Il mio reliquario di montagna. I bambini. La politica.

Scritto da  Pubblicato in Francesco Bevilacqua

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francesco_bevilacqua_.jpgQualche giorno fa ho compiuto un gesto politico faticoso ma emozionante. No, non ho votato per qualcuno. E nemmeno mi sono candidato a qualcosa. E neppure ho accettato qualche incarico pubblico. E neanche ho contribuito alla decisione di qualche amministratore. Non ho fatto, insomma, quel che non ho mai voluto fare (e per la qual cosa talvolta qualcuno mi rimprovera, come se fossi colpevole di una forma di disinteresse egoistico per la cosa pubblica). Semplicemente, sono andato nella III A della scuola primaria dell’Istituto comprensivo Perri-Pitagora di Lamezia Terme – la classe di mia figlia - ed ho chiacchierato per due ore con i bambini. Per inciso, tra il 1980 ed il 2000, negli anni in cui facevo volontariato ambientalista nella veste di presidente regionale del WWF, facevo regolarmente iniziative nelle scuole. E anche dopo, dacché ho voluto restare soldato semplice anche nelle associazioni, non mi sono tirato indietro. Abbiamo parlato di differenza tra città e montagna: i bambini mi hanno spiegato che la città è artificiale e la montagna è naturale (mi aspettavo che dicessero, ad esempio, che una era bassa e l'altra alta).

Abbiamo parlato di passato e futuro: mi hanno spiegato che dal passato si impara per creare il futuro (pensavo dicessero che il passato era brutto e il futuro bello). Abbiamo parlato di aria che respiriamo: mi hanno spiegato che viene purificata dagli alberi, non dai condizionatori. Abbiamo parlato di calore: mi hanno spiegato che viene dalle risorse naturali che producono energia, non dai termosifoni. Abbiamo parlato di cibi che mangiamo: mi hanno spiegato che vengono dalla terra, non dai supermercati. Abbiamo parlato di gesti quotidiani di ciascuno i noi, bimbi e adulti. Di quanto un solo bene di consumo acquistato per puro capriccio o perché indotti dalla pubblicità possa contribuire alla distruzione della terra per via del consumo di risorse naturali occorrente per produrlo. Gli insegnanti avevano lavorato con amore e passione! Poi ho mostrato loro quel che conoscono poco: alberi, boschi, panorami, fiumi, cascate.

Ed ho dimostrato loro come si possono vedere queste cose vicino a casa nostra, in Calabria. Senza necessità di guardare i documentari di Linea Verde in TV o fare migliaia di chilometri per andare il Trentino o in Umbria o in Toscana. Un bimbo (otto anni di età) ha perfino usato la parola "paesaggio" per descrivere quel che vedeva! Poi ho mostrato loro quel che fanno gli uomini alla natura: rifiuti, incendi, tagli boschivi, cave, opere pubbliche deturpanti ed inutili, consumo di suolo. Poi ho mostrato decine di animali e piante selvatici. Alla fine, come un prestigiatore, ho tirato fuori da un sacco, corna di cervo e di capriolo, cucchiai intagliati dai pastori, scarabei, aculei di istrice, strumenti musicali tradizionali, penne di falchi, un nido di uccello, ferri di cavallo e di asino, un cranio di cinghiale, tante altre piccole cose del mio reliquario di montagna. Tutti hanno voluto toccare quelle reliquie con le loro piccole, morbide e dolci manine.

Quelle stesse manine che noi genitori stringiamo ogni giorno tentando di fissare nella nostra mente quegli attimi che tra qualche anno non ci saranno più. E sorridevano eccitati, felici, radiosi. Ecco, oggi è stato un giorno memorabile. In cui ho dato ma, ancor di più, ricevuto. In cui mi sono sentito utile almeno quanto un sindaco, un assessore, un amministratore pubblico. Io penso che anche questa è politica. Ed è questa l'unica e sola politica che ho sempre fatto e sempre farò nella mia vita.

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