Calabria e informazione, tra prime pagine e minacce

Scritto da  Pubblicato in Filippo Veltri

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I grandi giornali nazionali non è che pubblicano (né potrebbero, né dovrebbero farlo) quotidiane né settimanali né mensili e neppure annuali notizie su questa o quella problematica calabrese, come non si occupano di questo o di quel fatto della provincia di Ancona o di Frosinone. Le notizie arrivano, sul Corriere della sera o sulla Repubblica, solo quando considerate particolarmente gravi o significative o assurde o grottesche o emozionanti: insomma, solo quando sono particolarmente. O, quando rientrano, nelle categorie mentali in cui le varie città sono catalogate: e così, per esempio Reggio e provincia, hanno buone possibilità di conquistare il loro spazietto, magari anche in prima pagina, se si ipotizza un fatto di ‘ndrangheta (quanto ai Bronzi, quelli sono d’interesse nazionale, anzi potenzialmente, mondiale): così scrive Maria Franco, una rara intellettuale calabrese (reggina d’origine) che lavora da anni a Napoli. Riflessione acuta fatta da chi non lavora nei giornali, o nei mezzi di comunicazione in generale, ma ne ha capito fino in fondo il meccanismo. Il davvero grave – aggiunge - è che le notizie locali importanti, quelle su cui l’informazione locale dovrebbe ben accendere i fari, spesso, su stampa e tv locali, spesso, semplicemente, non ci stanno.

(Come  anche fatti di interesse generale stentano a farsi strada su quelli nazionali). “Ma non è proprio l’informazione locale che dovrebbe trovare la forza, il coraggio, la competenza, l’autonomia intellettuale e i soldi, (perché anche i giornalisti devono campare) per sviscerare adeguatamente il locale? E, nei casi locali d’interesse nazionale, avere sufficiente forza per imporli all’attenzione generale (mentre capita talvolta il contrario, con il locale che segue l’una tantum di attenzione del nazionale)?’’: così si chiede la Franco e la sua riflessione è quanto mai di attualità di questi tempi in Calabria dove l’informazione locale è presa di mira a vari livelli dai così detti potenti di turno, a Cosenza come a Reggio, a Catanzaro come a Paola, con minacce e ritorsioni.

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