Lamezia, presentato "A mani nude" di Vincenzo Ceruso: Don Puglisi faceva paura alla mafia perché portava proposta di vita diversa

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Lamezia Terme -  La sede Cdu di Lamezia Terme ha ospitato Vincenzo Ceruso con il suo libro “A mani nude, Don Pino Puglisi”, dedicato al prete che fu ucciso dalla mafia, nell’incontro intitolato “Un vangelo per la città. Con Padre Pino Puglisi”. Un’occasione per parlare “del cancro quale è la mafia” come è stata definita, e per riflettere sulla figura di don Pino Puglisi che con la parola ha avuto la capacità di portare una prospettiva nuova da quella che donava la mafia ed è per questo diventato un personaggio scomodo nel quartiere Brancaccio dove fu poi tragicamente assassinato nel settembre del ’93.

Giancarlo Nicotera, consigliere comunale, è il primo a prendere la parola e a sottolineare come “Don Puglisi faceva paura alla mafia, perché portava una proposta di vita diversa e una scommessa culturale. L’esempio di Don Puglisi è da portare ovunque e, ognuno di noi ne ha la piena responsabilità, la responsabilità di lottare senza se e senza ma contro la mafia che è un cancro che mira al nostro futuro”. Massimo Sdanganelli ha definito l’incontro come un’occasione per sensibilizzare, “la nostra è una realtà difficile nonostante i tanti sforzi di magistratura, forze dell’ordine e del nostro Vescovo che cerca di creare conoscenza. Le nuove generazioni hanno bisogno di una più forte sensibilizzazione verso il fenomeno” e parlando di Padre Puglisi, “era un personaggio che con il suo agire e il suo mistero sacerdotale ha dimostrato che si possono sconfiggere alcuni mali. Molti sacerdoti e anche la stampa qui a Lamezia sono minacciati ma nessuno di noi deve fermarsi”. Il consigliere comunale Enrico Costantino prendendo la parola si sofferma sulla necessità “di fare di più” perché la mafia attanaglia la società e “ognuno di noi è chiamato a fare il proprio dovere. Don Pino Puglisi ha cercato di arginare il fenomeno ‘a mani nude’, e il suo assassinio al Brancaccio è avvenuto perché riusciva ad instaurare nei giovani la forza del dubbio che forse esisteva una realtà diversa da quella che gli veniva imposta dalla mafia e a scavare un solco tra cosa nostra e il popolo siciliano”.

Il professor Giancarlo Muraca ha portato la sua testimonianza di ciò che avviene giornalmente nelle scuole e nelle aule e a malincuore ha affermato “nelle scuole che un atteggiamento mafioso spaventoso da parte dei ragazzi, quando sento qualcuno di loro dire ‘me la vedo io’ cerco di fargli capire che non è la cosa giusta, solo con gli esempi si può far cambiare idea ai ragazzi, la scuola è un punto di partenza e forse servirebbero più professori provenienti dagli oratori con cultura umana”.

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Giuseppe Muraca ha posto alcuni quesiti sui “mafiosi antimafiosi”, coloro che “creano instabilità nella società: ci possiamo fidare di tutti coloro che si professano antimafiosi? Quante persone si professano antimafiosi e in realtà poi fanno il doppio gioco?”. Nel suo intervento Simone Cicco ha svolto un lungo excursus sulla figura di Don Pino Puglisi, sulla sua vita, il suo operato fino al suo tragico assassinio.

L’assessore alla cultura Graziella Astorino partendo dalla figura di Don Pino Puglisi fa una riflessione sulla bellezza che i mafiosi vogliono ostruire “Don Pino Puglisi era sacerdote e amico di coloro che volevano uscire da quale buio in cui erano confinati, e lui aveva portato la bellezza della luce, ma i mafiosi vogliono le tenebre e il buio e di questo in giro ce n’è tantissimo perché la mafia ci vuole così, ma per fortuna ci sono persone positive che lottano. Attraverso la cultura e lo sport si può uscire dal torpore, perché la mafia si insinua nelle piccole cose”.

Il sindaco Paolo Mascaro sottolinea come Lamezia Terme sia una città di grande generosità e accoglienza ma che non riesce a debellare un cancro come la mafia anche se “negli ultimi sei anni questa terra ha acquisito una forza di sradicamento del male ancora più forte perché tutti stiamo lottando. Guardando a Puglisi ci rendiamo conto che è stata assassinata la parola, questo vuol significare che ognuno di noi può essere il protagonista per combattere la mafia, con la buona parola e il buon atteggiamento. La nostra è una terra che deve sfruttare l’occasione di insegnare agli altri che la mafia è da scartare da evitare soprattutto in un momento storico come questo in cui la mafia esce dal suo recinto, esce dalla cerchia della notorietà delle grandi famiglie mafiose e arriva nelle famiglie normali, sono loro che arrivano da noi e questo è il segnale che dobbiamo combattere”.

Scrittore e testimone della figura di Padre Puglisi, ha raccontato il suo primo incontro con lui avvenuto al ginnasio e i tanti momenti passati in sua compagnia, soprattutto uno in cui per la prima volta Ceruso si indignò nei confronti della mafia: “Eravamo nella comunità di Sant’Egidio, c’era una grandissima folla che predicava e ognuno diceva la sua, tante belle parole, che sarebbe cambiato tutto che da quel momento tutto sarebbe stato più bello, ad un certo punto Padre Puglisi prese la parola con tutta la calma del mondo e disse: ‘Si è tutto giusto, tutto bello quello che dite, ma qui per affittare una casa bisogna rivolgersi alla mafia’ quella sua frase mi colpì e fu la prima volta che mi indignai, fu un riferimento concreto alla situazione che si viveva, mi fece indignare che qualcuno dovesse decidere per la mia vita”. I libri di Vincenzo Ceruso verranno donati alle biblioteche scolastiche della città di Lamezia Terme in modo che potranno rimane come segno di testimonianza della vita di Padre Puglisi.

A.B.

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