La favola del Ponte e delle Olimpiadi

Scritto da  Pubblicato in Filippo Veltri

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filippo_veltri.jpg     Viviamo tempi in cui la politica è debole, assai debole. I partiti sono scomparsi, o sono un esile carta velina rispetto a un tempo che fu, quando diedero vita alla forma dello Stato e alla democrazia italiana, per poi sfaldarsi sotto i colpi della questione morale. Viviamo - se volete - tempi anche un po’ grigi, stretti tra la crisi economica, la disoccupazione dilagante, il riemergere di un populismo che sconfina nel qualunquismo e, dunque, un po’ di movimentismo non guasta. Anzi. La politica - si aggiunge - ha bisogno di sogni, di sguardi buttati oltre l’ostacolo, al di là delle contingenze meschine del quotidiano, di grandi progetti e di grandi opere. Matteo Renzi e Mario Occhiuto in questo sono due maestri. Forse non si conoscono nemmeno. Hanno storie diverse, politiche e professionali, ma sono due maestri dell’immaginario collettivo e di come aggirare tutti gli ostacoli. 

  La Raggi e Roma rifiutano l’Olimpiade? Niente paura, c’è qui Mario da Cosenza a tirare tutto il sud, da Napoli a Palermo passando per Bari, per il sogno olimpico. Non ci sono strade e treni in Calabria e Sicilia? Niente paura, c’è qui Matteo da Firenze che rilancia (e poi ritira) il sogno del Ponte tra Scilla e Cariddi, nuovo e mai tramontato mito di un’avveniristica stagione del rilancio meridionale. Era pressoché inevitabile che i due sogni si incrociassero e Mario da Cosenza ci ha messo un bel carico da 11, tirando la volata sia al Ponte che alle Olimpiadi al Sud. Tutto bene ma un dubbio assale: finché reggerà questa politica dei sogni e del domani meraviglioso contro questo grigio opprimente quotidiano? Finché reggeranno i cittadini normali alle prese magari con il figlio disoccupato da un decennio o un malato che non si sa dove ricoverare a questo mediatico bombardamento luccicante di sogni e di promesse?

  Torniamo con i piedi per terra, per favore e per un attimo. Sul ponte almeno facciamo nostra l’idea del presidente Oliverio (in sintesi estrema: prima il pane e poi le rose). Se la politica diventa, anzi ridiventa, questa può darsi che i cittadini non la detestino più, al di là ed oltre i vari esiti elettorali, su cui nessuno in piena salute mentale può dormire sonni tranquilli, che oggi sono positivi ma domani chissà! Se restiamo solo ai sogni il rischio è che all’alba quei sogni possano infatti svanire e tutto ritorni nero e grigio. Pesante più di prima. Per tutti.

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