Lontano dal mondo

Scritto da  Pubblicato in Francesco Bevilacqua

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francesco_bevilacqua.jpgHo il cuore colmo di scoraggiamento. Metto distanza tra il mondo dei sei giorni che hanno preceduto la domenica e il settimo. A Dacca, sono stati sgozzati uomini e donne in nome di Dio. Negli U.S.A. altri uomini sono stati uccisi dalla polizia per il colore della loro pelle. Poco dopo, un ex militare, ha fatto strage di poliziotti per vendetta. In Italia un rifugiato di colore è stato ucciso da un fascista ultras del calcio, solo perché voleva difendere la propria moglie da insulti razzisti. E poi non si è parlato d'altro che di Brexit, catastrofe finanziaria, default delle banche italiane (leggi: risparmiatori), europei di calcio, emergenza profughi. Mentre una pubblicità martellante avvertiva: "Chi ama lo sport, ci scommette".

Nella mia vita, intanto, non è cambiato granché. Stesse ansie, stesso stress, stesse preoccupazioni, stessa rassegnazione per ciò che sta accadendo all'umanità. Ecco perché il settimo giorno cerco di evadere nell’altro mondo, quello delle montagne. E nelle montagne cerco luoghi solitari, silenziosi, dimenticati. Valle del Bufalo, in Sila. Il Lago Arvo esala umidità nella foschia del primo mattino. Mandrie scampanellanti ruminano l'erba ancora madida di rugiada. Torre Fego Soprano confonde i colori delle sue vecchie pietre con la terra ed il bosco. Il fiume ruzzola gioioso nel suo alveo di pietre. Entra in una piccola gola. Salti, strettoie, cumuli di sassi, rapide, cascate, pozze. Intorno, la foresta di pini e faggi si estende a perdita d'occhio. Radure di Cannarozzo. Vacche, campanacci, muggiti. Lungo traverso sul sentiero dei carbonai, sino a Serra di Coppo. Ridiscesa, con splendide vedute della vallata dell'Arvo. Nel cielo rantolano nuvole scure, minacciose. Qui non viene nessuno. Qui le notizie dell'altro mondo non hanno significato. Qui il tempo non è scandito dagli orari dei TG ma dal susseguirsi del ciclo del sole nel cielo. Eppure anche questo è il mondo. Che ti accoglie come un migrante, un rifugiato, che ti restituisce libertà, che ti infonde serenità, che rimette in funzione le tue facoltà vitali. Che ti fa sentire umano dove l'umanità non c'è più.

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