Calabria bizantina: …e apparvero i Normanni

Scritto da  Pubblicato in Francesco Vescio

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francesco_vescio.jpgL’Italia meridionale all’inizio dell’XI secolo era suddivisa in diverse entità statuali in conflitto tra di loro con molteplici e frequenti  capovolgimenti di alleanze; la Sicilia era sotto il dominio musulmano; dall’isola partivano predatorie incursioni saracene verso la Calabria, la  Basilicata, la Puglia e la Campania; ma anche i Bizantini, che non avevano riconosciuto la perdita dell’isola, organizzavano di tanto in tanto spedizioni militari nel tentativo di riconquistarla. La Campania era suddivisa tra i principati longobardi di Capua, Benevento e Salerno spesso, in guerra tra di loro, ed i ducati, nominalmente bizantini, ma in realtà indipendenti: Napoli, Amalfi, Sorrento e Gaeta, anch’essi in conflitto tra di loro e in lotta contro i vicini stati longobardi della regione. Gli Abbruzzi facevano parte dell’impero germanico, che a sua volta rivendicava gli antichi diritti sui territori dell’Italia meridionale, che erano appartenuti ai Longobardi ( Jean-Marie Martin, La vita quotidiana nell’Italia meridionale al tempo dei Normanni, Bur, Milano,1997, p.8). In relazione a quanto prima esposto sembra opportuno ricordare che Carlo Magno, prima di essere incoronato imperatore dal papa a Roma nell’800, aveva assunto il titolo di <<re dei Franchi e dei Longobardi>> dopo aver sconfitto il re di questi ultimi Desiderio nel 774. La Calabria, la Puglia e la Basilicata erano sotto il dominio del catapano bizantino. In tale situazione i rapporti tra gruppi etnici, entità statuali erano mutevoli ed anche i confini risultavano molto instabili con gravi danni per la sicurezza degli abitanti delle diverse regioni. A complicare ancor di più le cose c’era il frequente ricorso dei vari Stati all’assoldare  truppe mercenarie di etnie diverse; al fine di esplicitare meglio tale situazione politico-militare del tempo si riporta, a mo’ d’esempio, la composizione etnica della spedizione contro i Musulmani di Sicilia del 1038, comandata dal generale bizantino Giorgio Maniace:

“Il corpo di spedizione bizantino comandato dal Maniace era estremamente composito dal punto di vista etnico, segno dell’importanza che Bisanzio annetteva all’impresa. C’erano Pugliesi e Calabresi, Russi e Vareghi [ Si tratta di Vichinghi giunti nell’Impero Bizantino attraverso la Russia, N.d.R.], agli ordini di Harald Hadrat, futuro re di Norvegia.  Anche il principe di Salerno, Guaimaro V, inviò nell’esercito bizantino un gruppo di Normanni al suo servizio […] Guidava la schiera dei Normanni il lombardus  Arduino, già vassallo di Sant’Ambrogio [ Si deve intendere: vassallo dell’arcivescovo di Milano del tempo, N.d.R. ], per quanto i cronisti, interessati ad assegnare meriti militari alla famiglia degli Altavilla, spingano a credere, sottacendo alcuni dettagli e lasciandone altri nel vago, che comandante ne fosse Guglielmo Braccio di Ferro. È significativo accennare alle liti intercorse fra Bizantini ed alleati per la spartizione della preda, all’abbandono del campo militare, alle astuzie poste in atto per partire dalla Sicilia asserite da alcuni relatori, per chiarire la sostanza del mondo mentale di questi prodi cavalieri. […] Goffredo Malaterra riferisce che i Normanni, abbandonata la Sicilia, piuttosto che tornare da Guaimaro del quale conoscevano la dolositatem [Termine latino da intendere: <<fraudolenza>>, <<furberia>>, N.d.R.], si diressero in Puglia, non senza devastare tutto quello che, appartenente ai Bizantini in Calabria, incontravano sul loro cammino (adesso era la Calabria che faceva le prime esperienze dei Normanni), fortificandosi quindi in Melfi. È anche questo un modo molto semplificato di riferire gli avvenimenti: in realtà dal 1038 era andata distendendosi una fase decisiva della storia dell’Italia meridionale. In Puglia si erano intensificati i tumulti, le rivolte locali contro i bizantini, e trovavano compiaciuta e interessata attenzione presso i Longobardi, oltre che presso quanti, come i Normanni, scorgevano nella debolezza altrui l’occasione del proprio vantaggio. […] Semplificando comunque per quanto possibile gli avvenimenti di Puglia, dove comunque la pressione normanna si intensificò progressivamente, e rivolgendo maggiore attenzione alle vicende di Calabria, apprendiamo da Lupo Protospata [Tale scrittore medievale, detto anche Lupo il Protospadario,  fu autore di un’opera dal titolo Annali (Annales in latino), in cui si trattò degli argomenti di cui sopra, N.d.R.]  che nel 1044 i primi tentativi di attestarsi saldamente in questa regione avevano già prodotto dei risultati: Guglielmo Braccio di Ferro e Guaimaro vi avevano compiuto una spedizione e fondato il castello di Stridulam, che […] può essere identificato con quello di Scribla…” (Franco Porsia, Calabria Normanna e Sveva, in ‘Storia della Calabria Medievale – I Quadri Storici, Gangemi Editore, Roma-Reggio Cal., 2001, pp.120-121). Sulla presenza dei primi Normanni nell’Italia meridionale vi sono due differenti tradizioni, che sono brevemente sintetizzate nel brano successivo:

“Secondo uno dei cronisti della conquista , Amato da Montecassino, nel 999 quaranta normanni, che tornavano da un pellegrinaggio al Santo Sepolcro, avrebbero fatto scalo a Salerno e aiutato il principe Guaimar a respingere un attacco musulmano. Secondo Guglielmo di Puglia il primo incontro fra Normanni e indigeni si sarebbe svolto sul Gargano nel 1016, fra un gruppo di pellegrini normanni e Mele di Bari, che dirigeva una rivolta dei Longobardi di Puglia contro le autorità bizantine. Negli anni successivi, d’altra parte, l’esercito bizantino si batté in Puglia contro i Normanni, e molti principi e abati dell’Italia meridionale fecero appello a mercenari normanni” (Jean- Marie Martin, op.cit., pp.8-9).

Le note precedenti chiariscono che all’inizio dell’XI secolo i vari gruppi di Normanni, presenti in diverse regioni dell’Italia meridionale, erano quasi sempre costituiti da soldati mercenari al servizio, si potrebbe dire temporaneo, dei  governanti in lotta tra di loro; in molte occasioni si comportavano da vere e proprie bande armate che tenevano dei comportamenti da predoni più che da militari nei confronti degli abitanti indigeni;  il testo successivo chiarisce tale aspetto riguardo alla presenza normanna agli inizi dell’XI secolo:

“Comunque siano andate le cose, resta significativo il ricorso a mercenari normanni, che già si erano fatti notare dal signore di Salerno per le loro capacità militari. In breve tempo, in seguito, sarebbero divenuti famosi e richiesti per il valore in guerra, ma a questo si accompagnò una sostanziale inaffidabilità, di cui  avrebbero fatto ampiamente le spese l’Italia meridionale nell’ultimo periodo della dominazione bizantina”  (Giorgio Ravegnani, I Bizantini in Italia, IL Mulino, Bologna, 2004, p.182). I Calabresi del tempo, in quanto sottoposti alla dominazione bizantina, come detto sopra, furono coinvolti in pieno nelle scorrerie normanne di quel periodo.

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