L’Udc calabrese, tra espulsioni e malumori

Scritto da  Pubblicato in Filippo Veltri

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filippo_veltri.jpgUna volta c’era il tempo della forza dell’Udc calabrese, tanti deputati e senatori, parlamentare europeo, e poi assessori regionali, presidente del Consiglio Regionale, sindaci e via di questo passo. Un faro nella politica nazionale con l’accordo forte con il Pdl di Scopelliti, con un piede sempre nelle stanze nazionali di Casini e Cesa che intanto litigavano con il Pdl di Berlusconi. Operazioni di equilibrismo che hanno retto finchè non è arrivato il momento della lista centrista, dell’operazione Monti e della grande debacle alle elezioni politiche invernali. Da lì in poi è cambiato tutto anche in Calabria, e non solo per le mancate elezioni o ricandidature dei vari Occhiuto e Tassone. Le fibrillazioni sono aumentate finchè non è giunto il momento della spallata da dare all’opposizione interna di Mario Tassone: fuori dal partito, espulsione. Decisiva, per porre fine a un matrimonio tutto di marca centrista, era stata la riunione romana di una settimana fa con cui Tassone ha rimesso in piedi il Cdu con l'apporto di Enzo Carra e Clemente Mastella.

Ma è evidente che i problemi sono anche d’altra natura e rimettono in discussione l’asse di comando che ha fin qui retto l’Udc calabrese, tra Talarico e Trematerra. Reggerà quest’asse l’urto delle fronde interne? Già al comitato regionale di qualche giorno fa s’era sentito qualche scricchiolio ed era stata bocciata la proposta del dirigente reggino Mario Mazza, che chiedeva di porre fine all'esperienza Trematerra affidando (in attesa del nuovo congresso) a un commissario la guida dell'Udc. Lì, i big del partito (cioè Trematerra senior e junior, Talarico, Bruni e Gallo) hanno stretto i bulloni dell’alleanza interna ma hanno anche chiesto di accelerare nell'azione di governo regionale, soprattutto per quanto riguarda alcuni settori come Ambiente e Fondi comunitari. L’impressione è che molto si giocherà non solo in chiave interna ma anche nel rapporto di governo con l’alleato Scopelliti e con quel che accadrà dentro il Pdl romano. Ma tutto sarà orientato, alla fine, dal grado di tenuta che Talarico-Trematerra sapranno mostrare fuori e dentro il loro partito. L’impressione netta è che il monolite di un partito tutto compatto attorno al duo (anzi terzetto) cominci a perdere qualche colpo.

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