A Curinga una mostra fotografica che racconta la storia del territorio

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Curinga - Hanno i piedi nudi e fili d’oro intrecciati nei bustini, le accigliate bambine della gigantografia appesa alla parete della sala consiliare di Curinga. È una delle immagini più forti della mostra “Curinga Una Volta, memoria e territorio”, inaugurata sabato scorso presso il municipio del Comune catanzarese.

La mostra, curata da Antonio Panzarella, Docente dell’Accademia delle Belle Arti di Roma e organizzata in collaborazione con il Comune di Curinga e la fondazione Archivio Storico Fotografico della Calabria, rappresenta il primo incontro del ciclo di manifestazioni di carattere scientifico-culturale che Panzarella ha dedicato al tema “La Malaria in Calabria”  e racconta gli anni del primo novecento in cui a Curinga era stato istituito l’ambulatorio gratuito per la cura della malaria, grazie al cosiddetto “chinino di Stato”. Un momento importante per il sud e la Calabria, soprattutto per la zona della piana di Sant’Eufemia, che a causa della mancata bonifica, della povertà di mezzi e delle scarse condizioni igieniche, era un territorio prostrato dalla piaga della malaria.

L’inaugurazione della mostra è stata introdotta dai saluti del sindaco di Curinga Domenico Pallaria, del Presidente dell’ordine dei Giornalisti della Calabria Giuseppe Soluri, del Direttore della sede Rai della Calabria Demetrio Crucitti e del docente di Chimica Farmaceutica dell’Università di Catanzaro Stefano Alcaro, tutti partner dell’evento.

Successivamente si sono alternati gli interventi di presentazione dell’iniziativa. L’antropologo Cesare Pitto ha raccontato la storia delle “febbri di malcostume”, come veniva chiamata la malaria in Italia a causa del suo proliferare in ambienti malsani e poco igienici, e ha sottolineato la necessità di non abbassare la guardia verso questa malattia, tutt’altro che debellata nel mondo. Luigi Lombardi Satriani, professore di discipline Dea nelle Università italiane, ha poi offerto uno spaccato antropologico del legame tra le immagini storiche, lo sguardo del fotografo e il senso di memoria e di comunità che ci restituiscono. Infine, Patrizia Maiello, assessore alla cultura del Comune di Curinga, ha attualizzato i motivi dell’iniziativa, richiamando l’attenzione sul “fattore povertà” nelle cause dell’insistenza della malattia sul nostro territorio e come questo debba far riflettere e attivare nei confronti delle nuove migrazioni dovute alla povertà. Ne è un esempio tangibile lo SPRAR di Curinga dove sono ospitate alcune famiglie di immigrati. “La storia si ripete – ha concluso l’assessore -  e con questa mostra abbiamo voluto aggiungere un tassello alla conoscenza di quella che è la nostra storia. La memoria e la conoscenza devono diventare il veicolo per rafforzare l’identità e il senso di comunità dei cittadini di Curinga.”

Subito dopo la presentazione della mostra è andato in scena “La malaria dentro”, lo spettacolo teatrale diretto da Antonio Panzarella e interpretato da Anna Macrì e Salvatore Puntillo con le musiche dal vivo di Oscar Bonnelli, che ha fatto rivivere la storia e i personaggi dell’epoca attraverso il dialogo accorato tra una madre e un medico. La mostra resterà visitabile nei prossimi mesi presso i locali del Municipio di Curinga in via Madre V. Frijia n.2 nei giorni da lunedì a venerdì dalle ore 9.30 alle ore 12,30 / martedì e giovedì dalle 15.30 alle 17,30.

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