Giovanni Palladino, la pace ragionata di don Luigi Sturzo

Giovanni-Palladino.jpgLamezia Terme - Il problema della guerra e della sua eliminabilità fu trattato da don Sturzo nel libro “La comunità internazionale e il diritto di guerra” scritto a Londra nel 1926 durante il suo lungo esilio. Egli riteneva possibile che un giorno il mondo sarebbe giunto alla conquista definitiva della pace. L'uomo è un essere razionale - scriveva il grande sacerdote e statista di Caltagirone - e prima o poi capirà la profonda irrazionalità del “viver come bruti” tra guerre continue, mentre Dio ci ha creato “per seguir virtute e conoscenza”, come ci ricorda Dante.

“Mai le sole forze economiche o i soli propositi politici - Sturzo affermava nel suo libro - hanno potuto influire sulla psicologia dei popoli senza il pungolo, la spinta e l'aiuto delle forze morali. Queste trasformano le stesse attività economiche e politiche, elevandole a un ordine superiore e dando a esse l'impronta della propria grandezza”. Nel pensiero sturziano, in quanto pensiero profondamente cristiano, i valori morali sono quindi la solida pietra d'angolo dell'agire razionale dell'uomo. Realtà storiche grandiose, realizzate con la violazione dei valori morali, sono poi miseramente crollate travolgendo imperi e uomini potenti, che sembravano indistruttibili. La Storia è un libro aperto su questa verità. La fine della sovranità assoluta dei sovrani e l'inizio della sovranità democratica dei popoli, secondo Sturzo, avrebbe favorito gradualmente nel tempo relazioni più pacifiche fra i diversi stati e continenti, come naturale conseguenza dell'integrazione politica ed economica degli stessi. Come è impensabile che in futuro negli Stati Uniti d'America (ad esempio fra il Texas e la Florida) o nell'Unione Europea (ad esempio fra la Germania e la Francia) possa scoppiare una guerra, perché quella integrazione è già avvenuta, così domani avverrà anche per il resto del mondo. Utopia? No, rispondeva Sturzo, perché nel 1860 anche la fine della schiavitù nel Sud degli Stati Uniti poteva sembrare una utopia. E avendo profetizzato negli anni '40 la fine del comunismo, il sacerdote di Caltagirone - se oggi fosse vivo - direbbe che sino al 1989 molti consideravano utopistico il crollo del muro di Berlino. Competenza e moralità dei governanti e delle classi dirigenti sono i due pilastri sui quali si regge lo sviluppo civile della società. Quando tutti i governi del mondo (sono circa 200) avranno raggiunto questo obiettivo, avremo finalmente quel “one world” auspicato da Sturzo nel suo libro più importante: “La vera vita, sociologia del soprannaturale”. Non è infatti pensabile che negli Stati Uniti del Mondo possa più scoppiare un conflitto cruento là dove è ben consolidata una convinta solidarietà morale, politica ed economica fra tutti i popoli. E' la profezia cristiana dell' “unum sint” nella quale Sturzo credeva fermamente.

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