La ‘ndrangheta, le scritte e il lavoro

Scritto da  Pubblicato in Filippo Veltri

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La mafia è come un’industria della protezione (dixit il magistrato Cisterna). Perché in Calabria c’è bisogno di protezione, una protezione che una volta può venire dall’Inps, un’altra dall’Inail, un’altra ancora dalla Regione o dalla politica e qualche volta dalla ‘ndrangheta. Dopo qualche settimana, a mente fredda e serena, conviene a tornare sulle scritte di Locri apparse il giorno prima della grande manifestazione dei 25 mila del 21 di marzo. Opinioni diverse, come era logico, valutazioni anche divaricate. Il punto è capire – al di là se dietro quelle scritte si nascondano o meno messaggi ben mirati di famiglie di ‘ndrangheta di Locri – che la società meridionale è fortemente sottosviluppata. E in un contesto del genere la ‘ndrangheta si inserisce come strumento di potere, manovra, orienta anche. Ma non siamo affatto, per fortuna nostra, all’anno zero.

Attenzione: questo è più o meno lo stesso meccanismo che ha consentito alle mafie di espandersi al Nord, dove la domanda di protezione investe altre esigenze, smaltire i rifiuti industriali da riciclare, gestire il mercato delle scommesse, offrire credito alle imprese o lavoro nero e così via. Sono tutti mercati in cui è richiesta una prestazione illecita e la protezione mafiosa. C’è, dunque, una diffusa domanda di illegalità in tutta l’Italia ed è lì che intervengono le mafie. La Calabria non fa eccezione ma la radice è più lunga che altrove e crea, ha creato, una sottocultura che permane e vive. La risposta repressiva è, dunque, la precondizione indispensabile. Sgomberiamo quindi il campo da un primo equivoco, che pure continua a circolare in queste ore: senza gli sbirri (tanto per usare quella parola) non si va da nessuna parte. Per liberare il Sud dalle mafie gli ultimi anni ci dicono anzi che l’azione deve essere accentuata, mirata, affinata, colpendo al cuore economico le cosche (ogni arresto deve avere una confisca di beni, dixit il magistrato Gratteri). Ma bisogna essere consapevoli che da sola questa ineludibile azione repressiva non produrrà mai un immediato miglioramento delle condizioni economico e sociali del Mezzogiorno. Chi dice il contrario mente. Non so se lo sa ma occorre dire che come non c’è causa ed effetto tra disoccupazione-sottosviluppo per la crescita delle mafie, non c’è causa ed effetto tra scompaginamento repressivo delle mafie e rinascita economica e civile dei territori. Almeno non nell’immediato.

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