Vi prego, non chiamatelo foliage

Scritto da  Pubblicato in Francesco Bevilacqua

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Sì, lo so che gli americani, gli inglesi, i canadesi, vanno matti per i colori autunnali del bosco. E so anche che chiamano tutto questo “foliage”. Che significa semplicemente “fogliame”. Ma perché credere di inventarsi un foliage calabro solo ora, quando da decenni, qualcuno incita a camminare con gratitudine nelle straordinarie foreste calabresi. Come sono “stupidi” i media! Hanno bisogno di una parolina magica - straniera ovviamente - per continuare a far credere che possiamo assomigliare ad altri. Quando, invece, dobbiamo solo essere noi stessi. E quaggiù, a queste latitudini mediterranee, nelle foreste di latifoglie e conifere delle montagne calabre abbiamo uno tra gli autunni più belli della Terra. Perché di autunno si tratta, non di foliage. Laddove l’autunno è una stagione da vivere in montagna, mentre il foliage è una semplice moda consumistica. Vengano, dunque, uomini e donne, nelle montagne di Calabria. Ma per osservare il maestro autunno mentre dipinge i suoi arazzi, le sue tele, i suoi affreschi. Non come dei turisti chiacchieroni e ridanciani. Non come dei collezionisti di esotismo. Non come dei ragazzini scalmanati. Ma come degli adoratori piuttosto. Come persone che non hanno perso la capacità di stupirsi. Come creature che tornino a riconoscere nelle foreste, negli alberi, nelle fronde, nei pini, negli abeti, nei faggi, nei cerri, nei pioppi, negli aceri, nei castagni, negli ontani, i loro fratelli maggiori, le loro origini dimenticate, i colori - e i sentimenti - della natura primigenia.

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