potere. Ma non si può evitare di mettere in primo piano l’aspetto militare di tale potere, che era all’origine di tutto il resto e si traduceva nel fatto che il signore era circondato da un gruppo di militari di professione (milites, cavalieri) e risiedeva di solito in una fortezza. Forme e origini delle sue entrate, potere e responsabilità gli attribuivano un tipo di vita assolutamente speciale. Nell’Italia meridionale, come si è detto, il regime signorile sembra essersi sviluppato facilmente sotto l’impulso dei Normanni negli antichi principati lombardi [Tale termine va inteso come: «longobardi», non si riferisce all’attuale regione italiana: la Lombardia, N.d.R.] che già l’avevano sperimentato dopo le concessioni e le usurpazioni della seconda metà del X e gli inizi dell’XI secolo. Al contrario, esso venne introdotto per la prima volta nei territori fino allora dominati dalle autorità bizantine e musulmane. Nei territori bizantini i signori incontrarono particolari difficoltà nell’imporre il loro potere alle città, meno adatte dei villaggi fortificati a ospitare il nuovo tipo di potere e inoltre, come si è visto, già abbastanza inquiete sotto la dominazione imperiale. Ma mentre in Calabria e in Sicilia furono il duca o il conte a distribuire le signorie evitando la moltiplicazione dei grandi domini, nella Puglia bizantina (ancor più che nei principati di Benevento e di Salerno) le signorie risultarono da un impossessamento anarchico del suolo. Questi diversi parametri permettono di spiegare le diversità che si incontrano nell’esaminare la struttura della signoria meridionale” (Jean- Marie Martin, La Vita Quotidiana nell’Italia Meridionale al Tempo dei Normanni, Rizzoli, Milano, 1997, pp.163-164). In sintesi la struttura piramidale della signoria normanna era così articolata nel periodo regio: sovrano, conti, baroni e cavalieri; ma tutti questi rappresentavano un’esigua minoranza della popolazione complessiva, che era formata per lo più da contadini (Ibidem p.217).

Per quanto concerne la Calabria la dominazione normanna apportò dei cambiamenti profondi non solo dal punto di vista delle autorità governative ma  anche da quello degli insediamenti antropici e delle attività economiche, per come viene indicato nel testo che segue: “E che in tema di organizzazione del territorio, l’età del regno abbia segnato, anche nella rete insediativa civile una fase di vivacità produttiva e commerciale, è documentato dal cosiddetto Libro di Ruggero, importante fonte araba dovuta a Idrisi, geografo del re normanno, redatta a Palermo fra 1139 e 1154 […] Vi appare una Calabria fatta di ‘città vetuste e belle’, ‘ piccole e popolose ma ricche di traffici’, con porti attivi sul mare e scali fluviali  nei quali entrano ‘navi di grande e piccola stazza’. E mercati, e campi coltivati, e molini mossi dall’acqua dei fiumi. E ancora ‘fortezze di efficiente costruzione’ (Catanzaro). È un’immagine che, se pure può essere legata in parte ad intenti celebrativi nei riguardi del sovrano, non può avere che un valido ruolo di fonte in questo sguardo generale che si vuole dare al territorio calabro in età normanna. È una Calabria fiorente e attiva, che trova riscontro in quanto già citato dalla Von Falkenhausen, né si distacca da quanto scrive Geo Pistarino, per il commercio marittimo e il Sud d’Italia ‘all’epoca di Ruggero II’ [Figlio di Ruggero I conte di Sicilia, fu incoronato re a Palermo a Natale del 1130; col tale sovrano ebbe inizio il periodo regio della dominazione normanna nel Sud Italia, N.d.R.]” (Emilia Zinzi, Calabria. Insediamenti e Trasformazioni Territoriali dal V al XV Secolo, in ‘Storia della Calabria Medievale- Culture Arti Tecniche’, Gangemi, Roma-Reggio Cal., 1999, p. 44). Per quanto riguarda il rapporto tra feudatari e contadini, differenziati tra servi e liberi, nella nostra regione c’è da dire che per lo più erano di natura conflittuale, da come si deduce dal brano che segue: “Con il sorgere del sistema feudale anche in Calabria si delinearono nuove condizioni politiche ed economiche: da una parte il potere baronale, e dall’altra il popolo coi suoi diritti primigeni; tra i due contendenti ebbe inizio un duello che dopo nove secoli è ancora aperto […] Qui va solo rilevato che durante il periodo normanno e svevo sovrani di grande prestigio e geniali, Come Ruggero e Federico, frenarono il particolarismo dei feudatari e diedero al popolo le fondamentali garanzie della libertà” (Giuseppe Brasacchio, Storia Economica della Calabria-Dal III Secolo dopo Cristo alla Dominazione Angioina-1442, Vol.2, EffeEmme, Chiaravalle Centrale, 1977, p.236). La distribuzione della terra in quel periodo storico lasciava poco spazio alla proprietà contadina: “La proprietà fondiaria era caratterizzata dalla prevalenza della grande proprietà: i feudi laici ed ecclesiastici ed il demanio regio lasciarono ben poco spazio alla piccola proprietà (Ibidem, p. 240). Da quanto sopra esposto si può inferire che il dominio normanno arrecò alla Calabria una situazione di maggiore sicurezza dagli attacchi esterni,  meno conflitti interni, quando regnavano sovrani energici, un’economia generalmente più florida, ma nel complesso le condizioni delle masse popolari furono simili a quelle del periodo bizantino.

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