Lamezia, presentato “Cambia Calabria che l’erba cresce” di Filippo Veltri

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Lamezia Terme - Uno sguardo lucido, non adulterato da luoghi comuni e pregiudizi, quello gettato da Filippo Veltri nel suo nuovo lavoro “Cambia Calabria che l’erba cresce”, edito da Rubbettino, presentato alla libreria Tavella in collaborazione con il centro Riforme Democrazia e Diritti  in un incontro moderato da Costantino Fittante. A presentare il saggio due note personalità che condividono con il giornalista lametino esperienze, ricordi, avventure comuni: Gianfranco Manfredi, già collega di Veltri negli anni ’70 presso il quindicinale “Questa Calabria” e poi a “L’Unità”, e Gianni Speranza, negli stessi anni già impegnato in politica e coinvolto nelle loro battaglie culturali. Il quadro che emerge è quello di un’opera, secondo le parole di Speranza, “capace di sfatare il mito di una Calabria immobile, in cui nulla è mai cambiato, o può cambiare”.

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Un’opera non per questo ottimista, ma piuttosto tesa ad imprimere nella mente dei lettori un out out, a lanciare una sfida senza intraprendere la quale sarà poi inutile sporgere le solite “lamentazioni”, secondo quel noto modus agendi purtroppo tipico di questo territorio. Un’opera dunque che allarga le responsabilità a tutti i cittadini, non solo ai politici e alle istituzioni, mostrando chiaramente quella che è la Calabria già cambiata, dal secondo dopoguerra ad oggi - per ragioni storiche e di positivo sviluppo -  e quindi la Calabria da cambiare, includendo fra gli elementi modificabili non solo le problematiche sociali, culturali ed economiche, ma anche la mancanza di ribellione rispetto ad un’immagine bistrattata, ad una “rappresentazione folkloristica della situazione”, per usare le parole dell’autore, riportata da una stampa che crea stereotipi. Una stampa che agisce “enfatizzando ed omettendo”, sia in regione che fuori, creando eroi laddove c’è bisogno di altro.

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La risposta ai problemi, che sono in maniera amplificata quelli presenti in tutta la penisola, sarebbe secondo Veltri prima di tutto “cambiare approccio” ai problemi stessi. “Basta con il rimbalzo delle responsabilità – dichiara infatti - è vero che ci sono le risorse ma questo non basta, se non c’è nessuno a metterle in rete.” E qui diventa chiaro che, come sottolinea Manfredi, “l’erba che cresce nel titolo del saggio rappresenta una metafora della collettività”, una collettività sempre nuova, in un mondo che cambia sempre più in fretta e che offre a chi sa coglierli gli strumenti giusti per seguirlo. Strumenti che a volte, proprio come l’erba che cresce, non sono eclatanti e non fanno rumore. Illuminante a questo proposito l’esempio, proposto nel libro, delle suore che fanno il doposcuola ai ragazzi fra Bovalino e San Luca, senza contributi regionali, attuando una reale azione di antimafia sociale, anche senza che nessuno lo dica.

Giulia De Sensi

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